Abbiamo sotto gli occhi, su scala planetaria, gli sviluppi di una preoccupante ed angosciante spirale di violenza distruttrice. Il terrore della violenza, che altro non è che distruzione della vita, getta ombre sul presente e fa della nostra epoca un età di angoscia. I terrorismi sembrano compagni di strada da cui non riusciamo a liberarci: il terrorismo suicida, cieco e insensato, dominato da ideologie di morte; e la guerra che, con la scusa di combattere il terrorismo, finisce per mimare e reiterare speculari pratiche di terrore, divenendo altrettanto cieca ed insensata. Ricominciare con Gandhi è la proposta di questo volume: perché abbiamo bisogno di intendere e praticare vie nuove, che non siano la distruttività, ma nemmeno la passiva sottomissione al predominio della violenza, in qualsiasi forma essa si presenti. Abbiamo bisogno di educarci alla nonviolenza. Alla scuola di Gandhi forse riusciremo ad uscire dagli ovvi miti cui ingenuamente continuiamo a inchinarci, sostenendo ciecamente l’impraticabilità della nonviolenza, pur desiderabile, e l’inevitabilità della violenza, pur teoricamente e verbalmente deprecabile. Ovvietà che paralizzano. Gandhi, “prigioniero della speranza”, ci svela che siamo chiamati ad agire, sapendo che non si sono tentati tutti i possibili se non si tenta, se non si pratica anche l’impossibile. E impossibile, utopica e inarrivabile oggi sembra ai più, purtoppo, la conversione dell’umanità alla nonviolenza. Una bella sfida educativa. Così, questo testo ha l’ambizione di far “toccare con mano” perché è vero quanto Giuliano Pontara afferma nella prefazione: «Una volta che si è incontrato Gandhi è difficile liberarsene». Del resto è proprio questo che probabilmente è accaduto all’autore, che vuole invitare a sua volta i lettori ad un incontro “significativo” con il Mahatma. Egli ci fornisce così una presentazione generale degli scritti di Gandhi, delle questioni relative alla interpretazione del suo pensiero e della sua azione, della sua formazione e delle relazioni fra oriente e occidente nella sua “identità plurale”, nonché un’esplorazione dei principi più importanti del pensiero e della vita di Gandhi: la nozione di ahimsa e satyagraha, l’azione diretta nonviolenta, il “programma costruttivo”, il Sarvodaya e lo Swaraj; l’idea del dharma e la “cultura del dovere” come prima radice. Vengono altresì presentati gli esiti di studi sul tema dell’istruzione e la formazione scolastica nella visione gandhiana, nonché sul pensiero economico gandhiano e sul concetto di “difesa nonviolenta”. Infine, il testo fornisce un’analisi dei testi gandhiani su alcuni temi particolarmente sensibili oggi, come quello del nazionalismo e del dialogo interculturale, del terrorismo e delle guerre terroristiche che ad esso pretendono di contrapporsi. Conclude l’opera una bibliografia aggiornata di quanto è apparso di Gandhi e su Gandhi in Italia.
Una forza che dà vita. Ricominciare con Gandhi in un'età di terrorismi
MANARA, Fulvio Cesare Pietro
2006-01-01
Abstract
Abbiamo sotto gli occhi, su scala planetaria, gli sviluppi di una preoccupante ed angosciante spirale di violenza distruttrice. Il terrore della violenza, che altro non è che distruzione della vita, getta ombre sul presente e fa della nostra epoca un età di angoscia. I terrorismi sembrano compagni di strada da cui non riusciamo a liberarci: il terrorismo suicida, cieco e insensato, dominato da ideologie di morte; e la guerra che, con la scusa di combattere il terrorismo, finisce per mimare e reiterare speculari pratiche di terrore, divenendo altrettanto cieca ed insensata. Ricominciare con Gandhi è la proposta di questo volume: perché abbiamo bisogno di intendere e praticare vie nuove, che non siano la distruttività, ma nemmeno la passiva sottomissione al predominio della violenza, in qualsiasi forma essa si presenti. Abbiamo bisogno di educarci alla nonviolenza. Alla scuola di Gandhi forse riusciremo ad uscire dagli ovvi miti cui ingenuamente continuiamo a inchinarci, sostenendo ciecamente l’impraticabilità della nonviolenza, pur desiderabile, e l’inevitabilità della violenza, pur teoricamente e verbalmente deprecabile. Ovvietà che paralizzano. Gandhi, “prigioniero della speranza”, ci svela che siamo chiamati ad agire, sapendo che non si sono tentati tutti i possibili se non si tenta, se non si pratica anche l’impossibile. E impossibile, utopica e inarrivabile oggi sembra ai più, purtoppo, la conversione dell’umanità alla nonviolenza. Una bella sfida educativa. Così, questo testo ha l’ambizione di far “toccare con mano” perché è vero quanto Giuliano Pontara afferma nella prefazione: «Una volta che si è incontrato Gandhi è difficile liberarsene». Del resto è proprio questo che probabilmente è accaduto all’autore, che vuole invitare a sua volta i lettori ad un incontro “significativo” con il Mahatma. Egli ci fornisce così una presentazione generale degli scritti di Gandhi, delle questioni relative alla interpretazione del suo pensiero e della sua azione, della sua formazione e delle relazioni fra oriente e occidente nella sua “identità plurale”, nonché un’esplorazione dei principi più importanti del pensiero e della vita di Gandhi: la nozione di ahimsa e satyagraha, l’azione diretta nonviolenta, il “programma costruttivo”, il Sarvodaya e lo Swaraj; l’idea del dharma e la “cultura del dovere” come prima radice. Vengono altresì presentati gli esiti di studi sul tema dell’istruzione e la formazione scolastica nella visione gandhiana, nonché sul pensiero economico gandhiano e sul concetto di “difesa nonviolenta”. Infine, il testo fornisce un’analisi dei testi gandhiani su alcuni temi particolarmente sensibili oggi, come quello del nazionalismo e del dialogo interculturale, del terrorismo e delle guerre terroristiche che ad esso pretendono di contrapporsi. Conclude l’opera una bibliografia aggiornata di quanto è apparso di Gandhi e su Gandhi in Italia.Pubblicazioni consigliate
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