Il contributo è dedicato ad una fase culturale e linguistica molto particolare nella transizione tra il latino e le lingue romanze. Il chronicon preso in esame, noto come Adbreviatio de gestis Langobardorum, si configura come un’opera semiletteraria, unico testo di questo genere per il nono secolo e per l’area bergamasca, area che nel complesso fornisce un buon corpus di documenti non letterari utili a capire la complessa facies culturale di quei secoli caratterizzati da continui avvicendamenti politico-sociali. L’autore del chronicon rivela il multiculturalismo e il plurilinguismo dell’epoca in modo inconsapevole e non controllato, testimone di una fase in cui i modelli culturali – in particolare quelli storiografico-letterari - non sono più quelli della tradizione classica. Un elemento di grande interesse è dato dalla possibilità di comparare i due testimoni di questo testo: il manoscritto coevo, che possiamo considerare autentico e privilegiato specchio della realtà linguistica del tempo e la copia del XII-XIII secolo, profondamente rimaneggiata nella struttura e frutto di un lavoro di “normalizzazione” dovuto all’azione di una coscienza linguistica diversa. Una serie di osservazioni, relative soprattutto alla morfosintassi, consente di mettere in discussione sia la natura della varietà di latino di questo testo e forse anche di quest’epoca, sia il suo ruolo di lingua veicolare in una società multietnica.

Livelli di lingua e di cultura nel Chronicon di Andrea di Bergamo (IX secolo)

MOLINELLI, Piera
2005-01-01

Abstract

Il contributo è dedicato ad una fase culturale e linguistica molto particolare nella transizione tra il latino e le lingue romanze. Il chronicon preso in esame, noto come Adbreviatio de gestis Langobardorum, si configura come un’opera semiletteraria, unico testo di questo genere per il nono secolo e per l’area bergamasca, area che nel complesso fornisce un buon corpus di documenti non letterari utili a capire la complessa facies culturale di quei secoli caratterizzati da continui avvicendamenti politico-sociali. L’autore del chronicon rivela il multiculturalismo e il plurilinguismo dell’epoca in modo inconsapevole e non controllato, testimone di una fase in cui i modelli culturali – in particolare quelli storiografico-letterari - non sono più quelli della tradizione classica. Un elemento di grande interesse è dato dalla possibilità di comparare i due testimoni di questo testo: il manoscritto coevo, che possiamo considerare autentico e privilegiato specchio della realtà linguistica del tempo e la copia del XII-XIII secolo, profondamente rimaneggiata nella struttura e frutto di un lavoro di “normalizzazione” dovuto all’azione di una coscienza linguistica diversa. Una serie di osservazioni, relative soprattutto alla morfosintassi, consente di mettere in discussione sia la natura della varietà di latino di questo testo e forse anche di quest’epoca, sia il suo ruolo di lingua veicolare in una società multietnica.
book chapter - capitolo di libro
2005
Molinelli, Piera
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