Il volume analizza lo sviluppo storico dei fenomeni (prevalentemente sociolinguistici) che hanno favorito il processo di anglicizzazione dello Scots soprattutto dopo il Seicento, e in conseguenza dei quali molti parlanti hanno cercato di eliminare qualsiasi forma fonologica, lessicale e morfosintattica che potesse connotarsi come circoscritta sul piano della distribuzione geografica e/o sociale. Ciononostante, l’inglese parlato e scritto in Scozia non si è mai completamente uniformato alla varietà in uso nel sud dell’Inghilterra. Nella monografia in oggetto si prende dunque in considerazione il concetto di ‘scotticismo’ inteso come forma caratterizzante della varietà scozzese sul piano lessicale e morfo-sintattico, partendo da una disamina della situazione attuale e tracciandone in seguito le principali linee di sviluppo storiche. Particolare attenzione è prestata al diciottesimo secolo, periodo nel quale si assiste alla maggiore diffusione di grammatiche normative, e verso il termine del quale si assiste invece ad una rivalutazione del ‘vernacolo’ grazie all’impulso dato da nuovi atteggiamenti stilistici che dal piano letterario si estendono ad ambiti più generali. Per quanto riguarda la situazione nel diciannovesimo secolo, il ruolo dello Scots come marca di ‘antichità’, sia letterale che metaforica, è posto in relazione al suo uso in contesti umoristici. Ciò permette di collegare questo atteggiamento ad una verifica della situazione nel parlato contemporaneo, attraverso l’indagine di un corpus di conversazioni spontanee fra parlanti nativi raccolte nella seconda metà del ventesimo secolo. La visione globale del fenomeno porta a concludere che, sebbene alcuni elementi lessicali abbiano cambiato il loro status, da scotticismi da evitare a scotticismi più o meno palesi, la loro persistenza nell’uso quotidiano li connota come elementi dalla forte significatività semantica e stilistica.

Scotticisms in Grammar and Vocabulary. "Like Runes upon a Standin' Stane?"

DOSSENA, Marina
2005-01-01

Abstract

Il volume analizza lo sviluppo storico dei fenomeni (prevalentemente sociolinguistici) che hanno favorito il processo di anglicizzazione dello Scots soprattutto dopo il Seicento, e in conseguenza dei quali molti parlanti hanno cercato di eliminare qualsiasi forma fonologica, lessicale e morfosintattica che potesse connotarsi come circoscritta sul piano della distribuzione geografica e/o sociale. Ciononostante, l’inglese parlato e scritto in Scozia non si è mai completamente uniformato alla varietà in uso nel sud dell’Inghilterra. Nella monografia in oggetto si prende dunque in considerazione il concetto di ‘scotticismo’ inteso come forma caratterizzante della varietà scozzese sul piano lessicale e morfo-sintattico, partendo da una disamina della situazione attuale e tracciandone in seguito le principali linee di sviluppo storiche. Particolare attenzione è prestata al diciottesimo secolo, periodo nel quale si assiste alla maggiore diffusione di grammatiche normative, e verso il termine del quale si assiste invece ad una rivalutazione del ‘vernacolo’ grazie all’impulso dato da nuovi atteggiamenti stilistici che dal piano letterario si estendono ad ambiti più generali. Per quanto riguarda la situazione nel diciannovesimo secolo, il ruolo dello Scots come marca di ‘antichità’, sia letterale che metaforica, è posto in relazione al suo uso in contesti umoristici. Ciò permette di collegare questo atteggiamento ad una verifica della situazione nel parlato contemporaneo, attraverso l’indagine di un corpus di conversazioni spontanee fra parlanti nativi raccolte nella seconda metà del ventesimo secolo. La visione globale del fenomeno porta a concludere che, sebbene alcuni elementi lessicali abbiano cambiato il loro status, da scotticismi da evitare a scotticismi più o meno palesi, la loro persistenza nell’uso quotidiano li connota come elementi dalla forte significatività semantica e stilistica.
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2005
Dossena, Marina
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