Introduzione. Il termine adultocentrismo è riferito a un paradigma di pensiero che porterebbe a fornire risposte distorte o inadeguate ai bisogni dei bambini (Furioso, 2000) a causa dell’assunzione esclusiva della prospettiva culturale dell’adulto. Diversi autori si sono concentrati sull’importanza di fare uno sforzo per riconoscerne la parzialità e sui benefici che questo comporterebbe in termini di pratica educativa, promozione del benessere, prevenzione del disagio minorile e ricerca con i bambini (Goode, 1986; Petr, 1992; Furioso, 2000; Mackay, 1973, 2003; Biancardi, 2002; Foti, 2004). La nostra comprensione della relazione adulto-bambino sarebbe soggetta al bias adultocentrico che funziona in modo sottile, similmente all’etnocentrismo, con la tendenza a ridimensionare e a valutare gli altri sulla base di standard e misure proprie (Goode, 1986; Petr, 1992; Sumner, 1906). Un tale bias impedirebbe quindi di riconoscere le qualità profondamente reciproche e bilaterali dell’incontro tra la cultura degli adulti e la cultura dei bambini. Mentre la visione adultocentrica domina e perpetua se stessa nella nostra società sia sul piano materiale che simbolico (Duarte Quapper, 2012), la cultura dei bambini viene promossa, tollerata o repressa dagli adulti (Goode,1986). Metodo.È stato sviluppato un questionario di 27 item, somministrato durante lo studio pilota a 326 soggetti (età media: 20 anni, DS = 2.6; 92% femmine) invitati a partecipare tramite presentazione dello studio e delle motivazioni che hanno portato all’esigenza di costruzione dello strumento. La maggior parte dei partecipanti ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado ed è iscritto al primo anno del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione. Si è scelto di proporre la partecipazione allo studio solo a classi all’inizio del primo anno di corso, per limitare l’influenza della formazione universitaria sulle risposte. Il 46% dei partecipanti svolge attività lavorativa e, di questi, il 56% lavora con bambini. Il 99% del campione è in contatto con bambini nella sua vita personale. È stato effettuato un re-test con 237 soggetti e un t-test per campioni appaiati con 106 di essi, che ha restituito una differenza non significativa tra le due somministrazioni (p > 0.05). Risultati. Dall’analisi fattoriale con rotazione obliqua sono emersi tre fattori: “Bambino come scatola vuota” (var. 17.93%), “Bambino privo di agency” (var. 15.97%) e “Bambino competente” (var. 9.6%) per una varianza totale spiegata di 43.5%. La versione finale della Scala dell’Adultocentrismo è composta da 18 item. Conclusioni.I fattori emersi sono coerenti con la letteratura, ma il presente lavoro si configura come validazione preliminare e l’alta omogeneità del campione rende difficilmente generalizzabili i risultati. Sarà necessario condurre ulteriori studi per valutare le caratteristiche dello strumento, approfondire la comprensione del costrutto e delle diverse cautele da tenere in considerazione nel trattare questo tema.

(2018). La scala dell’adultocentrismo: una proposta di operazionalizzazione per la promozione del benessere adulto/bambino . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/138295

La scala dell’adultocentrismo: una proposta di operazionalizzazione per la promozione del benessere adulto/bambino

Florio, Eleonora;Caso, Letizia
2018-01-01

Abstract

Introduzione. Il termine adultocentrismo è riferito a un paradigma di pensiero che porterebbe a fornire risposte distorte o inadeguate ai bisogni dei bambini (Furioso, 2000) a causa dell’assunzione esclusiva della prospettiva culturale dell’adulto. Diversi autori si sono concentrati sull’importanza di fare uno sforzo per riconoscerne la parzialità e sui benefici che questo comporterebbe in termini di pratica educativa, promozione del benessere, prevenzione del disagio minorile e ricerca con i bambini (Goode, 1986; Petr, 1992; Furioso, 2000; Mackay, 1973, 2003; Biancardi, 2002; Foti, 2004). La nostra comprensione della relazione adulto-bambino sarebbe soggetta al bias adultocentrico che funziona in modo sottile, similmente all’etnocentrismo, con la tendenza a ridimensionare e a valutare gli altri sulla base di standard e misure proprie (Goode, 1986; Petr, 1992; Sumner, 1906). Un tale bias impedirebbe quindi di riconoscere le qualità profondamente reciproche e bilaterali dell’incontro tra la cultura degli adulti e la cultura dei bambini. Mentre la visione adultocentrica domina e perpetua se stessa nella nostra società sia sul piano materiale che simbolico (Duarte Quapper, 2012), la cultura dei bambini viene promossa, tollerata o repressa dagli adulti (Goode,1986). Metodo.È stato sviluppato un questionario di 27 item, somministrato durante lo studio pilota a 326 soggetti (età media: 20 anni, DS = 2.6; 92% femmine) invitati a partecipare tramite presentazione dello studio e delle motivazioni che hanno portato all’esigenza di costruzione dello strumento. La maggior parte dei partecipanti ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado ed è iscritto al primo anno del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione. Si è scelto di proporre la partecipazione allo studio solo a classi all’inizio del primo anno di corso, per limitare l’influenza della formazione universitaria sulle risposte. Il 46% dei partecipanti svolge attività lavorativa e, di questi, il 56% lavora con bambini. Il 99% del campione è in contatto con bambini nella sua vita personale. È stato effettuato un re-test con 237 soggetti e un t-test per campioni appaiati con 106 di essi, che ha restituito una differenza non significativa tra le due somministrazioni (p > 0.05). Risultati. Dall’analisi fattoriale con rotazione obliqua sono emersi tre fattori: “Bambino come scatola vuota” (var. 17.93%), “Bambino privo di agency” (var. 15.97%) e “Bambino competente” (var. 9.6%) per una varianza totale spiegata di 43.5%. La versione finale della Scala dell’Adultocentrismo è composta da 18 item. Conclusioni.I fattori emersi sono coerenti con la letteratura, ma il presente lavoro si configura come validazione preliminare e l’alta omogeneità del campione rende difficilmente generalizzabili i risultati. Sarà necessario condurre ulteriori studi per valutare le caratteristiche dello strumento, approfondire la comprensione del costrutto e delle diverse cautele da tenere in considerazione nel trattare questo tema.
2018
Florio, Eleonora; Caso, Letizia
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