L'etnopedagogia è una forma di ricerca "sensibile", che propone di rintracciare ciò che di nuovo e inatteso si nasconde nelle culture e nelle pratiche della formazione quotidiana. Vi sono oggi almeno due buoni motivi per suggerire un viaggio all'interno della formazione attraverso gli strumenti dell'etnopedagogia. Anzitutto la formazione è un paesaggio in movimento, che si scompone e ricompone continuamente, vanificando le nostre pretese di definire punti di riferimento costanti e invariabili. La stessa parola "formazione" nel corso degli ultimi anni si è progressivamente trasformata, dilatandosi oltre il tradizionale rimando all'universo del lavoro e della preparazione professionale, per arrivare a comprendere dimensioni molto diverse: oggi si parla di formazione sia scolastica che extrascolastica, di formazione diffusa, permanente, nell'arco di vita... In questo mobile panorama diviene dunque essenziale imparare (e insegnare) l'arte di orizzontarsi, non come scomposizione astratta delle coordinate del territorio, ma come competenza ad autorientarsi, a tracciare cartografie dinamiche in cui collocare anche se stessi e il proprio itinerario di ricerca educativa. La seconda "buona ragione" per un'esplorazione etnopedagogica del mondo della formazione è che proprio mediante il viaggio l'orientamento può svilupparsi grazie a un movimento riflessivo, che ci conduce non solo a definire il nostro punto di vista, ma anche a cambiarlo. In questo senso viaggiare nei contesti di formazione significa apprendere dall'esperienza, attraverso un mutamento di prospettiva che ci viene in primo luogo dalla scoperta degli altri: ossia dalla scoperta e dalla valorizzazione del ruolo che le differenze assumono anche - e soprattutto - nei processi educativi.
(2002). Etnopedagogia. Viaggiare nella formazione . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/112194
Etnopedagogia. Viaggiare nella formazione
Dovigo, Fabio
2002-01-01
Abstract
L'etnopedagogia è una forma di ricerca "sensibile", che propone di rintracciare ciò che di nuovo e inatteso si nasconde nelle culture e nelle pratiche della formazione quotidiana. Vi sono oggi almeno due buoni motivi per suggerire un viaggio all'interno della formazione attraverso gli strumenti dell'etnopedagogia. Anzitutto la formazione è un paesaggio in movimento, che si scompone e ricompone continuamente, vanificando le nostre pretese di definire punti di riferimento costanti e invariabili. La stessa parola "formazione" nel corso degli ultimi anni si è progressivamente trasformata, dilatandosi oltre il tradizionale rimando all'universo del lavoro e della preparazione professionale, per arrivare a comprendere dimensioni molto diverse: oggi si parla di formazione sia scolastica che extrascolastica, di formazione diffusa, permanente, nell'arco di vita... In questo mobile panorama diviene dunque essenziale imparare (e insegnare) l'arte di orizzontarsi, non come scomposizione astratta delle coordinate del territorio, ma come competenza ad autorientarsi, a tracciare cartografie dinamiche in cui collocare anche se stessi e il proprio itinerario di ricerca educativa. La seconda "buona ragione" per un'esplorazione etnopedagogica del mondo della formazione è che proprio mediante il viaggio l'orientamento può svilupparsi grazie a un movimento riflessivo, che ci conduce non solo a definire il nostro punto di vista, ma anche a cambiarlo. In questo senso viaggiare nei contesti di formazione significa apprendere dall'esperienza, attraverso un mutamento di prospettiva che ci viene in primo luogo dalla scoperta degli altri: ossia dalla scoperta e dalla valorizzazione del ruolo che le differenze assumono anche - e soprattutto - nei processi educativi.File | Dimensione del file | Formato | |
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