Le possibilità offerte dalla scienza hanno ricondotto nel dominio della volontà decisioni che prima non vi appartenevano, collegando perciò le conseguenze di quella scelta ad un atto umano e dunque ad una responsabilità individuale. Così il diritto ha dovuto fare i conti non solo con un mutamento culturale, ma soprattutto con la radicale trasformazione dello storico paradigma della naturalità, dando accesso ad una prospettiva che tende a conciliare le esigenze di tutela della dignità della persona senza precludere le opportunità che la scienza sembra offrire, dando vita ad un «diritto omeostatico», capace di autoadattamento, di seguire il costante mutamento determinato da scienza e tecnica. L’affermazione del consenso informato si colloca nel contesto dello sviluppo del diritto alla salute, che da questione oggettiva di sanità ed igiene pubblica è divenuta espressione del vissuto soggettivo dell’individuo, trovando nel concetto di benessere – elaborato dall’OMS – il suo referente normativo e assiologico. Attraverso il consenso informato assume consistenza non solo un diritto, ma anche un diverso sistema di rapporti che coinvolge la relazione tra medico e paziente, ove al dominio del ‘giudizio competente’ del primo si sostituisce, senza per questo eliderlo, la scelta libera e consapevole del secondo. Il passaggio dal paternalismo medico al principio del consenso, oltre che prestarsi ad una lettura di taglio storico-giuridico, può anche trovare una spiegazione nella natura stessa della scelta da effettuare. Decisioni sulle cure cui essere sottoposti o meno – si pensi soprattutto a quelle da assumere nelle fasi finali della vita o in riferimento a trattamenti di sostegno vitale – si devono basare su un presupposto informativo di carattere tecnico, ma nella loro essenza paiono scelte di natura morale. Nella sua essenza la scelta terapeutica è infatti basata su un giudizio di compatibilità e coerenza della proposta medica con la struttura morale del paziente, con la rappresentazione della sua umanità, con l’immagine che ha di sé e che vuole lasciare a chi potrà sopravvivergli: in una parola con la sua dignità.

Dal consenso informato al diritto del paziente di autodeterminarsi alla cura: radici di un percorso costituzionale

ROSSI, Stefano
2016-01-01

Abstract

Le possibilità offerte dalla scienza hanno ricondotto nel dominio della volontà decisioni che prima non vi appartenevano, collegando perciò le conseguenze di quella scelta ad un atto umano e dunque ad una responsabilità individuale. Così il diritto ha dovuto fare i conti non solo con un mutamento culturale, ma soprattutto con la radicale trasformazione dello storico paradigma della naturalità, dando accesso ad una prospettiva che tende a conciliare le esigenze di tutela della dignità della persona senza precludere le opportunità che la scienza sembra offrire, dando vita ad un «diritto omeostatico», capace di autoadattamento, di seguire il costante mutamento determinato da scienza e tecnica. L’affermazione del consenso informato si colloca nel contesto dello sviluppo del diritto alla salute, che da questione oggettiva di sanità ed igiene pubblica è divenuta espressione del vissuto soggettivo dell’individuo, trovando nel concetto di benessere – elaborato dall’OMS – il suo referente normativo e assiologico. Attraverso il consenso informato assume consistenza non solo un diritto, ma anche un diverso sistema di rapporti che coinvolge la relazione tra medico e paziente, ove al dominio del ‘giudizio competente’ del primo si sostituisce, senza per questo eliderlo, la scelta libera e consapevole del secondo. Il passaggio dal paternalismo medico al principio del consenso, oltre che prestarsi ad una lettura di taglio storico-giuridico, può anche trovare una spiegazione nella natura stessa della scelta da effettuare. Decisioni sulle cure cui essere sottoposti o meno – si pensi soprattutto a quelle da assumere nelle fasi finali della vita o in riferimento a trattamenti di sostegno vitale – si devono basare su un presupposto informativo di carattere tecnico, ma nella loro essenza paiono scelte di natura morale. Nella sua essenza la scelta terapeutica è infatti basata su un giudizio di compatibilità e coerenza della proposta medica con la struttura morale del paziente, con la rappresentazione della sua umanità, con l’immagine che ha di sé e che vuole lasciare a chi potrà sopravvivergli: in una parola con la sua dignità.
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2016
Rossi, Stefano
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