Maregrosso è una presenza assente nel cuore della nuova città, è eterno estremo limite, è confine che dividendo unisce mare e terra, passato e contemporaneità, sviluppo e abbandono, degrado e recupero ... è da sempre eternamente marginalia. È una stretta striscia di detriti e macerie che dalla linea ferrata si interrompe di fronte alla imponenza del mare, una lingua che dal bastione Don Blasco si allarga per quindi scomparire immediatamente dopo la foce del torrente Zaera; è periferia perché non è mai appartenuta alla città storica; è periferia perché tranciata dai binari della ferrovia che non la ha mai connessa alla città ricostruita, è periferia perché è terra che non esisteva, rubata alle acque dello Stretto dal deposito delle macerie della Messina distrutta dal terremoto del 1908; è periferia perché tenuta al margine dalle amministrazioni, vista dai piani urbanistici come discarica ed area industriale. Eppure come “incomprensibile sarebbe Messina senza il suo Peloro, incomprensibile il Capo senza la sua falce", impossibile la città priva di Maregrosso perché "prima che la costa, più a mezzogiorno, diluisca il proprio imperio sulle acque del mare aperto, è la falce a stabilire il punto in cui la terra muta il rapporto naturale, il respiro forte della terra sul mare. Al di qua lo stretto, il fretum, al di là Maregrosso.

(2003). Maregrosso . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/116680

Maregrosso

Cardaci, Alessio
2003-01-01

Abstract

Maregrosso è una presenza assente nel cuore della nuova città, è eterno estremo limite, è confine che dividendo unisce mare e terra, passato e contemporaneità, sviluppo e abbandono, degrado e recupero ... è da sempre eternamente marginalia. È una stretta striscia di detriti e macerie che dalla linea ferrata si interrompe di fronte alla imponenza del mare, una lingua che dal bastione Don Blasco si allarga per quindi scomparire immediatamente dopo la foce del torrente Zaera; è periferia perché non è mai appartenuta alla città storica; è periferia perché tranciata dai binari della ferrovia che non la ha mai connessa alla città ricostruita, è periferia perché è terra che non esisteva, rubata alle acque dello Stretto dal deposito delle macerie della Messina distrutta dal terremoto del 1908; è periferia perché tenuta al margine dalle amministrazioni, vista dai piani urbanistici come discarica ed area industriale. Eppure come “incomprensibile sarebbe Messina senza il suo Peloro, incomprensibile il Capo senza la sua falce", impossibile la città priva di Maregrosso perché "prima che la costa, più a mezzogiorno, diluisca il proprio imperio sulle acque del mare aperto, è la falce a stabilire il punto in cui la terra muta il rapporto naturale, il respiro forte della terra sul mare. Al di qua lo stretto, il fretum, al di là Maregrosso.
2003
Cardaci, Alessio
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