Per comprendere l’intento argomentativo del nuovo saggio di Domenichelli, può essere utile partire dalle sue Conclusioni (che a ben vedere, avrebbero potuto occuparne anche la posizione incipitaria e introduttiva). All’interno di esse, infatti, non si svolge semplicemente una riepilogazione dei capitoli precedenti, piuttosto si tessono i fili della complessa trama reticolare nella quale i leitmotiven teorici, via via disseminati, si ritrovano finalmente congiunti nei loro rapporti di interdipendenza reciproca. Fra queste key words spiccano memoria, oblio, testo, immaginario, rappresentazione, scriba. E da questi indizi si desume infatti lo scopo dell’intera architettura dell’opera, che si configura come una ricognizione teorica sul rapporto etico fra memoria e letteratura, o meglio, fra memoria e critica letteraria e sulla funzione che l’intellettuale può ancora svolgere in un contesto sociale come quello italiano che pare, ma solo pare, poter sopravvivere facendo a meno della sua figura. Perché la domanda fondamentale cui l’intero saggio risponde potrebbe così sintetizzarsi: che senso ha la critica letteraria all’interno dell’epoca tardo-capitalistica? Può avere ancora un ruolo lo scriba, l’esegeta, l’uomo o donna di lettere?

Mario Domenichelli: Lo scriba e l’oblio. Letteratura e storia: teoria e critica delle rappresentazioni nell’epoca borghese.

SELIGARDI, Beatrice
2011-01-01

Abstract

Per comprendere l’intento argomentativo del nuovo saggio di Domenichelli, può essere utile partire dalle sue Conclusioni (che a ben vedere, avrebbero potuto occuparne anche la posizione incipitaria e introduttiva). All’interno di esse, infatti, non si svolge semplicemente una riepilogazione dei capitoli precedenti, piuttosto si tessono i fili della complessa trama reticolare nella quale i leitmotiven teorici, via via disseminati, si ritrovano finalmente congiunti nei loro rapporti di interdipendenza reciproca. Fra queste key words spiccano memoria, oblio, testo, immaginario, rappresentazione, scriba. E da questi indizi si desume infatti lo scopo dell’intera architettura dell’opera, che si configura come una ricognizione teorica sul rapporto etico fra memoria e letteratura, o meglio, fra memoria e critica letteraria e sulla funzione che l’intellettuale può ancora svolgere in un contesto sociale come quello italiano che pare, ma solo pare, poter sopravvivere facendo a meno della sua figura. Perché la domanda fondamentale cui l’intero saggio risponde potrebbe così sintetizzarsi: che senso ha la critica letteraria all’interno dell’epoca tardo-capitalistica? Può avere ancora un ruolo lo scriba, l’esegeta, l’uomo o donna di lettere?
2011
Seligardi, Beatrice
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