Negli ultimi anni, la stereolitografia (SLA), una tecnologia innovativa di stampa 3D, è diventata molto popolare grazie alla capacità di realizzare oggetti con geometria personalizzata, caratterizzati da un’elevata precisione, isotropia e finitura superficiale, con una vasta gamma di materiali. Attraverso questa tecnica, i componenti tridimensionali sono prodotti a partire direttamente da dati digitali elaborati da un software, impiegando adatti polimeri fotosensibili, solidificati tramite una sorgente UV, in presenza di un fotoiniziatore. I più comuni polimeri utilizzati commercialmente sono di origine fossile e tale circostanza sta stimolando la ricerca di valide alternative che rispondano alle sempre più pressanti richieste in termini di sostenibilità e basso impatto ambientale dei prodotti chimici. [1] I biopolimeri sono una classe relativamente nuova di materiali prodotti utilizzando una quota sempre maggiore di risorse rinnovabili e offrono caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità. Grazie all’ampia disponibilità ed ai costi di produzione relativamente bassi, i polimeri di origine naturale sono studiati per produrre un’ampia varietà di rivestimenti. Recenti studi hanno investigato utilizzo dell’olio di soia epossi-acrilato(AESO) per sviluppare un sistema bio per la stampa di strutture complesse.[2] I risultati hanno mostrato un’alta biodegradabilità, manifestando interessanti proprietà meccaniche nei manufatti ottenuti. Tuttavia, esiste ancora un numero limitato di studi sull'utilizzo di AESO per la stampa 3D. Pertanto, questo lavoro ha l'obiettivo di studiare ulteriormente l'uso di resine a base vegetale, per permettere un impiego sempre più diffuso dei polimeri da fonti rinnovabili nelle tecniche di manifattura additiva. I risultati hanno evidenziato la possibilità di utilizzare la combinazione di polimeri selezionati per avere il massimo contenuto bio-based possibile, pur mantenendo la viscosità abbastanza bassa da poter utilizzare la formulazione su qualsiasi stampante 3D standard a basso costo.
(2021). Studio e caratterizzazione di polimeri da fonti rinnovabili per stampa 3D . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/191594
Studio e caratterizzazione di polimeri da fonti rinnovabili per stampa 3D
Rosace, Giuseppe;Rosa, Raphael;
2021-01-01
Abstract
Negli ultimi anni, la stereolitografia (SLA), una tecnologia innovativa di stampa 3D, è diventata molto popolare grazie alla capacità di realizzare oggetti con geometria personalizzata, caratterizzati da un’elevata precisione, isotropia e finitura superficiale, con una vasta gamma di materiali. Attraverso questa tecnica, i componenti tridimensionali sono prodotti a partire direttamente da dati digitali elaborati da un software, impiegando adatti polimeri fotosensibili, solidificati tramite una sorgente UV, in presenza di un fotoiniziatore. I più comuni polimeri utilizzati commercialmente sono di origine fossile e tale circostanza sta stimolando la ricerca di valide alternative che rispondano alle sempre più pressanti richieste in termini di sostenibilità e basso impatto ambientale dei prodotti chimici. [1] I biopolimeri sono una classe relativamente nuova di materiali prodotti utilizzando una quota sempre maggiore di risorse rinnovabili e offrono caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità. Grazie all’ampia disponibilità ed ai costi di produzione relativamente bassi, i polimeri di origine naturale sono studiati per produrre un’ampia varietà di rivestimenti. Recenti studi hanno investigato utilizzo dell’olio di soia epossi-acrilato(AESO) per sviluppare un sistema bio per la stampa di strutture complesse.[2] I risultati hanno mostrato un’alta biodegradabilità, manifestando interessanti proprietà meccaniche nei manufatti ottenuti. Tuttavia, esiste ancora un numero limitato di studi sull'utilizzo di AESO per la stampa 3D. Pertanto, questo lavoro ha l'obiettivo di studiare ulteriormente l'uso di resine a base vegetale, per permettere un impiego sempre più diffuso dei polimeri da fonti rinnovabili nelle tecniche di manifattura additiva. I risultati hanno evidenziato la possibilità di utilizzare la combinazione di polimeri selezionati per avere il massimo contenuto bio-based possibile, pur mantenendo la viscosità abbastanza bassa da poter utilizzare la formulazione su qualsiasi stampante 3D standard a basso costo.File | Dimensione del file | Formato | |
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