Tra le responsabilità di un educatore sportivo vi è anche quella di istruire l’atleta all'esecuzione di un’azione motoria specifica, sia esso un fanciullo o un adulto. L’allenatore, quale educatore sportivo, stabilisce con il proprio atleta un linguaggio comune fatto di modi, di gesti e di parole condivise, un vero vocabolario comunicativo che si esprime in modi e tempi differenti: dimostra l’esercizio e lo descrive verbalmente usando, quasi sempre, una combinazione di entrambi queste modalità comunicative. In questo agire comune e quotidiano, espresso ed esperito a vari livelli, la domanda che bisognerebbe porsi è: conosciamo abbastanza l’efficacia di questi diversi strumenti di comunicazione tanto da avere contezza su quale preferire? e ancora, quando usare ciascuno o entrambi? e soprattutto, conosciamo davvero il peso che ciascuna di queste modalità ha sull'apprendimento motorio e sulla conseguente modificazione del comportamento motorio stesso? Per essere dei buoni allenatori, potrebbe non bastare dimostrare il “come fare” ma sarebbe opportuno far comprendere, interiorizzare e rendere personale il gesto motorio. Dovremmo sapere quindi, non solo quando e quanto la dimostrazione sia efficace ma anche quando e quanto gli altri modi di comunicare l’azione potrebbero costituire una strategia utile a migliorare l’apprendimento motorio. Gli stimoli verbali possono esserne un esempio. In particolare, le istruzioni verbali potrebbero costituire una modalità efficace, economica ed immediata, non solo di comunicazione ma anche di apprendimento, e questa volta non di un mero apprendimento per imitazione, come nel caso della dimostrazione, ma di un apprendimento per modellizzazione cosciente, cosciente, che quindi richiede l’attivazione di processi cognitivi, quali sono quelli legati al linguaggio verbale.
(2018). Istruzioni verbali & allenamento sportivo . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/159916
Istruzioni verbali & allenamento sportivo
Agosti, Valeria
2018-01-01
Abstract
Tra le responsabilità di un educatore sportivo vi è anche quella di istruire l’atleta all'esecuzione di un’azione motoria specifica, sia esso un fanciullo o un adulto. L’allenatore, quale educatore sportivo, stabilisce con il proprio atleta un linguaggio comune fatto di modi, di gesti e di parole condivise, un vero vocabolario comunicativo che si esprime in modi e tempi differenti: dimostra l’esercizio e lo descrive verbalmente usando, quasi sempre, una combinazione di entrambi queste modalità comunicative. In questo agire comune e quotidiano, espresso ed esperito a vari livelli, la domanda che bisognerebbe porsi è: conosciamo abbastanza l’efficacia di questi diversi strumenti di comunicazione tanto da avere contezza su quale preferire? e ancora, quando usare ciascuno o entrambi? e soprattutto, conosciamo davvero il peso che ciascuna di queste modalità ha sull'apprendimento motorio e sulla conseguente modificazione del comportamento motorio stesso? Per essere dei buoni allenatori, potrebbe non bastare dimostrare il “come fare” ma sarebbe opportuno far comprendere, interiorizzare e rendere personale il gesto motorio. Dovremmo sapere quindi, non solo quando e quanto la dimostrazione sia efficace ma anche quando e quanto gli altri modi di comunicare l’azione potrebbero costituire una strategia utile a migliorare l’apprendimento motorio. Gli stimoli verbali possono esserne un esempio. In particolare, le istruzioni verbali potrebbero costituire una modalità efficace, economica ed immediata, non solo di comunicazione ma anche di apprendimento, e questa volta non di un mero apprendimento per imitazione, come nel caso della dimostrazione, ma di un apprendimento per modellizzazione cosciente, cosciente, che quindi richiede l’attivazione di processi cognitivi, quali sono quelli legati al linguaggio verbale.File | Dimensione del file | Formato | |
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