Ci sono vari motivi teorici che spiegano le ragioni della rinascita di interesse, in alcune recenti opere nel campo della fi losofi a sociale e politica, nei confronti della nozione di immaginario sociale. Tale “revival” nasce dalla convinzione che la nozione di immaginario sociale è ineludibile per comprendere le dinamiche di identifi cazione all’interno delle società tardo-moderne nelle quali essa gioca anche un ruolo normativo. In ultima istanza la questione che tuttavia sostiene tale operazione culturale è quella dell’origine della socialità e del ruolo più o meno consapevole che gli individui giocano in tale genesi. Per fare emergere la radicalità di tale questione faremo riferimento essenzialmente a tre autori. Charles Taylor presenta in modo perspicuo le prospettive di sviluppo della categoria di immaginario sociale insieme alle sue tensioni irrisolte e non del tutto consapevoli. Bronislaw Baczko affronta invece il problema della curvatura ideologica dell’immaginario sociale moderno e mette in luce la nascita nell’ambiente illuminista di una vera e propria politica dell’immaginario. François Furet individua un atteggiamento strumentale nei confronti dell’immaginario sociale nella storia della Rivoluzione francese intesa come discorso sull’identità e sull’origine della società moderna o, per meglio dire, come un discorso sull’identità che produce un’illusione d’origine. Dal punto di vista teoretico il problema è allora quello di ripensare l’origine, al di là di ogni prospettiva reifi cante, come qualcosa che opera attraverso il sapere che il soggetto mette in campo circa se stesso, il quale ha un carattere prettamente narrativo. Faremo un tentativo in questa direzione con l’aiuto di Hannah Arendt e Jacques Derrida.

(2012). L'illusione dell'origine. Nota critica sulla politica dell'immaginario . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/89108

L'illusione dell'origine. Nota critica sulla politica dell'immaginario

MALETTA, Santino Raffaele
2012-01-01

Abstract

Ci sono vari motivi teorici che spiegano le ragioni della rinascita di interesse, in alcune recenti opere nel campo della fi losofi a sociale e politica, nei confronti della nozione di immaginario sociale. Tale “revival” nasce dalla convinzione che la nozione di immaginario sociale è ineludibile per comprendere le dinamiche di identifi cazione all’interno delle società tardo-moderne nelle quali essa gioca anche un ruolo normativo. In ultima istanza la questione che tuttavia sostiene tale operazione culturale è quella dell’origine della socialità e del ruolo più o meno consapevole che gli individui giocano in tale genesi. Per fare emergere la radicalità di tale questione faremo riferimento essenzialmente a tre autori. Charles Taylor presenta in modo perspicuo le prospettive di sviluppo della categoria di immaginario sociale insieme alle sue tensioni irrisolte e non del tutto consapevoli. Bronislaw Baczko affronta invece il problema della curvatura ideologica dell’immaginario sociale moderno e mette in luce la nascita nell’ambiente illuminista di una vera e propria politica dell’immaginario. François Furet individua un atteggiamento strumentale nei confronti dell’immaginario sociale nella storia della Rivoluzione francese intesa come discorso sull’identità e sull’origine della società moderna o, per meglio dire, come un discorso sull’identità che produce un’illusione d’origine. Dal punto di vista teoretico il problema è allora quello di ripensare l’origine, al di là di ogni prospettiva reifi cante, come qualcosa che opera attraverso il sapere che il soggetto mette in campo circa se stesso, il quale ha un carattere prettamente narrativo. Faremo un tentativo in questa direzione con l’aiuto di Hannah Arendt e Jacques Derrida.
2012
Maletta, Santino Raffaele
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