Questo lavoro propone un percorso di ricerca di fondamenti epistemologici per una prospettiva processuale, trasformativi e transdisciplinare della strategia. A questo scopo analizza paradigmi delle scienze naturali, sociali e del discorso che criticano il modernismo proponendosi come epistemologie del dopo modernismo. L’analisi della struttura concettuale di ciascuna epistemologia rivela modi particolari di intendere l’emergenza in una certa sfera del sapere, il rapporto tra continuità e trasformazione e il modo in cui ciascuna epistemologia costruisce barriere di incommensurabilità tra sfere del sapere. Questa analisi costituisce il punto di partenza di un confronto che, attraverso la critica all’incommensurabilità, cerca uno spazio per la mediazione tra prospettive. Il metodo di ricerca di questo lavoro può dirsi sperimentale perché si occupa di un tema che non ha riferimenti consolidati nella disciplina strategica. D’altra parte, le epistemologie considerate, essendo parziali, non danno risposte precostituite sui principi della mediazione tra scienze. Questo lavoro propone, in realtà, la stessa creazione di un’epistemologia della mediazione tra scienze. La sperimentazione, in particolare, consiste nel creare le condizioni di ricerca che permettono il manifestarsi dei fondamenti per una processualità trasformativa ed interdisciplinare. Queste condizioni sono determinate, in primo luogo, dalla scelta di analizzare e confrontare epistemologie del dopo modernismo di tutte le sfere del sapere, critiche del modernismo e attente alla questione dell’emergenza dei paradigmi e della novità. Fra queste condizioni rientra anche l’ordine in cui è analizzata ciascuna epistemologia. In generale, la natura sperimentale di questo lavoro si manifesta nel legame tra stadi del processo di ricerca e risultati di conoscenza. Questi risultati non hanno quindi alcuna pretesa di obiettività. Essi costituiscono piuttosto termini di attivazione del successivo processo di ricerca. La nostra proposta di innovare il paradigma strategico assume che l’accelerazione dei ritmi competitivi abbia messo in crisi la tradizione sulla strategia spostando sempre più insistentemente l’interesse delle imprese sulla domanda “Come emerge la strategia?”. L’idea di questo lavoro nasce dal fatto che nella letteratura pochi autori affrontano questa domanda da una prospettiva processuale che travalichi l’ambito di una singola sfera del sapere. Spesso gli studiosi di strategia affrontano questa domanda considerando solo alcuni aspetti della questione dell’emergenza, rimanendo nella maggior parte dei casi, entro l’approccio misto, all’oscuro della questione dell’incommensurabilità. I paradigmi che propongono sono quindi epistemologicamente incongruenti. Sostanzialmente, negli approcci misti è assente la riflessione sulla irriducibilità tra essere e divenire e tra epistemologia dell’oggetto ed epistemologia sociale. In ogni caso, la disciplina strategica appare sprovvista di principi adatti all’esplorazione dei processi in se stessi, piuttosto che nei loro effetti su cose, persone e situazioni ed è inconsapevole della questione della commensurabilità. L’emergenza della strategia pone al centro della questione strategica il divenire di processi trasformativi. In questo lavoro, l’analisi della decostruzione postmoderna, della teoria dei processi adattivi complessi, dell’epistemologia sociale di Herbert Mead e dell’antropologia di Latour ha l’obiettivo di mettere a confronto differenti modi di concepire il divenire rapportandoli alla questione della creazione di una prospettiva interdisciplinare dell’emergenza della novità. Essendo parziale, ogni epistemologia, in se stessa, offre risposte inadeguate, comunque non immediatamente fruibili nella creazione di una prospettiva dell’emergenza trasformativa ed interdisciplinare. La loro analisi, però, permette di capire dove si origina la costruzione di barriere di incommensurabilità. In generale, la ricerca mostra che, pur dichiarandosi parte del dopo modernismo, queste epistemologie, a causa della loro stessa parzialità, restano inconsapevolmente nel modernismo.
Management e creazione della strategia. Il ruolo dei microprocessi nell'attivazione del cambiamento
LA ROCCA, Santa
2006-01-01
Abstract
Questo lavoro propone un percorso di ricerca di fondamenti epistemologici per una prospettiva processuale, trasformativi e transdisciplinare della strategia. A questo scopo analizza paradigmi delle scienze naturali, sociali e del discorso che criticano il modernismo proponendosi come epistemologie del dopo modernismo. L’analisi della struttura concettuale di ciascuna epistemologia rivela modi particolari di intendere l’emergenza in una certa sfera del sapere, il rapporto tra continuità e trasformazione e il modo in cui ciascuna epistemologia costruisce barriere di incommensurabilità tra sfere del sapere. Questa analisi costituisce il punto di partenza di un confronto che, attraverso la critica all’incommensurabilità, cerca uno spazio per la mediazione tra prospettive. Il metodo di ricerca di questo lavoro può dirsi sperimentale perché si occupa di un tema che non ha riferimenti consolidati nella disciplina strategica. D’altra parte, le epistemologie considerate, essendo parziali, non danno risposte precostituite sui principi della mediazione tra scienze. Questo lavoro propone, in realtà, la stessa creazione di un’epistemologia della mediazione tra scienze. La sperimentazione, in particolare, consiste nel creare le condizioni di ricerca che permettono il manifestarsi dei fondamenti per una processualità trasformativa ed interdisciplinare. Queste condizioni sono determinate, in primo luogo, dalla scelta di analizzare e confrontare epistemologie del dopo modernismo di tutte le sfere del sapere, critiche del modernismo e attente alla questione dell’emergenza dei paradigmi e della novità. Fra queste condizioni rientra anche l’ordine in cui è analizzata ciascuna epistemologia. In generale, la natura sperimentale di questo lavoro si manifesta nel legame tra stadi del processo di ricerca e risultati di conoscenza. Questi risultati non hanno quindi alcuna pretesa di obiettività. Essi costituiscono piuttosto termini di attivazione del successivo processo di ricerca. La nostra proposta di innovare il paradigma strategico assume che l’accelerazione dei ritmi competitivi abbia messo in crisi la tradizione sulla strategia spostando sempre più insistentemente l’interesse delle imprese sulla domanda “Come emerge la strategia?”. L’idea di questo lavoro nasce dal fatto che nella letteratura pochi autori affrontano questa domanda da una prospettiva processuale che travalichi l’ambito di una singola sfera del sapere. Spesso gli studiosi di strategia affrontano questa domanda considerando solo alcuni aspetti della questione dell’emergenza, rimanendo nella maggior parte dei casi, entro l’approccio misto, all’oscuro della questione dell’incommensurabilità. I paradigmi che propongono sono quindi epistemologicamente incongruenti. Sostanzialmente, negli approcci misti è assente la riflessione sulla irriducibilità tra essere e divenire e tra epistemologia dell’oggetto ed epistemologia sociale. In ogni caso, la disciplina strategica appare sprovvista di principi adatti all’esplorazione dei processi in se stessi, piuttosto che nei loro effetti su cose, persone e situazioni ed è inconsapevole della questione della commensurabilità. L’emergenza della strategia pone al centro della questione strategica il divenire di processi trasformativi. In questo lavoro, l’analisi della decostruzione postmoderna, della teoria dei processi adattivi complessi, dell’epistemologia sociale di Herbert Mead e dell’antropologia di Latour ha l’obiettivo di mettere a confronto differenti modi di concepire il divenire rapportandoli alla questione della creazione di una prospettiva interdisciplinare dell’emergenza della novità. Essendo parziale, ogni epistemologia, in se stessa, offre risposte inadeguate, comunque non immediatamente fruibili nella creazione di una prospettiva dell’emergenza trasformativa ed interdisciplinare. La loro analisi, però, permette di capire dove si origina la costruzione di barriere di incommensurabilità. In generale, la ricerca mostra che, pur dichiarandosi parte del dopo modernismo, queste epistemologie, a causa della loro stessa parzialità, restano inconsapevolmente nel modernismo.Pubblicazioni consigliate
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