In 1149 Pope Eugene III asked the bishop of Havelberg, Anselm, for a work that presented the contents of some theological disputes that more than a decade earlier the same prelate had in Constantinople with Nicetas, the Greek archbishop of Nicomedia. Thus the bishop composed the Antikeimenon or Dialogi, where the memory of those discussions becomes the narrative frame of a complex theological argument according to which the history of salvation is based on the irreducible polarity between the unity and uniqueness of the Christian faith and the plurality of liturgical and institutional forms that that faith produces through time and space. Using both the Greek theological culture, known in the journey to Constantinople, as well as the doctrinal reflection of the schools of Latin Europe, marked by the teaching of figures such as Anselm of Canterbury and Peter Abelard, the author of the Antikeimenon not only makes a contribution to the dialogue between Rome and Constantinople, but he also takes part to the theological elaboration that characterizes the so-called “Renaissance of the 12th century”.
Nel 1149 Papa Eugenio III commissionò al vescovo di Havelberg, Anselmo, un’opera che presentasse i contenuti di alcune dispute teologiche che più di un decennio prima lo stesso prelato aveva sostenuto a Costantinopoli con Niceta, arcivescovo greco di Nicomedia. Così il vescovo redasse gli Antikeimenon o Dialogi, dove il ricordo di quelle discussioni diviene la cornice narrativa nella quale l’autore riversa una complessa argomentazione teologica secondo cui la storia della salvezza è imperniata sulla irriducibile polarità fra unità e unicità della fede cristiana e pluralità di forme liturgiche ed istituzionali che quella fede produce nel tempo e nello spazio. Servendosi tanto della cultura teologica greca, conosciuta nel viaggio a Costantinopoli, quanto della riflessione dottrinale delle scuole dell’Europa latina, segnate dall’insegnamento di figure come Anselmo di Canterbury e Pietro Abelardo, l’autore degli Antikeimenon fornisce non solo un contributo al dialogo fra Roma e Costantinopoli, ma prende anche parte all’elaborazione teologica che caratterizza la cosiddetta “Rinascita del XII secolo”.
(2020). La varietà della santa Chiesa. Unità di fede e pluralità di forme di vita cristiana in Anselmo di Havelberg . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/165541
La varietà della santa Chiesa. Unità di fede e pluralità di forme di vita cristiana in Anselmo di Havelberg
Saccenti, Riccardo
2020-01-01
Abstract
Nel 1149 Papa Eugenio III commissionò al vescovo di Havelberg, Anselmo, un’opera che presentasse i contenuti di alcune dispute teologiche che più di un decennio prima lo stesso prelato aveva sostenuto a Costantinopoli con Niceta, arcivescovo greco di Nicomedia. Così il vescovo redasse gli Antikeimenon o Dialogi, dove il ricordo di quelle discussioni diviene la cornice narrativa nella quale l’autore riversa una complessa argomentazione teologica secondo cui la storia della salvezza è imperniata sulla irriducibile polarità fra unità e unicità della fede cristiana e pluralità di forme liturgiche ed istituzionali che quella fede produce nel tempo e nello spazio. Servendosi tanto della cultura teologica greca, conosciuta nel viaggio a Costantinopoli, quanto della riflessione dottrinale delle scuole dell’Europa latina, segnate dall’insegnamento di figure come Anselmo di Canterbury e Pietro Abelardo, l’autore degli Antikeimenon fornisce non solo un contributo al dialogo fra Roma e Costantinopoli, ma prende anche parte all’elaborazione teologica che caratterizza la cosiddetta “Rinascita del XII secolo”.File | Dimensione del file | Formato | |
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