Le società contemporanee hanno osservato un profondo cambiamento nel modo e nelle forme di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Se da un lato in tutti i paesi occidentali si regista una diminuzione nella percentuale dei partecipanti alle elezioni o nel numero di iscritti ad organizzazioni tradizionali come i partiti e i sindacati, decisamente in aumento sembra la quota di coloro che utilizzano forme di azione non convenzionale per esercitare pressione sulle scelte di governi e organizzazioni. Sottoscrivere una petizione o aderire ad una raccolta di firme è orami diventato un atto comune, ma anche la disponibilità alla partecipazione a manifestazioni politiche, raduni, scioperi, ecc. è notevolmente cresciuta negli ultimi decenni e, soprattutto, sembra essersi diffusa al di fuori di gruppi *o soggetti tradizionalmente più propensi al ricorso a questo tipo di azioni. Come è stato spesso sostenuto, il cambiamento osservato nelle forme di partecipazione politica riflette i profondi mutamenti che hanno segnato il passaggio dalla società industriale alla società post-industriale (o industrialmente avanzata). Se da un lato il processo di modernizzazione ha portato all’emergenza di nuovi problemi e nuovi conflitti, lo sviluppo tecnologico, l’aumento del livello di istruzione, la crescita economica, l’espansione dei mezzi di comunicazione di massa hanno contribuito a rendere i cittadini più critici e consapevoli, accrescendo inoltre la capacità e mezzi per l’espressione di dissenso. Non solo la protesta è diventata una regolare forma di intervento nella vita politica, nel corso degli anni si è osservato anche una sorta di allargamento di quello che è stato definito il moderno repertorio d’azione. Accanto alle forme di protesta consolidatesi nel tempo, negli anni più recenti un numero crescente di cittadini ha iniziato ad utilizzare altre forme di azione politica come il boicottaggio di certi prodotti, l’acquisto di beni sulla base di scelte etico-politiche, varie forme di mobilitazione via internet o altre azioni di carattere simbolico - come è stato il caso delle tante bandiere della pace esposte ai balconi nel 2003 come manifestazione di opposizione alla guerra in Iraq. Tra le nuove forme di partecipazione, il consumo critico – come l’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale, la scelta di beni e servizi sulla base di considerazioni che riguardano il comportamento delle aziende produttrici, l’adozione di stili di vita sobri, la finanza etica e il turismo sostenibile – rappresenta un caso particolarmente interessante e questo per diverse ragioni. Innanzitutto, sorprendente è stata la diffusione, negli ultimi anni, del numero di consumatori che cercano di influenzare le istituzioni o le pratiche di mercato utilizzando il potere della busta della spesa. In questo caso i cittadini effettuano le proprie scelte di consumo o di risparmio portando nelle preferenze i problemi relativi alla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo. Il consumo critico cattura inoltre il processo di globalizzazione e individualizzazione che sembra aver condizionato fortemente il modo in cui i cittadini partecipano alla politica. Questo tipo di azioni dimostrano come alcuni temi oggi centrali nel conflitto politico e sociale trascendano i confini nazionali. Contrariamente al passato, inoltre, la mobilitazione appare sempre più spesso il risultato di network di individui e organizzazioni che si coordinano a livello sovranazionale e hanno come target attori/istituzioni internazionali. Il capitolo, dopo aver discusso alcuni tratti distintivi del caso italiano, ed evidenziato i fattori che possono dare ragione della veloce crescita di questo tipo di consumi negli ultimi anni nel nostro paese, riassume alcuni risultati di un sondaggio nazionale rappresentativo della popolazione italiana che includeva un numero rilevante di domande particolarmente utili per tracciare un profilo dettagliato di chi utilizza stili alternativi di consumo.

La protesta nei consumi: nuove forme (e luoghi) di partecipazione

FORNO, Francesca
2006-01-01

Abstract

Le società contemporanee hanno osservato un profondo cambiamento nel modo e nelle forme di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Se da un lato in tutti i paesi occidentali si regista una diminuzione nella percentuale dei partecipanti alle elezioni o nel numero di iscritti ad organizzazioni tradizionali come i partiti e i sindacati, decisamente in aumento sembra la quota di coloro che utilizzano forme di azione non convenzionale per esercitare pressione sulle scelte di governi e organizzazioni. Sottoscrivere una petizione o aderire ad una raccolta di firme è orami diventato un atto comune, ma anche la disponibilità alla partecipazione a manifestazioni politiche, raduni, scioperi, ecc. è notevolmente cresciuta negli ultimi decenni e, soprattutto, sembra essersi diffusa al di fuori di gruppi *o soggetti tradizionalmente più propensi al ricorso a questo tipo di azioni. Come è stato spesso sostenuto, il cambiamento osservato nelle forme di partecipazione politica riflette i profondi mutamenti che hanno segnato il passaggio dalla società industriale alla società post-industriale (o industrialmente avanzata). Se da un lato il processo di modernizzazione ha portato all’emergenza di nuovi problemi e nuovi conflitti, lo sviluppo tecnologico, l’aumento del livello di istruzione, la crescita economica, l’espansione dei mezzi di comunicazione di massa hanno contribuito a rendere i cittadini più critici e consapevoli, accrescendo inoltre la capacità e mezzi per l’espressione di dissenso. Non solo la protesta è diventata una regolare forma di intervento nella vita politica, nel corso degli anni si è osservato anche una sorta di allargamento di quello che è stato definito il moderno repertorio d’azione. Accanto alle forme di protesta consolidatesi nel tempo, negli anni più recenti un numero crescente di cittadini ha iniziato ad utilizzare altre forme di azione politica come il boicottaggio di certi prodotti, l’acquisto di beni sulla base di scelte etico-politiche, varie forme di mobilitazione via internet o altre azioni di carattere simbolico - come è stato il caso delle tante bandiere della pace esposte ai balconi nel 2003 come manifestazione di opposizione alla guerra in Iraq. Tra le nuove forme di partecipazione, il consumo critico – come l’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale, la scelta di beni e servizi sulla base di considerazioni che riguardano il comportamento delle aziende produttrici, l’adozione di stili di vita sobri, la finanza etica e il turismo sostenibile – rappresenta un caso particolarmente interessante e questo per diverse ragioni. Innanzitutto, sorprendente è stata la diffusione, negli ultimi anni, del numero di consumatori che cercano di influenzare le istituzioni o le pratiche di mercato utilizzando il potere della busta della spesa. In questo caso i cittadini effettuano le proprie scelte di consumo o di risparmio portando nelle preferenze i problemi relativi alla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo. Il consumo critico cattura inoltre il processo di globalizzazione e individualizzazione che sembra aver condizionato fortemente il modo in cui i cittadini partecipano alla politica. Questo tipo di azioni dimostrano come alcuni temi oggi centrali nel conflitto politico e sociale trascendano i confini nazionali. Contrariamente al passato, inoltre, la mobilitazione appare sempre più spesso il risultato di network di individui e organizzazioni che si coordinano a livello sovranazionale e hanno come target attori/istituzioni internazionali. Il capitolo, dopo aver discusso alcuni tratti distintivi del caso italiano, ed evidenziato i fattori che possono dare ragione della veloce crescita di questo tipo di consumi negli ultimi anni nel nostro paese, riassume alcuni risultati di un sondaggio nazionale rappresentativo della popolazione italiana che includeva un numero rilevante di domande particolarmente utili per tracciare un profilo dettagliato di chi utilizza stili alternativi di consumo.
book chapter - capitolo di libro
2006
Forno, Francesca
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