La funzione sociale della scuola, la sua funzione culturale – ma sarebbe meglio dire il senso dell’esperienza dell’incontro tra le generazioni che si dà nelle scuole – sono andate modificandosi e continuano a ridisegnarsi in profondità da almeno dieci-quindici anni. In primo luogo si sono modificate, articolate, fortemente differenziate le storie delle famiglie con le quali l’esperienza scolastica viene a contatto . E quindi la storia dei figli e delle figlie, portatori di identità differenziate e composite, di riferimenti culturali e di patrimoni strumentali e di abilità diversi, di riferimenti simbolici, appartenenze e radicamenti non solo diversi ma a volte estranei tra loro. Rapida e rilevante è stata la proliferazione di stimoli, opportunità, di legami cognitivi, esperienziali a cui sono stati e sono esposti le nostre piccole e i nostri piccoli, e gli adolescenti, i giovani: tutto questo “salta le mediazioni tra locale e globale” ed espone l’individuo direttamente a flussi provenienti da contesti spaziali assai eterogenei e distanti, in un ordine che non è sequenziale né predefinito. Le persone, i minori in particolare, alternano e mettono contemporaneamente in relazione innumerevoli spazi, tempi, identità . Nella società frammentata e disorientata, ricca di autoreferenzialità, il rapporto con la scuola e con una prospettiva intergenerazionale può forse stimolare i soggetti sociali – intermedi tra le persone, le loro relazioni di prossimità, e le istituzioni – ad assumere di nuovo le tre funzioni che Achille Ardigò indicava come loro specifiche nel gioco di una dinamica democratica e sana nella convivenza: la funzione di aggregazione a partire da elementi comuni, la funzione di ricomposizione tra diversità. La funzione di commutazione in alto verso la politica e le istituzioni.

(2011). La scuola, le famiglie e i soggetti sociali: la generazione della vita comune [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/26929

La scuola, le famiglie e i soggetti sociali: la generazione della vita comune

LIZZOLA, Ivo
2011-01-01

Abstract

La funzione sociale della scuola, la sua funzione culturale – ma sarebbe meglio dire il senso dell’esperienza dell’incontro tra le generazioni che si dà nelle scuole – sono andate modificandosi e continuano a ridisegnarsi in profondità da almeno dieci-quindici anni. In primo luogo si sono modificate, articolate, fortemente differenziate le storie delle famiglie con le quali l’esperienza scolastica viene a contatto . E quindi la storia dei figli e delle figlie, portatori di identità differenziate e composite, di riferimenti culturali e di patrimoni strumentali e di abilità diversi, di riferimenti simbolici, appartenenze e radicamenti non solo diversi ma a volte estranei tra loro. Rapida e rilevante è stata la proliferazione di stimoli, opportunità, di legami cognitivi, esperienziali a cui sono stati e sono esposti le nostre piccole e i nostri piccoli, e gli adolescenti, i giovani: tutto questo “salta le mediazioni tra locale e globale” ed espone l’individuo direttamente a flussi provenienti da contesti spaziali assai eterogenei e distanti, in un ordine che non è sequenziale né predefinito. Le persone, i minori in particolare, alternano e mettono contemporaneamente in relazione innumerevoli spazi, tempi, identità . Nella società frammentata e disorientata, ricca di autoreferenzialità, il rapporto con la scuola e con una prospettiva intergenerazionale può forse stimolare i soggetti sociali – intermedi tra le persone, le loro relazioni di prossimità, e le istituzioni – ad assumere di nuovo le tre funzioni che Achille Ardigò indicava come loro specifiche nel gioco di una dinamica democratica e sana nella convivenza: la funzione di aggregazione a partire da elementi comuni, la funzione di ricomposizione tra diversità. La funzione di commutazione in alto verso la politica e le istituzioni.
2011
Lizzola, Ivo
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