Negli anni che precedono e seguono la Rivoluzione Iraniana, l’esperienza delle restrizioni libertarie e delle esclusioni di genere motiva tentativi di fuga e riconquista di un’autodeterminazione. Le ondate migratorie, perlopiù verso Europa e Stati Uniti, lentamente erodono il calco delle censure, tramutando il primo esilio in patria in una condizione diasporica instabile, contrassegnata da “stati del tra” e prove confuse di (auto)definizione. Il lavoro di Giulia Valsecchi aspira ad abbattere una parete del “muro invisibile” sollevato attorno alle opere di alcune autrici iraniane espatriate – quali Azadeh Moaveni, Firoozeh Dumas, Nahid Rachlin e Porochista Khakpour – di differente retaggio e generazione. In linea con il pensiero brechtiano, che dà forma al teatro epico basato sullo straniamento, vengono presi in esame romanzi e memoirs con l’intento critico di considerare lo straniamento anzitutto come distanza d’osservazione tesa alla riscrittura identitaria. Le oscillazioni e gli sdoppiamenti del sé sembrano così predisporre ogni autrice alla revisione permanente del proprio stato di esule, ogni trama è riletta come drammatizzazione “visibile” di identità in transito.
(2018). Identità in transito: prove di riscrittura del sé nella memorialistica e narrativa femminile irano-americana . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/130129
Identità in transito: prove di riscrittura del sé nella memorialistica e narrativa femminile irano-americana
Valsecchi, Giulia
2018-01-01
Abstract
Negli anni che precedono e seguono la Rivoluzione Iraniana, l’esperienza delle restrizioni libertarie e delle esclusioni di genere motiva tentativi di fuga e riconquista di un’autodeterminazione. Le ondate migratorie, perlopiù verso Europa e Stati Uniti, lentamente erodono il calco delle censure, tramutando il primo esilio in patria in una condizione diasporica instabile, contrassegnata da “stati del tra” e prove confuse di (auto)definizione. Il lavoro di Giulia Valsecchi aspira ad abbattere una parete del “muro invisibile” sollevato attorno alle opere di alcune autrici iraniane espatriate – quali Azadeh Moaveni, Firoozeh Dumas, Nahid Rachlin e Porochista Khakpour – di differente retaggio e generazione. In linea con il pensiero brechtiano, che dà forma al teatro epico basato sullo straniamento, vengono presi in esame romanzi e memoirs con l’intento critico di considerare lo straniamento anzitutto come distanza d’osservazione tesa alla riscrittura identitaria. Le oscillazioni e gli sdoppiamenti del sé sembrano così predisporre ogni autrice alla revisione permanente del proprio stato di esule, ogni trama è riletta come drammatizzazione “visibile” di identità in transito.File | Dimensione del file | Formato | |
---|---|---|---|
CollanaSAFD_Volume2_2018.pdf
accesso aperto
Versione:
publisher's version - versione editoriale
Licenza:
Creative commons
Dimensione del file
2.03 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.03 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
Aisberg ©2008 Servizi bibliotecari, Università degli studi di Bergamo | Terms of use/Condizioni di utilizzo