Cooperative, Società di Mutuo Soccorso, fraternità corporative sono state fra le più antiche e più diffuse forme di organizzazione dei salariati. Hanno spesso preceduto e quasi sempre accompagnato i sindacati e le società che si proponevano, fra i loro scopi, di organizzare i conflitti e governare il mercato del lavoro. La loro storia si inserisce, d’altra parte, in una vicenda assai più complessa di quanto lascino supporre da una parte la storia dei sistemi di sicurezza sociale, dall’altra quella delle organizzazioni dei lavoratori e delle relazioni industriali. Il lettore è qui invitato a percorrere un excursus lungo il XIX secolo, con incursioni esemplificative nel XX secolo. Il volume invita a considerare relativamente fluide le rigide distinzioni fra istituti operai caratteristiche dell’età della II° Internazionale. Qualche esempio: fin dai tempi dell’associazionismo generalizzato dell’organisation du travail, le forme più concrete e anche più realistiche di “investimento” per i salariati e gli stessi artigiani erano quelle collettive; i patrons di una categoria hanno sovente denunciato in tribunale, nelle cause per coalition, l’uso di lavorare in fabbriche dove si rispettavano le tariffe e finanziare così, con quei guadagni, le casse per sostenere gli scioperanti. In seguito le cooperative serviranno anche a scopi analoghi, di finanziamento delle casse di resistenza per gli scioperi quando queste non erano adeguatamente alimentate da versamenti regolari. In questo percorso l’autrice si è imbattuta in vicende e interpretazioni già messe alla prova in un suo lavoro recente, dedicato alla formazione della classe operaia e al suo emergere dal brulichio indistinto della “questione sociale” nella Francia orléanista. Questa pluralità di significati che vengono attribuiti a pratiche modeste e non eversive – le “società, le istituzioni e le mense operaie” – hanno diviso persino lavoratori e teorici dell’organizzazione. Ma la stessa sovrapposizione contradittoria si è verificata, fra gruppi di lavoratori organizzati ed esponenti delle classi dirigenti che hanno cercato attraverso tali pratiche di realizzare una definitiva nazionalizzazione del mondo del lavoro, dove invece sempre nuove contraddizioni hanno potuto aprirsi ed esprimersi.
Cooperazione e mutualismo. Esperienze di integrazione e conflitto sociale in Europa fra Ottocento e Novecento
MERIGGI, Maria Grazia
2005-01-01
Abstract
Cooperative, Società di Mutuo Soccorso, fraternità corporative sono state fra le più antiche e più diffuse forme di organizzazione dei salariati. Hanno spesso preceduto e quasi sempre accompagnato i sindacati e le società che si proponevano, fra i loro scopi, di organizzare i conflitti e governare il mercato del lavoro. La loro storia si inserisce, d’altra parte, in una vicenda assai più complessa di quanto lascino supporre da una parte la storia dei sistemi di sicurezza sociale, dall’altra quella delle organizzazioni dei lavoratori e delle relazioni industriali. Il lettore è qui invitato a percorrere un excursus lungo il XIX secolo, con incursioni esemplificative nel XX secolo. Il volume invita a considerare relativamente fluide le rigide distinzioni fra istituti operai caratteristiche dell’età della II° Internazionale. Qualche esempio: fin dai tempi dell’associazionismo generalizzato dell’organisation du travail, le forme più concrete e anche più realistiche di “investimento” per i salariati e gli stessi artigiani erano quelle collettive; i patrons di una categoria hanno sovente denunciato in tribunale, nelle cause per coalition, l’uso di lavorare in fabbriche dove si rispettavano le tariffe e finanziare così, con quei guadagni, le casse per sostenere gli scioperanti. In seguito le cooperative serviranno anche a scopi analoghi, di finanziamento delle casse di resistenza per gli scioperi quando queste non erano adeguatamente alimentate da versamenti regolari. In questo percorso l’autrice si è imbattuta in vicende e interpretazioni già messe alla prova in un suo lavoro recente, dedicato alla formazione della classe operaia e al suo emergere dal brulichio indistinto della “questione sociale” nella Francia orléanista. Questa pluralità di significati che vengono attribuiti a pratiche modeste e non eversive – le “società, le istituzioni e le mense operaie” – hanno diviso persino lavoratori e teorici dell’organizzazione. Ma la stessa sovrapposizione contradittoria si è verificata, fra gruppi di lavoratori organizzati ed esponenti delle classi dirigenti che hanno cercato attraverso tali pratiche di realizzare una definitiva nazionalizzazione del mondo del lavoro, dove invece sempre nuove contraddizioni hanno potuto aprirsi ed esprimersi.Pubblicazioni consigliate
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