In questo contributo, partendo dall’esempio di Facebook, spieghiamo il processo di valorizzazione al centro del capitalismo delle piattaforme, sottolineando la rilevanza del digital labour come fonte di valore economico per un numero sempre maggiore di imprese alimentate dai dati. L’obiettivo principale della Sezione 2 è la presentazione del modello di creazione di valore utilizzato da Facebook. Infatti, la società americana di servizi di social media online e social networking lanciata da Mark Zuckerberg rappresenta un esempio di piattaforma pubblicitaria in cui il valore si basa essenzialmente su un processo di espropriazione delle così dette life skills degli individui. Nel modo tradizionale, il capitalismo delle piattaforme ha a che fare principalmente con la soddisfazione di alcuni servizi rivolti ai consumatori e con la gestione dei settori legati alla logistica delle merci. Le industrie più colpite riguardano il settore terziario, anche se sono coinvolte in alcuni aspetti le industrie manifatturiere. Questa prospettiva sembra comune all’argomentazione di Nick Srnicek e al Report McKinsey sui big data. La loro analisi del capitalismo delle piattaforme non considera altre caratteristiche rilevanti del modello economico, in particolare il fatto che le attività umane sulle piattaforme Internet sono sempre più integrate con gli elementi digitali della comunicazione e del linguaggio, come sosteniamo nella Sezione 3. È quindi necessario chiarire la distinzione cruciale tra “labour” e “work” per proporre una definizione specifica di “digital labour”, come proponiamo nella Sezione 4 dopo aver discusso il concetto all’interno del dibattito marxiano. Ci riferiamo in particolare ai recenti contributi di Christian Fuchs e Sebastian Sevignani (2013) e Trebor Scholz (2017), mostrando la rilevanza della tendenza al divenire rendita del profitto proposta innanzitutto da Carlo Vercellone (2010). La sezione 5 conclude il saggio.
(2020). Il digital labour all’interno dell’economia delle piattaforme: il caso di Facebook . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/159858
Il digital labour all’interno dell’economia delle piattaforme: il caso di Facebook
Fumagalli, Andrea;Lucarelli, Stefano;Musolino, Elena;Rocchi, Giulia
2020-01-01
Abstract
In questo contributo, partendo dall’esempio di Facebook, spieghiamo il processo di valorizzazione al centro del capitalismo delle piattaforme, sottolineando la rilevanza del digital labour come fonte di valore economico per un numero sempre maggiore di imprese alimentate dai dati. L’obiettivo principale della Sezione 2 è la presentazione del modello di creazione di valore utilizzato da Facebook. Infatti, la società americana di servizi di social media online e social networking lanciata da Mark Zuckerberg rappresenta un esempio di piattaforma pubblicitaria in cui il valore si basa essenzialmente su un processo di espropriazione delle così dette life skills degli individui. Nel modo tradizionale, il capitalismo delle piattaforme ha a che fare principalmente con la soddisfazione di alcuni servizi rivolti ai consumatori e con la gestione dei settori legati alla logistica delle merci. Le industrie più colpite riguardano il settore terziario, anche se sono coinvolte in alcuni aspetti le industrie manifatturiere. Questa prospettiva sembra comune all’argomentazione di Nick Srnicek e al Report McKinsey sui big data. La loro analisi del capitalismo delle piattaforme non considera altre caratteristiche rilevanti del modello economico, in particolare il fatto che le attività umane sulle piattaforme Internet sono sempre più integrate con gli elementi digitali della comunicazione e del linguaggio, come sosteniamo nella Sezione 3. È quindi necessario chiarire la distinzione cruciale tra “labour” e “work” per proporre una definizione specifica di “digital labour”, come proponiamo nella Sezione 4 dopo aver discusso il concetto all’interno del dibattito marxiano. Ci riferiamo in particolare ai recenti contributi di Christian Fuchs e Sebastian Sevignani (2013) e Trebor Scholz (2017), mostrando la rilevanza della tendenza al divenire rendita del profitto proposta innanzitutto da Carlo Vercellone (2010). La sezione 5 conclude il saggio.File | Dimensione del file | Formato | |
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