La collaborazione è una pratica diffusa, universalmente agita e trasversale rispetto a età, genere, ceto e censo. È una dimensione specifica della condizione umana. È sufficiente assistere allo straordinario spettacolo di coordinamento e collaborazione che gli esseri umani riescono a realizzare nelle situazioni di pericolo o di catastrofe naturale, per capire che non può esistere organizzazione umana senza collaborazione. Si agisce insieme per compiere ciò che non si riuscirebbe a fare da soli. Questo legame originario tra collaborazione e condizione umana non è tuttavia riconducibile semplicemente a un’attività biologica, sebbene i mammiferi superiori non abbiano atteso l’uomo per collaborare. E nemmeno è una reazione psichica determinata fisiologicamente; la collaborazione è principalmente una funzione emergente nell’orizzonte delle interazioni sociali. L’uomo, collaborando, partecipa a qualcosa che oltrepassa l’istinto di conservazione o la selezione naturale, mette un senso nell’azione, ancora prima delle routine e delle consuetudini. Ogni azione collaborativa rivela qualcosa di nuovo nel corso di un’interazione sociale. Se riconosciamo un determinismo societario in questo principio attivo, allora diciamo troppo, se invece ci limitiamo a parlare di un istinto, non diciamo nulla. Comunque la si consideri, la collaborazione è un tratto specifico delle interazioni sociali. Non si collabora soltanto perché e vantaggioso, o per un tornaconto di qualunque genere (adattivo, terapeutico, formativo, economico ecc.), ma perché vi siamo predisposti, nel bene come nel male.
(2018). Luoghi e forme della collaborazione [edited special issue - curatela fascicolo rivista]. In STUDI DI SOCIOLOGIA. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/164446
Luoghi e forme della collaborazione
Tomelleri, S.
2018-01-01
Abstract
La collaborazione è una pratica diffusa, universalmente agita e trasversale rispetto a età, genere, ceto e censo. È una dimensione specifica della condizione umana. È sufficiente assistere allo straordinario spettacolo di coordinamento e collaborazione che gli esseri umani riescono a realizzare nelle situazioni di pericolo o di catastrofe naturale, per capire che non può esistere organizzazione umana senza collaborazione. Si agisce insieme per compiere ciò che non si riuscirebbe a fare da soli. Questo legame originario tra collaborazione e condizione umana non è tuttavia riconducibile semplicemente a un’attività biologica, sebbene i mammiferi superiori non abbiano atteso l’uomo per collaborare. E nemmeno è una reazione psichica determinata fisiologicamente; la collaborazione è principalmente una funzione emergente nell’orizzonte delle interazioni sociali. L’uomo, collaborando, partecipa a qualcosa che oltrepassa l’istinto di conservazione o la selezione naturale, mette un senso nell’azione, ancora prima delle routine e delle consuetudini. Ogni azione collaborativa rivela qualcosa di nuovo nel corso di un’interazione sociale. Se riconosciamo un determinismo societario in questo principio attivo, allora diciamo troppo, se invece ci limitiamo a parlare di un istinto, non diciamo nulla. Comunque la si consideri, la collaborazione è un tratto specifico delle interazioni sociali. Non si collabora soltanto perché e vantaggioso, o per un tornaconto di qualunque genere (adattivo, terapeutico, formativo, economico ecc.), ma perché vi siamo predisposti, nel bene come nel male.File | Dimensione del file | Formato | |
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