La trasmissione dei valori tra genitori e figli riveste un ruolo sociale di primaria importanza, essendo la condivisione e la continuità di valori tra le generazioni condizioni chiave per la stabilità della società (Trommsdorff, Mayer e Albert, 2004). La famiglia e il contesto sociale rappresentano le principali fonti nel processo di acquisizione dei valori da parte delle nuove generazioni. Pur riconosciuta a livello teorico, l’interazione tra appartenenza familiare e sociale è stata poco presa in considerazione dalla ricerca (Knafo e Schwartz, 2009): i pochi studi empirici sul tema sono in prevalenza volti a individuare quale fonte incida maggiormente sulle scelte valoriali dei singoli, supponendo un rapporto di “antagonismo” tra esse. Meno numerose sono le ricerche tese a indagare una specificità, nel senso di unicità, legata all’appartenenza familiare che si confronta, non necessariamente in opposizione, con il sociale. Quello della specificità dell’influenza è un tema caro agli studi sulle percezioni interpersonali, che hanno proposto varie strategie per una sua quantificazione. Tra queste strategie la più nota rimane quella di Kenny e Acitelli (1994), i quali hanno introdotto il concetto di effetto stereotipico: questo effetto si riferisce alla tendenza del soggetto a rispondere in un modo tipico, socialmente condiviso (è ciò che, ad esempio, accomuna nelle risposte un adolescente a un qualsiasi altro adolescente o un adulto a un qualsiasi altro adulto). Esso va distinto dal grado di similarità unica, che lega tra loro, nelle rispettive percezioni, due soggetti. Riletta con riferimento alla trasmissione dei valori, questa similarità unica potrebbe essere intesa come quell’eccedenza valoriale che la famiglia è in grado o meno di creare e di far sì che venga condivisa dai suoi membri. L’obiettivo generale del presente studio è quello di misurare la similarità, assunta quale indicatore degli esiti della trasmissione, tra le priorità valoriali di genitori e figli, distinguendo le due componenti (unica e stereotipica) che concorrono a determinarne l’entità. La prospettiva assunta è multigenerazionale: hanno infatti partecipato alla ricerca 381 famiglie, composte da un figlio adolescente (46.2% maschio; età media = 17.01 anni), dal padre e dalla madre; per 257 famiglie sono disponibili anche i dati dei nonni. Per la rilevazione dei valori personali è stato somministrato a ciascun soggetto il Portrait Values Questionnaire (PVQ) (Schwartz, 2005). Le analisi dei dati sono tuttora in corso.

(2010). La trasmissione dei valori in tre generazioni familiari: lo studio dell'effetto stereotipico . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/171046

La trasmissione dei valori in tre generazioni familiari: lo studio dell'effetto stereotipico

Barni, Daniela
2010-01-01

Abstract

La trasmissione dei valori tra genitori e figli riveste un ruolo sociale di primaria importanza, essendo la condivisione e la continuità di valori tra le generazioni condizioni chiave per la stabilità della società (Trommsdorff, Mayer e Albert, 2004). La famiglia e il contesto sociale rappresentano le principali fonti nel processo di acquisizione dei valori da parte delle nuove generazioni. Pur riconosciuta a livello teorico, l’interazione tra appartenenza familiare e sociale è stata poco presa in considerazione dalla ricerca (Knafo e Schwartz, 2009): i pochi studi empirici sul tema sono in prevalenza volti a individuare quale fonte incida maggiormente sulle scelte valoriali dei singoli, supponendo un rapporto di “antagonismo” tra esse. Meno numerose sono le ricerche tese a indagare una specificità, nel senso di unicità, legata all’appartenenza familiare che si confronta, non necessariamente in opposizione, con il sociale. Quello della specificità dell’influenza è un tema caro agli studi sulle percezioni interpersonali, che hanno proposto varie strategie per una sua quantificazione. Tra queste strategie la più nota rimane quella di Kenny e Acitelli (1994), i quali hanno introdotto il concetto di effetto stereotipico: questo effetto si riferisce alla tendenza del soggetto a rispondere in un modo tipico, socialmente condiviso (è ciò che, ad esempio, accomuna nelle risposte un adolescente a un qualsiasi altro adolescente o un adulto a un qualsiasi altro adulto). Esso va distinto dal grado di similarità unica, che lega tra loro, nelle rispettive percezioni, due soggetti. Riletta con riferimento alla trasmissione dei valori, questa similarità unica potrebbe essere intesa come quell’eccedenza valoriale che la famiglia è in grado o meno di creare e di far sì che venga condivisa dai suoi membri. L’obiettivo generale del presente studio è quello di misurare la similarità, assunta quale indicatore degli esiti della trasmissione, tra le priorità valoriali di genitori e figli, distinguendo le due componenti (unica e stereotipica) che concorrono a determinarne l’entità. La prospettiva assunta è multigenerazionale: hanno infatti partecipato alla ricerca 381 famiglie, composte da un figlio adolescente (46.2% maschio; età media = 17.01 anni), dal padre e dalla madre; per 257 famiglie sono disponibili anche i dati dei nonni. Per la rilevazione dei valori personali è stato somministrato a ciascun soggetto il Portrait Values Questionnaire (PVQ) (Schwartz, 2005). Le analisi dei dati sono tuttora in corso.
2010
Ranieri, Sonia; Barni, Daniela
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