Nell’attuale contesto economico la maggioranza delle piccole e medie imprese necessita di individuare soluzioni organizzative capaci di favorire il mantenimento di alti livelli di competitività rispetto a quanto offerto dalle grandi imprese, a fronte delle difficoltà che derivano dalle sensibili contrazioni del mercato e dei ricavi. Tale obiettivo, che richiede lo sviluppo di un percorso grazie al quale le imprese riescano a ridurre i costi, a scambiare e integrare le specializzazioni, le prestazioni lavorative e il know-how, potrebbe essere raggiunto anche nel contesto delle reti di impresa e grazie all’istituto della codatorialità. Tuttavia, la genericità della disciplina legale, attinente soprattutto all’ambito giuslavoristico, rappresenta un forte disincentivo alla pratica implementazione di reti di impresa con impiego della codatorialità, benché quest’ultima possa diventare uno strumento utile nell’ottica della formazione continua dei lavoratori e della loro stabilità occupazionale, nonché fungere da valida alternativa ai licenziamenti ed al ricorso agli ammortizzatori sociali in caso di esubero di personale. Proprio in punto alla natura e alle caratteristiche della codatorialità la dottrina ha individuato uno dei problemi chiave dell’intera disciplina, ossia la necessità di comprendere se sia possibile distinguere quest’ultima dall’assunzione congiunta, conferendo alla prima maggiore flessibilità operativa e minori vincoli ed oneri legali, diversamente riscontrabili qualora i due istituti coincidessero. I rischi connessi alla indefinitezza della codatorialità diventano, peraltro, molto concreti, laddove proprio l’esistenza di una lacuna dell’ordinamento in tema di codatorialità indurrebbe la giurisprudenza a ricorrere ai tradizionali criteri interpretativi ed ai rimedi ad oggi esperibili per far fronte, in ottica garantista nei confronti dei lavoratori, a situazioni critiche, crisi e/o condotte datoriali non sufficientemente cristalline. Pertanto, il progetto di ricerca parte dalla primaria esigenza di comprendere se e per quali motivi la codatorialità possa essere distinta dall’assunzione congiunta. A tal fine sono stati individuati e analizzati gli specifici aspetti tecnici relativi all’attuazione della codatorialità nei principali ambiti di gestione del personale in azienda, evidenziandone le criticità emergenti solo in fase di concreta implementazione da parte dell’impresa. Ulteriore scopo dell’analisi condotta è la definizione complessiva dell’effettivo grado di utilità della codatorialità rispetto alle PMI con relativa stima del potenziale innovativo delle reti di impresa rispetto alla gestione del personale nelle piccole e medie imprese. Tutte le valutazioni effettuate hanno condotto complessivamente a ritenere che la codatorialità sia da intendersi solo come legittimazione, estesa ad altre imprese, di impartire anche ai dipendenti altrui ordini e direttive in relazione alle attività comuni, in conformità ad un impianto contrattuale e regolamentare ben definito dalle medesime imprese in via preventiva. Rispetto alla gestione pratica della codatorialità in rete, i rischi di illegittimità delle condotte datoriali o di scarsa tenuta del sistema di gestione potrebbero essere contenuti, ma non eliminati, solo attraverso un complesso incrocio di pattuizioni individuali (datore-lavoratore), contratti plurilaterali (accordi tra imprese, contratto di rete), regolamenti etc…, evidenziati nel corso dell’esposizione. Nonostante le grandi potenzialità dello strumento sia nel consentire alle PMI di sviluppare progetti che richiedono alta flessibilità organizzativa e competenze specialistiche dei lavoratori, sia rispetto all’implementazione di nuovi modelli di gestione anche derivanti dalla combinazione con il “lavoro agile”, l’applicazione della codatorialità non pare ricevere l’attenzione meritata. I limiti naturali delle PMI, l’ambiguità della disciplina giuslavoristica delle reti di impresa e della codatorialità, le complessità di gestione emerse e le conseguenze sanzionatorie analizzate nel corpo della ricerca, unitamente alla mancanza di impulso legislativo e di supporto, anche promozionale, da parte delle associazioni datoriali potrebbero sostanziarsi ad oggi in un forte disincentivo per le imprese stesse ad implementare reti complesse, che non si risolvano in mere forme leggermente più articolate di collaborazione commerciale.

(2017). La gestione del personale nelle reti di impresa e i risvolti applicativi della codatorialità [doctoral thesis - tesi di dottorato]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/77158

La gestione del personale nelle reti di impresa e i risvolti applicativi della codatorialità

MORICONI, Agnese
2017-05-05

Abstract

Nell’attuale contesto economico la maggioranza delle piccole e medie imprese necessita di individuare soluzioni organizzative capaci di favorire il mantenimento di alti livelli di competitività rispetto a quanto offerto dalle grandi imprese, a fronte delle difficoltà che derivano dalle sensibili contrazioni del mercato e dei ricavi. Tale obiettivo, che richiede lo sviluppo di un percorso grazie al quale le imprese riescano a ridurre i costi, a scambiare e integrare le specializzazioni, le prestazioni lavorative e il know-how, potrebbe essere raggiunto anche nel contesto delle reti di impresa e grazie all’istituto della codatorialità. Tuttavia, la genericità della disciplina legale, attinente soprattutto all’ambito giuslavoristico, rappresenta un forte disincentivo alla pratica implementazione di reti di impresa con impiego della codatorialità, benché quest’ultima possa diventare uno strumento utile nell’ottica della formazione continua dei lavoratori e della loro stabilità occupazionale, nonché fungere da valida alternativa ai licenziamenti ed al ricorso agli ammortizzatori sociali in caso di esubero di personale. Proprio in punto alla natura e alle caratteristiche della codatorialità la dottrina ha individuato uno dei problemi chiave dell’intera disciplina, ossia la necessità di comprendere se sia possibile distinguere quest’ultima dall’assunzione congiunta, conferendo alla prima maggiore flessibilità operativa e minori vincoli ed oneri legali, diversamente riscontrabili qualora i due istituti coincidessero. I rischi connessi alla indefinitezza della codatorialità diventano, peraltro, molto concreti, laddove proprio l’esistenza di una lacuna dell’ordinamento in tema di codatorialità indurrebbe la giurisprudenza a ricorrere ai tradizionali criteri interpretativi ed ai rimedi ad oggi esperibili per far fronte, in ottica garantista nei confronti dei lavoratori, a situazioni critiche, crisi e/o condotte datoriali non sufficientemente cristalline. Pertanto, il progetto di ricerca parte dalla primaria esigenza di comprendere se e per quali motivi la codatorialità possa essere distinta dall’assunzione congiunta. A tal fine sono stati individuati e analizzati gli specifici aspetti tecnici relativi all’attuazione della codatorialità nei principali ambiti di gestione del personale in azienda, evidenziandone le criticità emergenti solo in fase di concreta implementazione da parte dell’impresa. Ulteriore scopo dell’analisi condotta è la definizione complessiva dell’effettivo grado di utilità della codatorialità rispetto alle PMI con relativa stima del potenziale innovativo delle reti di impresa rispetto alla gestione del personale nelle piccole e medie imprese. Tutte le valutazioni effettuate hanno condotto complessivamente a ritenere che la codatorialità sia da intendersi solo come legittimazione, estesa ad altre imprese, di impartire anche ai dipendenti altrui ordini e direttive in relazione alle attività comuni, in conformità ad un impianto contrattuale e regolamentare ben definito dalle medesime imprese in via preventiva. Rispetto alla gestione pratica della codatorialità in rete, i rischi di illegittimità delle condotte datoriali o di scarsa tenuta del sistema di gestione potrebbero essere contenuti, ma non eliminati, solo attraverso un complesso incrocio di pattuizioni individuali (datore-lavoratore), contratti plurilaterali (accordi tra imprese, contratto di rete), regolamenti etc…, evidenziati nel corso dell’esposizione. Nonostante le grandi potenzialità dello strumento sia nel consentire alle PMI di sviluppare progetti che richiedono alta flessibilità organizzativa e competenze specialistiche dei lavoratori, sia rispetto all’implementazione di nuovi modelli di gestione anche derivanti dalla combinazione con il “lavoro agile”, l’applicazione della codatorialità non pare ricevere l’attenzione meritata. I limiti naturali delle PMI, l’ambiguità della disciplina giuslavoristica delle reti di impresa e della codatorialità, le complessità di gestione emerse e le conseguenze sanzionatorie analizzate nel corpo della ricerca, unitamente alla mancanza di impulso legislativo e di supporto, anche promozionale, da parte delle associazioni datoriali potrebbero sostanziarsi ad oggi in un forte disincentivo per le imprese stesse ad implementare reti complesse, che non si risolvano in mere forme leggermente più articolate di collaborazione commerciale.
5-mag-2017
29
2015/2016
FORMAZIONE DELLA PERSONA E MERCATO DEL LAVORO
TIRABOSCHI, Michele
Moriconi, Agnese
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