Il libro propone un’indagine tematologica condotta su un ampio corpus di libretti di Sette e Ottocento. Sono stati ricercati e sottoposti a lettura critica i luoghi del teatro musicale, nei quali compaiono figure dedite alla lettura (lectores in musica). La progenie di personaggi che entrano in scena recanti un libro, immersi nella lettura, avvinti dal demone del romanzo, si sviluppa nel contesto di un rivolgimento culturale marcato dall’insorgenza di un nuovo stabile pubblico di lettori, una borghesia agiata capace di strappare al ceto aristocratico ogni privilegio per imporre il nuovo linguaggio della sensiblerie. Furore di leggere, bibliofagia, Lesewut, le forme diverse e persino patogene della lettura moderna, invadono l’opera buffa, innescano una vera e propria guerra dei libri e danno voce all’opposizione tra il modello formativo maschile tradizionale, basato sulla frequentazione intensiva di pochi testi esemplari, e la prassi consumistica, estensiva, delle lettrici moderne. La tradizione librettistica viene ripercorsa all’interno di due grandi partizioni opposte: i lettori sciocchi o folli e i lettori scaltri. Il Settecento si rivela un vasto laboratorio del tema, che dà vita a una ricca tipologia: filosofi dilettanti, poeti di campagna, borghesi gentiluomini che manipolano goffamente il libro come il simbolo di un neoconquistato avanzamento socio-economico; e ancora tipografi, librai, mestieranti del mondo editoriale. Ma prevalgono i personaggi femminili: dalle preziose ridicole, talora rivestite coi panni della Dulcinea cervantina, al ricco stuolo di lettrici scaltre, maestre o donne di mondo, a vere e proprie Don Chisciotte in gonnella, fino alle filosofesse vere o presunte di fine secolo. Gli esponenti maggiori del teatro settecentesco (Goldoni, Gozzi, Chiari, Baretti, Casti, Da Ponte) vengono chiamati alla definizione di un personaggio tipo, il lettore bulimico, ridotto talvolta a maschera teatrale. Nel teatro mozartiano si rileva la presenza di lettori impliciti, figure il cui profilo psicologico viene costruito a calco del lettore sciocco o scaltro, ma senza l’esibizione del suo emblema, l’oggetto-libro. Nel primo Ottocento si registra in prima battuta la presenza del lettore sulla scena nelle forme ancora tardosettecentesche del teatro rossiniano. Una grande svolta, che porta alla nascita del lector in musica romantico, viene realizzata da Felice Romani con la transcodificazione della Francesca da Rimini di Silvio Pellico. È il primo passo di quel percorso di emancipazione che verrà compiuto di lì a poco dalle protagoniste del teatro donizettiano, pronte a trasformare il libro in un corpo contundente da scagliare con violenza verso l’uomo e, con apparente gesto biblioclasta, a liberarsi dei lacci della cultura maschilista. L’epopea del lector in musica, il folle che tenta di imporre al mondo i propri sogni letterari ma è costretto ad una resa totale e umiliante, si chiude poco dopo la morte dell’ultima lettrice sventurata (1859), quella Emma Bovary, giovinetta sedotta dai romanzi di Scott, che spira con un affreux goût d’encre sulle labbra.

(2006). Lector in musica: libri e lettori nel melodramma italiano di Sette e Ottocento [book - libro]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/19373

Lector in musica: libri e lettori nel melodramma italiano di Sette e Ottocento

SIRTORI, Marco
2006-01-01

Abstract

Il libro propone un’indagine tematologica condotta su un ampio corpus di libretti di Sette e Ottocento. Sono stati ricercati e sottoposti a lettura critica i luoghi del teatro musicale, nei quali compaiono figure dedite alla lettura (lectores in musica). La progenie di personaggi che entrano in scena recanti un libro, immersi nella lettura, avvinti dal demone del romanzo, si sviluppa nel contesto di un rivolgimento culturale marcato dall’insorgenza di un nuovo stabile pubblico di lettori, una borghesia agiata capace di strappare al ceto aristocratico ogni privilegio per imporre il nuovo linguaggio della sensiblerie. Furore di leggere, bibliofagia, Lesewut, le forme diverse e persino patogene della lettura moderna, invadono l’opera buffa, innescano una vera e propria guerra dei libri e danno voce all’opposizione tra il modello formativo maschile tradizionale, basato sulla frequentazione intensiva di pochi testi esemplari, e la prassi consumistica, estensiva, delle lettrici moderne. La tradizione librettistica viene ripercorsa all’interno di due grandi partizioni opposte: i lettori sciocchi o folli e i lettori scaltri. Il Settecento si rivela un vasto laboratorio del tema, che dà vita a una ricca tipologia: filosofi dilettanti, poeti di campagna, borghesi gentiluomini che manipolano goffamente il libro come il simbolo di un neoconquistato avanzamento socio-economico; e ancora tipografi, librai, mestieranti del mondo editoriale. Ma prevalgono i personaggi femminili: dalle preziose ridicole, talora rivestite coi panni della Dulcinea cervantina, al ricco stuolo di lettrici scaltre, maestre o donne di mondo, a vere e proprie Don Chisciotte in gonnella, fino alle filosofesse vere o presunte di fine secolo. Gli esponenti maggiori del teatro settecentesco (Goldoni, Gozzi, Chiari, Baretti, Casti, Da Ponte) vengono chiamati alla definizione di un personaggio tipo, il lettore bulimico, ridotto talvolta a maschera teatrale. Nel teatro mozartiano si rileva la presenza di lettori impliciti, figure il cui profilo psicologico viene costruito a calco del lettore sciocco o scaltro, ma senza l’esibizione del suo emblema, l’oggetto-libro. Nel primo Ottocento si registra in prima battuta la presenza del lettore sulla scena nelle forme ancora tardosettecentesche del teatro rossiniano. Una grande svolta, che porta alla nascita del lector in musica romantico, viene realizzata da Felice Romani con la transcodificazione della Francesca da Rimini di Silvio Pellico. È il primo passo di quel percorso di emancipazione che verrà compiuto di lì a poco dalle protagoniste del teatro donizettiano, pronte a trasformare il libro in un corpo contundente da scagliare con violenza verso l’uomo e, con apparente gesto biblioclasta, a liberarsi dei lacci della cultura maschilista. L’epopea del lector in musica, il folle che tenta di imporre al mondo i propri sogni letterari ma è costretto ad una resa totale e umiliante, si chiude poco dopo la morte dell’ultima lettrice sventurata (1859), quella Emma Bovary, giovinetta sedotta dai romanzi di Scott, che spira con un affreux goût d’encre sulle labbra.
book - libro
2006
Sirtori, Marco
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