Ecco in sintesi la storia dell’atteggiamento della cultura occidentale di fronte alla vita emotiva: l’essere umano ne risulta passivizzato, reso oggetto, limitato nella propria facoltà d’azione. È questo il caso della Grecia classica, dove, dall’alto di un’economica fondata sullo schiavismo, i cittadini delle polis potevano ben abbandonarsi alle passioni della politica, della guerra, delle avventure antropologiche come cantate nell’Odissea di Omero. È il caso del potente Impero Romano, nella cui lunga storia è comparso più di un cantore delle eccitazioni provenienti dalle emozioni, della gioia dei sensi, del godimento del corpo (si veda su tutti Ovidio). L’intera dimensione temporale è pertanto articolata dalle differenti sfumature emozionali, alla cui base stanno gli elementi semplici delle emozioni cosiddette di base. Con gli affetti, l’essere umano compie un salto di complessità nelle caratteristiche della propria mente. Gli affetti compiono anch’essi una valutazione ma dello stato del rapporto fra esseri umani. Il differente mescolamento delle stesse dà origine alle differenti tipologie di fondo delle personalità degli individui. Le facoltà di analisi, deduzione, elaborazione della razionalità possono essere quindi rivolte sia al rapporto fra le categorie mentali che al rapporto fra quelle e le condizioni del soggetto. Dentro il quadro qui sinteticamente esposto, il sentimento assume le caratteristiche di una funzione della coscienza, che ha accesso alle operazioni della razionalità, potenzialmente sensibile alle influenze dell’Io. Chiamiamo tale livello di coscienza “sentir-della mente”. Le analisi qui svolte risulteranno più chiare se applichiamo la tripartizione dei livelli logici di emozione, affetto e sentimento a una nozione classica della vita emotiva: l’amore. Con il sentimento l’essere umano accede ad una ulteriore dimensione della complessità. Insomma, il piano del sentimento è sia un termine ad quem che un termine ab quo della pratica educativa. Secondo una pura dialettica della riflessività, per non diventare schiavo delle passioni, o per non essere semplicemente affetto dalle emozioni, l’essere umano può contare sulla propria capacità di sentire affetti e emozioni, analizzandole secondo una logica che è altra rispetto a quella della ragione calcolante. La logica simbolica propria degli affetti può certo portare alla confusione (al sym-balleyn che fonde il tutto), ma con l’ausilio del livello del sentimento può invece portare alla costruzione di un senso che colleghi in un tutto le molteplici dinamiche della relazione. Essa è la logica della facoltà narrativa, del cosiddetto cervello destro dell’essere umano, che trova nel mito la forma esplicativa più elevata. La sessualità è l’origine e il fine della vita umana. Essa è paradigma della creazione: biologica nella riproduzione, estetica nell’attività ludica, esistenziale nella dimensione relazionale della sessualità.

Il sentir della mente di Eros

ZATTI, Alberto
2006-01-01

Abstract

Ecco in sintesi la storia dell’atteggiamento della cultura occidentale di fronte alla vita emotiva: l’essere umano ne risulta passivizzato, reso oggetto, limitato nella propria facoltà d’azione. È questo il caso della Grecia classica, dove, dall’alto di un’economica fondata sullo schiavismo, i cittadini delle polis potevano ben abbandonarsi alle passioni della politica, della guerra, delle avventure antropologiche come cantate nell’Odissea di Omero. È il caso del potente Impero Romano, nella cui lunga storia è comparso più di un cantore delle eccitazioni provenienti dalle emozioni, della gioia dei sensi, del godimento del corpo (si veda su tutti Ovidio). L’intera dimensione temporale è pertanto articolata dalle differenti sfumature emozionali, alla cui base stanno gli elementi semplici delle emozioni cosiddette di base. Con gli affetti, l’essere umano compie un salto di complessità nelle caratteristiche della propria mente. Gli affetti compiono anch’essi una valutazione ma dello stato del rapporto fra esseri umani. Il differente mescolamento delle stesse dà origine alle differenti tipologie di fondo delle personalità degli individui. Le facoltà di analisi, deduzione, elaborazione della razionalità possono essere quindi rivolte sia al rapporto fra le categorie mentali che al rapporto fra quelle e le condizioni del soggetto. Dentro il quadro qui sinteticamente esposto, il sentimento assume le caratteristiche di una funzione della coscienza, che ha accesso alle operazioni della razionalità, potenzialmente sensibile alle influenze dell’Io. Chiamiamo tale livello di coscienza “sentir-della mente”. Le analisi qui svolte risulteranno più chiare se applichiamo la tripartizione dei livelli logici di emozione, affetto e sentimento a una nozione classica della vita emotiva: l’amore. Con il sentimento l’essere umano accede ad una ulteriore dimensione della complessità. Insomma, il piano del sentimento è sia un termine ad quem che un termine ab quo della pratica educativa. Secondo una pura dialettica della riflessività, per non diventare schiavo delle passioni, o per non essere semplicemente affetto dalle emozioni, l’essere umano può contare sulla propria capacità di sentire affetti e emozioni, analizzandole secondo una logica che è altra rispetto a quella della ragione calcolante. La logica simbolica propria degli affetti può certo portare alla confusione (al sym-balleyn che fonde il tutto), ma con l’ausilio del livello del sentimento può invece portare alla costruzione di un senso che colleghi in un tutto le molteplici dinamiche della relazione. Essa è la logica della facoltà narrativa, del cosiddetto cervello destro dell’essere umano, che trova nel mito la forma esplicativa più elevata. La sessualità è l’origine e il fine della vita umana. Essa è paradigma della creazione: biologica nella riproduzione, estetica nell’attività ludica, esistenziale nella dimensione relazionale della sessualità.
book chapter - capitolo di libro
2006
Zatti, Alberto
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