Lo stupido è colui che fa della clausura della conoscenza la condizione normativa della propria vita, colui che ha eliminato dall’orizzonte del proprio sguardo il piacere dell’attesa, la creatività dell’istante ignoto, l’incertezza dell’esplorazione. Lo stupido è chi non esce dalla culla, chi non scioglie le cime del familismo, chi non osa considerare l’evento fulmineo che scompagina le regole, o l’inaspettato che spezza il fiato a tutte le cose troppo ordinate. Se ciò è vero, la psicologia è allora quella scienza che, a causa della propria timidezza, spregia qualsiasi possibilità di incontro con l’inatteso, non rinunciando, per ciò stesso, alla venefica tentazione di normalizzare l’impossibile. Come gettare con profitto, dunque, i semi di una nuova psicologia, più audace e radicale? È l’interrogativo portante dell’opera di Maria Nichterlein e John R. Morss, Deleuze e la psicologia (Raffaello Cortina, Milano 2017). Per gli autori, l’abbozzo di una delle plausibili risposte risiede nell’affidamento alla filosofia, o più precisamente, al pensiero di quel filosofo contemporaneo che, malgrado abbia nutrito forti dissapori verso alcuni dei fondamenti psicologici e psicoanalitici relativi alla vita mentale della soggettività, consentirebbe alla stessa disciplina della psicologia di aprirsi alla potenza creatrice dell’evento inatteso: Gilles Deleuze.

(2018). Deleuze e la psicologia . In DOPPIOZERO. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/124000

Deleuze e la psicologia

VERGINE, Fabio
2018-02-01

Abstract

Lo stupido è colui che fa della clausura della conoscenza la condizione normativa della propria vita, colui che ha eliminato dall’orizzonte del proprio sguardo il piacere dell’attesa, la creatività dell’istante ignoto, l’incertezza dell’esplorazione. Lo stupido è chi non esce dalla culla, chi non scioglie le cime del familismo, chi non osa considerare l’evento fulmineo che scompagina le regole, o l’inaspettato che spezza il fiato a tutte le cose troppo ordinate. Se ciò è vero, la psicologia è allora quella scienza che, a causa della propria timidezza, spregia qualsiasi possibilità di incontro con l’inatteso, non rinunciando, per ciò stesso, alla venefica tentazione di normalizzare l’impossibile. Come gettare con profitto, dunque, i semi di una nuova psicologia, più audace e radicale? È l’interrogativo portante dell’opera di Maria Nichterlein e John R. Morss, Deleuze e la psicologia (Raffaello Cortina, Milano 2017). Per gli autori, l’abbozzo di una delle plausibili risposte risiede nell’affidamento alla filosofia, o più precisamente, al pensiero di quel filosofo contemporaneo che, malgrado abbia nutrito forti dissapori verso alcuni dei fondamenti psicologici e psicoanalitici relativi alla vita mentale della soggettività, consentirebbe alla stessa disciplina della psicologia di aprirsi alla potenza creatrice dell’evento inatteso: Gilles Deleuze.
1-feb-2018
Vergine, Fabio
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