Giovan Battista della Porta (Napoli 1535-1615) ha sperimentato fenomeni e costruito ipotesi interpretative della realtà umana e naturale, ha indagato su ragioni e significati di coincidenze fisiche, astronomiche e astrologiche nell'ambito di una visione ermetico-magica dell'universo. Scrittore prolifico, si è cimentato in trattazioni di ambiziosa prospettiva ed ha riversato il suo empito di geniale sperimentatore anche nell'attività letteraria, componendo commedie di strenuo vigore teatrale e aprendo la strada verso forme di teatro moderno. Accompagnato nell'opinione popolare dalla fama di mago, ma noto negli ambienti scientifici di tutta l'Europa per le sue sperimentazioni e per la molteplicità degli interessi, fu in rapporto epistolare e personale con gli studiosi più famosi del suo tempo. Inventò la camera oscura e lavorò intorno a molti conegni. Cercò a lungo la pietra filosofale, contestò al Galilei il primato dell'invenzione del cannocchiale. Nell'Accademia dei Lincei, chiamato da Federico Cesi a farne parte, ebbe posto di primo piano. Viaggiò molto, ma soprattutto viaggiavano i suoi libri, ricercati ovunque e tradotti in molte lingue, presenti tuttora, in uno sterminato numero di edizioni, in tutte le biblioteche del mondo. L'Edizione nazionale delle sue opere è stata impostata come contributo critico alla conoscenza dell'attività scientifica e letteraria di un tempo reso inquieto dalla crisi delle certezze della cultura rinascimentale. Nel 1601, traendo dalla propria celebre enciclopedia, la Magia naturalisnuova costola, Giovan Battista della Porta dava in luce i Pneumaticorum libri tres. Vi confluivano la pluriennale esperienza, nutrita in compagnia del dotto fratello Gian Vincenzo, dei testi antichi, le conoscenze acquisite nei viaggi, la volontà di compiacere il gusto dei propri mecenati per una materia dilettevole e artificiosa quale l'idropneumatica. Uomo di libri, ben più di quanto amasse dichiararsi, secondo un peculiare eclettismo, qui mescidava il mai deposto Aristotele con la scienza, restaurata dalla filologia umanistica, di Archimede e di Erone Alessandrino. E assai più di quanto apparisse prima facie, l'operetta data alle stampe era per una sua parte cospicua commento agli Pneumatikà di Erone, riportati in auge dalla versione latina del 1575 compiuta dall'illustre matematico urbinate Federico Commandino. Largamente fruiti tra Cinque e Seicento gli Pneumatikà eroniani, e con diversi intenti: dallo sforzo di suffragare una teoria della materia alternativa a quella peripatetica, e invece corpuscolarista, al piacere di rifarne le macchine ingegnose per adornare incantevoli giardini come quello di Villa d'Este a Tivoli, che della Porta conosce e menziona per esserne proprietario il suo protettore cardinal Luigi. Ben presto, nel 1606, veniva a stampa una versione italiana dei Pneumaticorum libri tres dellaportiani. Traduzione incondita, fitta di travisamenti deprecabili, ad opera di un inidentificabile soi-disant Juan Escrivano. Ma arricchita di nuova materia testuale, senza dubbio proveniente dallo scrittoio di della Porta. Ciò che reclama una volta di più una vigile ecdotica per le opere del naturalista napoletano e attesta la complessa diacronia che ne caratterizza i testi.

(2008). Pneumaticorum libri tres; e in appendice I tre libri de' Spiritali, cioè d'inalzar acque per forza dell'aria . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/136998

Pneumaticorum libri tres; e in appendice I tre libri de' Spiritali, cioè d'inalzar acque per forza dell'aria

Trabucco, Oreste
2008-01-01

Abstract

Giovan Battista della Porta (Napoli 1535-1615) ha sperimentato fenomeni e costruito ipotesi interpretative della realtà umana e naturale, ha indagato su ragioni e significati di coincidenze fisiche, astronomiche e astrologiche nell'ambito di una visione ermetico-magica dell'universo. Scrittore prolifico, si è cimentato in trattazioni di ambiziosa prospettiva ed ha riversato il suo empito di geniale sperimentatore anche nell'attività letteraria, componendo commedie di strenuo vigore teatrale e aprendo la strada verso forme di teatro moderno. Accompagnato nell'opinione popolare dalla fama di mago, ma noto negli ambienti scientifici di tutta l'Europa per le sue sperimentazioni e per la molteplicità degli interessi, fu in rapporto epistolare e personale con gli studiosi più famosi del suo tempo. Inventò la camera oscura e lavorò intorno a molti conegni. Cercò a lungo la pietra filosofale, contestò al Galilei il primato dell'invenzione del cannocchiale. Nell'Accademia dei Lincei, chiamato da Federico Cesi a farne parte, ebbe posto di primo piano. Viaggiò molto, ma soprattutto viaggiavano i suoi libri, ricercati ovunque e tradotti in molte lingue, presenti tuttora, in uno sterminato numero di edizioni, in tutte le biblioteche del mondo. L'Edizione nazionale delle sue opere è stata impostata come contributo critico alla conoscenza dell'attività scientifica e letteraria di un tempo reso inquieto dalla crisi delle certezze della cultura rinascimentale. Nel 1601, traendo dalla propria celebre enciclopedia, la Magia naturalisnuova costola, Giovan Battista della Porta dava in luce i Pneumaticorum libri tres. Vi confluivano la pluriennale esperienza, nutrita in compagnia del dotto fratello Gian Vincenzo, dei testi antichi, le conoscenze acquisite nei viaggi, la volontà di compiacere il gusto dei propri mecenati per una materia dilettevole e artificiosa quale l'idropneumatica. Uomo di libri, ben più di quanto amasse dichiararsi, secondo un peculiare eclettismo, qui mescidava il mai deposto Aristotele con la scienza, restaurata dalla filologia umanistica, di Archimede e di Erone Alessandrino. E assai più di quanto apparisse prima facie, l'operetta data alle stampe era per una sua parte cospicua commento agli Pneumatikà di Erone, riportati in auge dalla versione latina del 1575 compiuta dall'illustre matematico urbinate Federico Commandino. Largamente fruiti tra Cinque e Seicento gli Pneumatikà eroniani, e con diversi intenti: dallo sforzo di suffragare una teoria della materia alternativa a quella peripatetica, e invece corpuscolarista, al piacere di rifarne le macchine ingegnose per adornare incantevoli giardini come quello di Villa d'Este a Tivoli, che della Porta conosce e menziona per esserne proprietario il suo protettore cardinal Luigi. Ben presto, nel 1606, veniva a stampa una versione italiana dei Pneumaticorum libri tres dellaportiani. Traduzione incondita, fitta di travisamenti deprecabili, ad opera di un inidentificabile soi-disant Juan Escrivano. Ma arricchita di nuova materia testuale, senza dubbio proveniente dallo scrittoio di della Porta. Ciò che reclama una volta di più una vigile ecdotica per le opere del naturalista napoletano e attesta la complessa diacronia che ne caratterizza i testi.
2008
Trabucco, Oreste
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