Non è certo pratica originale segnalare che le pagine romanzesche di Luciano Bianciardi, intrecciate come sono di finzione e vita vissuta, portino in sé uno specchio dell’esperienza biografica dell’autore; meno scontato è però provare a ricostruire, tra riferimenti velati, allusioni e reticenze, una sottile rete di rapporti intellettuali che, se pure le “biografie ufficiali” non testimoniano integralmente, evidentemente dev’essere esistita. La presenza di Emilio Tadini, sotto mentite spoglie, nella Battaglia soda (1964) e in Aprire il fuoco (1969), dice qualcosa su una relazione mai esplorata tra due personaggi che in modi radicalmente diversi hanno caratterizzato la vita culturale milanese degli anni Cinquanta e Sessanta. La struttura a molteplici piani temporali e l’ambientazione risorgimentale liberamente interpretata di Le armi l’amore (1963), romanzo d’esordio di Tadini, lo rendono particolarmente stimolante per lo scrittore maremmano, intento nei suoi romanzi “garibaldini” a manipolare e “attualizzare” la vicenda unitaria del paese. A partire da questa constatazione, che tocca le posizioni di Bianciardi e Tadini circa le connessioni tra scrittura romanzesca e storia (al punto da poter ipotizzare l’alba di un breve ma significativo filone di “romanzo controstorico” italiano), è possibile estendere il sondaggio testuale sui due autori per valutarne alcune considerazioni di poetica: si dovrà coinvolgere allora anche la figura di Oreste Del Buono, la cui nozione di «narrativa integrale», teorizzata in una riflessione storico-critica affidata ai «Quaderni milanesi» (n. 1, 1961), viene ripresa parodicamente in una celebre pagina della Vita agra (1962) e rielaborata da Tadini in maniera saggistica in un articolo pubblicato l’anno dopo sul «verri» (Organicità del reale). Integralità e organicità della rappresentazione, temi al centro del dibattito teorico-critico del tempo, introducono, attraverso la mediazione dei riferimenti inter e sottotestuali delle pagine di Bianciardi, all’osservazione privilegiata di un passaggio decisivo della cultura italiana, condotto da tre protagonisti di quella che Enzo Golino ha definito la «generazione degli anni difficili»; un frangente che coincide con il trapasso dalle secche del neorealismo ai furori iconoclasti della neoavanguardia e traghettato in Italia da una riflessione articolata e variamente declinata sulla nozione di “sperimentalismo” (tra fenomenologia, superamento del modernismo e proto-strutturalismo). Emilio Tadini, Luciano Bianciardi e Oreste Del Buono, intellettuali diversamente attivi nella Milano capitale culturale degli anni Cinquanta e Sessanta, intavolano così, tra romanzi, racconti e articoli, una discussione a distanza che coinvolge e problematizza eredità letterarie (dal nouveau roman alla beat generation), modelli di scrittura (dall’attualizzazione della storia alle proposte di un’«autofiction» ante litteram) e prospettive future, per la cultura e per la società italiane.

(2016). Bianciardi, Tadini, Del Buono: relazioni intertestuali . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/91973

Bianciardi, Tadini, Del Buono: relazioni intertestuali

RACCIS, Giacomo
2016-01-01

Abstract

Non è certo pratica originale segnalare che le pagine romanzesche di Luciano Bianciardi, intrecciate come sono di finzione e vita vissuta, portino in sé uno specchio dell’esperienza biografica dell’autore; meno scontato è però provare a ricostruire, tra riferimenti velati, allusioni e reticenze, una sottile rete di rapporti intellettuali che, se pure le “biografie ufficiali” non testimoniano integralmente, evidentemente dev’essere esistita. La presenza di Emilio Tadini, sotto mentite spoglie, nella Battaglia soda (1964) e in Aprire il fuoco (1969), dice qualcosa su una relazione mai esplorata tra due personaggi che in modi radicalmente diversi hanno caratterizzato la vita culturale milanese degli anni Cinquanta e Sessanta. La struttura a molteplici piani temporali e l’ambientazione risorgimentale liberamente interpretata di Le armi l’amore (1963), romanzo d’esordio di Tadini, lo rendono particolarmente stimolante per lo scrittore maremmano, intento nei suoi romanzi “garibaldini” a manipolare e “attualizzare” la vicenda unitaria del paese. A partire da questa constatazione, che tocca le posizioni di Bianciardi e Tadini circa le connessioni tra scrittura romanzesca e storia (al punto da poter ipotizzare l’alba di un breve ma significativo filone di “romanzo controstorico” italiano), è possibile estendere il sondaggio testuale sui due autori per valutarne alcune considerazioni di poetica: si dovrà coinvolgere allora anche la figura di Oreste Del Buono, la cui nozione di «narrativa integrale», teorizzata in una riflessione storico-critica affidata ai «Quaderni milanesi» (n. 1, 1961), viene ripresa parodicamente in una celebre pagina della Vita agra (1962) e rielaborata da Tadini in maniera saggistica in un articolo pubblicato l’anno dopo sul «verri» (Organicità del reale). Integralità e organicità della rappresentazione, temi al centro del dibattito teorico-critico del tempo, introducono, attraverso la mediazione dei riferimenti inter e sottotestuali delle pagine di Bianciardi, all’osservazione privilegiata di un passaggio decisivo della cultura italiana, condotto da tre protagonisti di quella che Enzo Golino ha definito la «generazione degli anni difficili»; un frangente che coincide con il trapasso dalle secche del neorealismo ai furori iconoclasti della neoavanguardia e traghettato in Italia da una riflessione articolata e variamente declinata sulla nozione di “sperimentalismo” (tra fenomenologia, superamento del modernismo e proto-strutturalismo). Emilio Tadini, Luciano Bianciardi e Oreste Del Buono, intellettuali diversamente attivi nella Milano capitale culturale degli anni Cinquanta e Sessanta, intavolano così, tra romanzi, racconti e articoli, una discussione a distanza che coinvolge e problematizza eredità letterarie (dal nouveau roman alla beat generation), modelli di scrittura (dall’attualizzazione della storia alle proposte di un’«autofiction» ante litteram) e prospettive future, per la cultura e per la società italiane.
2016
Raccis, Giacomo
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