Il saggio, capitolo di un volume che raccoglie gli Atti del Convegno di Venezia –Padova (24-25 gennaio 2008) che a conclusione degli eventi celebrativi del Centenario della nascita di Guido Piovene si è proposto di ripercorrere "I viaggi e i paesaggi dello scrittore vicentino", affronta il tema del territorio lombardo, con la consapevolezza della stratificazione che i grandi autori lombardi, da Manzoni a Carlo Emilio Gadda (il Gadda lombardo delle "Meraviglie d’Italia"), hanno lasciato nella prosa di Piovene e in qual misura queste letture gli facciano da guida pur nella straordinaria originalità e novità d’impostazione del suo variegato "Viaggio in Italia", del 1957. La definizione del termine ‘paesaggio’ in letteratura e delle sue specifiche ‘funzioni’ critiche (sulle tracce di Jakob, Dubbini, Schama, Corbin, Hamon etc.), intende dar conto della particolare percezione della Lombardia pioveniana, dopo che si sia accolta dagli studi degli ultimi anni la definizione di «inchiesta sistematica che esplora le varie regioni d’Italia e le città che la compongono», con le nuove caratteristiche di linguaggio e di stile che la letteratura di viaggio assume nel Novecento. Venendo dal Veneto, Piovene annuncia la Lombardia per contrasto e la racconta lungo un percorso topografico per province, a tavolino e non su strada – con fotografie tutte aeree – per corrispondere necessariamente a paesaggi mentali, sintetici, abbracciati da uno sguardo d’insieme. Quello di Piovene è studio antropologico di un paesaggio complesso. Lo scrittore esercita uno scandaglio che capiamo in rapporto al concetto di città spiegato da Lotman, e svela uno studio personale dal quale i luoghi si lasciano raccontare in forza della loro complessità, con uomini e cose. Non solo. Il confronto con le immagini paesaggistiche dei romanzi esplora altre componenti. Le due tipologie di scrittura, saggistica e narrativa, ad esempio gli "Appunti per un romanzo", da un lato, e i tagli paesaggistici sul territorio pavese del "Viaggio in Italia", dall’altro, rivelano la diffrazione del punto di vista dell’autore, reso evidente nelle varianti adottate nella tecnica del montaggio e dell’incastro, ma anche in rapporto agli abbandoni e ai particolari sconfinamenti dell’ immaginazione visionaria. E tuttavia la personalità di Piovene giornalista e scrittore emerge alla prova dei fatti, nel laboratorio della scrittura, non isolatamente, ma in reciprocità, «dentro l’azione, e fuori, nel medesimo tempo».

(2009). Il paesaggio lombardo in Guido Piovene [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/23723

Il paesaggio lombardo in Guido Piovene

DILLON, Matilde
2009-01-01

Abstract

Il saggio, capitolo di un volume che raccoglie gli Atti del Convegno di Venezia –Padova (24-25 gennaio 2008) che a conclusione degli eventi celebrativi del Centenario della nascita di Guido Piovene si è proposto di ripercorrere "I viaggi e i paesaggi dello scrittore vicentino", affronta il tema del territorio lombardo, con la consapevolezza della stratificazione che i grandi autori lombardi, da Manzoni a Carlo Emilio Gadda (il Gadda lombardo delle "Meraviglie d’Italia"), hanno lasciato nella prosa di Piovene e in qual misura queste letture gli facciano da guida pur nella straordinaria originalità e novità d’impostazione del suo variegato "Viaggio in Italia", del 1957. La definizione del termine ‘paesaggio’ in letteratura e delle sue specifiche ‘funzioni’ critiche (sulle tracce di Jakob, Dubbini, Schama, Corbin, Hamon etc.), intende dar conto della particolare percezione della Lombardia pioveniana, dopo che si sia accolta dagli studi degli ultimi anni la definizione di «inchiesta sistematica che esplora le varie regioni d’Italia e le città che la compongono», con le nuove caratteristiche di linguaggio e di stile che la letteratura di viaggio assume nel Novecento. Venendo dal Veneto, Piovene annuncia la Lombardia per contrasto e la racconta lungo un percorso topografico per province, a tavolino e non su strada – con fotografie tutte aeree – per corrispondere necessariamente a paesaggi mentali, sintetici, abbracciati da uno sguardo d’insieme. Quello di Piovene è studio antropologico di un paesaggio complesso. Lo scrittore esercita uno scandaglio che capiamo in rapporto al concetto di città spiegato da Lotman, e svela uno studio personale dal quale i luoghi si lasciano raccontare in forza della loro complessità, con uomini e cose. Non solo. Il confronto con le immagini paesaggistiche dei romanzi esplora altre componenti. Le due tipologie di scrittura, saggistica e narrativa, ad esempio gli "Appunti per un romanzo", da un lato, e i tagli paesaggistici sul territorio pavese del "Viaggio in Italia", dall’altro, rivelano la diffrazione del punto di vista dell’autore, reso evidente nelle varianti adottate nella tecnica del montaggio e dell’incastro, ma anche in rapporto agli abbandoni e ai particolari sconfinamenti dell’ immaginazione visionaria. E tuttavia la personalità di Piovene giornalista e scrittore emerge alla prova dei fatti, nel laboratorio della scrittura, non isolatamente, ma in reciprocità, «dentro l’azione, e fuori, nel medesimo tempo».
2009
Dillon, Matilde
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