The aim of the paper is to familiarise with a research topic growing in the last decade, mainly in Germany: the grammaticography of practical grammars written for the study of 'foreign' languages (from the 15th century till the 18th). I will present and analyse the dialogue parts included in a considerable number of these practical grammars for the teaching of Italian (with examples from the "Dialoghi di Giorgio da Norimberga" and authors like Dulcis, Fabro, Duëz, till Veneroni). These didactic dialogues were meant to replace the missing native speaker partner for everyday conversation and were conceived mainly for merchants, aristocrats and pilgrims. Dealing with (amusing) practical topics (necessary for travelling in Italy), the dialogues represent a rich fund for the study of spoken language. With some caution, the article deals with concepts such as authenticity and points out the great importance of these documents for further research in diachronic pragmatics.

L’articolo si prefigge di presentare un oggetto di studio di grammaticografia che in Italia non ha trovato ancora molta considerazione: ossia lo studio delle grammatiche d’uso consacrate all’italiano come ‘lingua straniera’ dal ‘400 al ‘700. Con esempi tratti dai "Dialoghi di Giorgio da Norimberga" e dai libri di Dulcis, Fabro e Duëz, fino al diffusissimo ‘Veneroni’, nel contributo si analizzano soltanto le parti dialogate in questi manuali pratici che erano diretti soprattutto a commercianti, aristocratici, pellegrini in viaggio in Italia. I dialoghi erano concepiti come esercizi atti a supplire all’interlocutore nativo mancante, e trattano di questioni pratiche (ed amene). L’interesse linguistico risiede nel fatto che i dialoghi dovevano presentare al discente un italiano comune, spendibile a fini conversazionali sull’intera penisola. Per questo motivo i dialoghi formano una base documentaria di grande interesse per lo studio della storia della lingua d’uso comune in Italia, anche se il loro carattere autentico va vagliato con massima cautela. Essi vanno comunque ad ampliare la base per una pragmatica diacronica.

(2002). Lo scritto che imita il parlato: i manuali di conversazione dal ’400 al ’700 e la loro importanza per la storia dell'italiano parlato [journal article - articolo]. In LINGUISTICA E FILOLOGIA. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/268

Lo scritto che imita il parlato: i manuali di conversazione dal ’400 al ’700 e la loro importanza per la storia dell'italiano parlato

2002-01-01

Abstract

The aim of the paper is to familiarise with a research topic growing in the last decade, mainly in Germany: the grammaticography of practical grammars written for the study of 'foreign' languages (from the 15th century till the 18th). I will present and analyse the dialogue parts included in a considerable number of these practical grammars for the teaching of Italian (with examples from the "Dialoghi di Giorgio da Norimberga" and authors like Dulcis, Fabro, Duëz, till Veneroni). These didactic dialogues were meant to replace the missing native speaker partner for everyday conversation and were conceived mainly for merchants, aristocrats and pilgrims. Dealing with (amusing) practical topics (necessary for travelling in Italy), the dialogues represent a rich fund for the study of spoken language. With some caution, the article deals with concepts such as authenticity and points out the great importance of these documents for further research in diachronic pragmatics.
articolo
2002
L’articolo si prefigge di presentare un oggetto di studio di grammaticografia che in Italia non ha trovato ancora molta considerazione: ossia lo studio delle grammatiche d’uso consacrate all’italiano come ‘lingua straniera’ dal ‘400 al ‘700. Con esempi tratti dai "Dialoghi di Giorgio da Norimberga" e dai libri di Dulcis, Fabro e Duëz, fino al diffusissimo ‘Veneroni’, nel contributo si analizzano soltanto le parti dialogate in questi manuali pratici che erano diretti soprattutto a commercianti, aristocratici, pellegrini in viaggio in Italia. I dialoghi erano concepiti come esercizi atti a supplire all’interlocutore nativo mancante, e trattano di questioni pratiche (ed amene). L’interesse linguistico risiede nel fatto che i dialoghi dovevano presentare al discente un italiano comune, spendibile a fini conversazionali sull’intera penisola. Per questo motivo i dialoghi formano una base documentaria di grande interesse per lo studio della storia della lingua d’uso comune in Italia, anche se il loro carattere autentico va vagliato con massima cautela. Essi vanno comunque ad ampliare la base per una pragmatica diacronica.
Franceschini, Rita
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