Pubblicato in occasione del centenario carducciano celebrato da un importante convegno tenuto all’Accademia Filarmonica di Bologna e coordinato da Piero Mioli, il saggio presenta un’inedita rilettura delle più importanti raccolte del poeta, “Rime nuove” e “Odi barbare”. Vengono registrate puntualmente le occorrenze musicali che, lungi dal limitarsi a offrire un quadro tematologico fine a se stesso, occupano la zona mediana della ricerca metrica, stilistica, e, in generale, dell’intera esperienza culturale e umana di Carducci. Se nelle “Rime nuove” sono assenti espliciti riferimenti all’universo musicale, o, meglio, non mancano, ma sono come desunti dalla tradizione poetica e poi re-immersi, trasfigurati e restituiti alla mitopoiesi letteraria come spunti metaforici e figurativi, nelle “Odi barbare” i rimandi alla musica intervengono all’altezza di una radicale rimeditazione dei fondamenti estetici della poesia carducciana. Il saggio risolve, in particolare, il rapporto del poeta con Wagner nella chiave di una ridefinizione del processo mitopoietico carducciano come «wagnerismo greco in poesia italiana». Viene riletto e rivalutato l’importante benché incidentale accenno ai «cantanti metalli» di Wagner, che, con le sue perplessità variantistiche, costringe a spostare la questione sul piano di una riflessione metatestuale sul senso del fare poesia. È Carducci stesso, nelle lettere a Dafne Gargiolli, a suggerire questa interpretazione, laddove esprime la sua ammirazione sconfinata per la «grandiosità epica straziante» della "Morte di Isotta", per il fantastico della "Walküre", «superiore a ogni concepimento tecnico e insieme di un tecnicismo perfetto», e, infine, per l’essenza stessa dell’arte wagneriana, «quella musica stupenda, miracolosa, superiore per potenza fantastica a tutto». Sono questi i termini ultimi di una ricerca poetica, che, tesa a un doppio movimento, tra raffinamento formale e allargamento dei mezzi tecnico-espressivi, si manifesta figurativamente in un’aspirazione del canto alla verticalità ma pure in un’ampiezza di voce, che prende forma metaforica nella musica possente, ma calma e solenne del compositore di Bayreuth.

(2009). O desio di canzoni. Presenze musicali nelle Rime nuove e nelle Odi barbare [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/23630

O desio di canzoni. Presenze musicali nelle Rime nuove e nelle Odi barbare

SIRTORI, Marco
2009-01-01

Abstract

Pubblicato in occasione del centenario carducciano celebrato da un importante convegno tenuto all’Accademia Filarmonica di Bologna e coordinato da Piero Mioli, il saggio presenta un’inedita rilettura delle più importanti raccolte del poeta, “Rime nuove” e “Odi barbare”. Vengono registrate puntualmente le occorrenze musicali che, lungi dal limitarsi a offrire un quadro tematologico fine a se stesso, occupano la zona mediana della ricerca metrica, stilistica, e, in generale, dell’intera esperienza culturale e umana di Carducci. Se nelle “Rime nuove” sono assenti espliciti riferimenti all’universo musicale, o, meglio, non mancano, ma sono come desunti dalla tradizione poetica e poi re-immersi, trasfigurati e restituiti alla mitopoiesi letteraria come spunti metaforici e figurativi, nelle “Odi barbare” i rimandi alla musica intervengono all’altezza di una radicale rimeditazione dei fondamenti estetici della poesia carducciana. Il saggio risolve, in particolare, il rapporto del poeta con Wagner nella chiave di una ridefinizione del processo mitopoietico carducciano come «wagnerismo greco in poesia italiana». Viene riletto e rivalutato l’importante benché incidentale accenno ai «cantanti metalli» di Wagner, che, con le sue perplessità variantistiche, costringe a spostare la questione sul piano di una riflessione metatestuale sul senso del fare poesia. È Carducci stesso, nelle lettere a Dafne Gargiolli, a suggerire questa interpretazione, laddove esprime la sua ammirazione sconfinata per la «grandiosità epica straziante» della "Morte di Isotta", per il fantastico della "Walküre", «superiore a ogni concepimento tecnico e insieme di un tecnicismo perfetto», e, infine, per l’essenza stessa dell’arte wagneriana, «quella musica stupenda, miracolosa, superiore per potenza fantastica a tutto». Sono questi i termini ultimi di una ricerca poetica, che, tesa a un doppio movimento, tra raffinamento formale e allargamento dei mezzi tecnico-espressivi, si manifesta figurativamente in un’aspirazione del canto alla verticalità ma pure in un’ampiezza di voce, che prende forma metaforica nella musica possente, ma calma e solenne del compositore di Bayreuth.
2009
Sirtori, Marco
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