Innanzi tutto, l’autore precisa che sembra del tutto improbabile un’abrogazione pura e semplice della legge 53/03 (cosiddetta “riforma Moratti”), quindi, cerca di individuare quali potrebbero essere, in prospettiva, gli elementi che verranno completamente demoliti con la strategia del “cacciavite” e quali, invece, passeranno indenni alla strategia della disapplicazione. Finora, si sottolinea nell’articolo, si è profilata la disapplicazione della possibilità di anticipo di iscrizione alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, dell’utilizzo del Portfolio delle competenze, della figura del docente tutor e del decreto 265/05 sul secondo ciclo. Inoltre, sono stati già aumentati dal 15% al 20% gli spazi di autonomia sui piani di studio nazionali concessi alle scuole ed è stata predisposta la revisione delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati. Il prodotto, nel tentativo di comprendere veramente se e quanto rimarrà vivo della riforma Moratti, suggerisce di cercare la risposta nei livelli più profondi e meno contingenti, quali quelli relativi alla predisposizione o meno di norme generali sull’istruzione, la pari dignità e l’integrazione fra i percorsi di istruzione e quelli di istruzione e formazione professionale, nonché il mantenimento, da parte della scuola, del suo primato critico. In particolare, quest’ultimo obiettivo lo si vuole raggiungere, nelle intenzioni della riforma Moratti, per mezzo di alcuni punti imprescindibili, quali la personalizzazione dei piani di studio, l’istituzione di un docente tutor e il Portfolio delle competenze, la trasformazione degli obiettivi specifici di apprendimento (livelli essenziali delle prestazioni del servizio dei docenti) in obiettivi formativi (competenze degli studenti). Ma, evidenzia l’autore, sembra che il nuovo governo voglia, sulla base di una fortissima pressione politica, dettare gli standard minimi nazionali relativi sia alle conoscenze sia alle abilità disciplinari delle Indicazioni nazionali sia alle competenze del PECUP, venendo così a travisare lo spirito della riforma, e, ancor prima, la concezione di “scuola della Repubblica”, come disegnata dalla legge 3/01 di revisione costituzionale.

Che cosa rimarrà della riforma Moratti?

BERTAGNA, Giuseppe
2006-01-01

Abstract

Innanzi tutto, l’autore precisa che sembra del tutto improbabile un’abrogazione pura e semplice della legge 53/03 (cosiddetta “riforma Moratti”), quindi, cerca di individuare quali potrebbero essere, in prospettiva, gli elementi che verranno completamente demoliti con la strategia del “cacciavite” e quali, invece, passeranno indenni alla strategia della disapplicazione. Finora, si sottolinea nell’articolo, si è profilata la disapplicazione della possibilità di anticipo di iscrizione alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, dell’utilizzo del Portfolio delle competenze, della figura del docente tutor e del decreto 265/05 sul secondo ciclo. Inoltre, sono stati già aumentati dal 15% al 20% gli spazi di autonomia sui piani di studio nazionali concessi alle scuole ed è stata predisposta la revisione delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati. Il prodotto, nel tentativo di comprendere veramente se e quanto rimarrà vivo della riforma Moratti, suggerisce di cercare la risposta nei livelli più profondi e meno contingenti, quali quelli relativi alla predisposizione o meno di norme generali sull’istruzione, la pari dignità e l’integrazione fra i percorsi di istruzione e quelli di istruzione e formazione professionale, nonché il mantenimento, da parte della scuola, del suo primato critico. In particolare, quest’ultimo obiettivo lo si vuole raggiungere, nelle intenzioni della riforma Moratti, per mezzo di alcuni punti imprescindibili, quali la personalizzazione dei piani di studio, l’istituzione di un docente tutor e il Portfolio delle competenze, la trasformazione degli obiettivi specifici di apprendimento (livelli essenziali delle prestazioni del servizio dei docenti) in obiettivi formativi (competenze degli studenti). Ma, evidenzia l’autore, sembra che il nuovo governo voglia, sulla base di una fortissima pressione politica, dettare gli standard minimi nazionali relativi sia alle conoscenze sia alle abilità disciplinari delle Indicazioni nazionali sia alle competenze del PECUP, venendo così a travisare lo spirito della riforma, e, ancor prima, la concezione di “scuola della Repubblica”, come disegnata dalla legge 3/01 di revisione costituzionale.
journal article - articolo
2006
Bertagna, Giuseppe
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