Martin Heidegger e Carl Friedrich von Weizsäcker: il tempo e l’evento

This doctoral thesis consists of a theoretical study between two fields usually considered distinct: that of philosophy, in particular heideggerian, and that of quantum mechanics. The goal is to investigate the influence that the thought of Martin Heidegger (1889–1976) had, through the figure of the physicist Carl Friedrich von Weizsäcker (1912–2007), on the processing of quantum mechanics. The latter, making use of the help of fundamental philosophical texts such as Sein und Zeit (1927), will try since 1935 to propose a new temporal logic (zeitliche Logik) able to act as a stable conceptual foundation on which to base the onset of the new quantum knowledge. This highly technical logic explicitly has its roots in the heideggerian interpretation of time, considered as the horizon within which being, together with its meaning, would reveal itself. For Heidegger, rethinking time means reconsidering the entire metaphysical tradition (from which the same principles of classical and modern science would come), guilty of having ignored its essence, favoring only the spatial dimension of the surrounding world. Bringing the reflection back to time, therefore, means for Heidegger and, in return, for Weizsäcker, to lead thought again to meditate on the nature of becoming: that of bringing events to light, of hiding them and revealing them. From the heideggerian concept of time as event (Ereignis), according to Weizsäcker it would be possible to re-elaborate a new representation of reality that explains the new scientific discoveries and that makes stability no longer the fulcrum through which to understand truth, but change. The cornerstone of the text is therefore to eviscerate the theoretical relationships that exist between the philosophical and physical fields, precisely following the common thread of the time, without however forgetting the historical background within which this discussion is articulated.

La presente tesi di dottorato consiste in uno studio teorico tra due ambiti solitamente considerati distinti: quello della filosofia, in particolare heideggeriana, e quello della meccanica quantistica. L’obiettivo è di indagare l’influenza che il pensiero di Martin Heidegger (1889–1976) ebbe, per tramite della figura del fisico Carl Friedrich von Weizsäcker (1912–2007), sull’elaborazione della meccanica quantistica. Questi, avvalendosi dell’ausilio di testi filosofici fondamentali come Sein und Zeit (1927), cercherà sin dal 1935 di proporre una nuova logica temporale (zeitliche Logik) in grado di porsi come un fondamento concettuale stabile su cui basare l’insorgenza del nuovo sapere quantistico. Questa logica, dal carattere altamente tecnico, affonda esplicitamente le proprie radici nell’interpretazione heideggeriana del tempo, considerato come l’orizzonte entro cui l’essere, insieme al suo senso, si paleserebbe. Per Heidegger, ripensare il tempo significa riconsiderare l’intera tradizione metafisica (da cui proverrebbero gli stessi principi della scienza classica e moderna), rea di averne ignorato l’essenza favorendo solo la dimensione spaziale del mondo circostante. Riportare la riflessione sul tempo, dunque, significa per Heidegger e, di rimando, per Weizsäcker, condurre nuovamente il pensiero a meditare la natura del divenire: quella di portare gli eventi alla luce, di nasconderli e di svelarli. Dal concetto heideggeriano di tempo come evento (Ereignis), secondo Weizsäcker sarebbe possibile rielaborare una nuova rappresentazione della realtà che renda ragione delle nuove scoperte scientifiche e che faccia non più della stabilità il fulcro grazie cui comprendere la verità, ma il mutamento. Cardine del testo è dunque quello di eviscerare i rapporti teorici che intercorrono fra il campo filosofico e quello fisico, proprio seguendo il filo conduttore del tempo, senza però dimenticare lo sfondo storico entro cui questa discussione si articola.