Nel Cinquecento la radicale consapevolezza della complessità e della varietà intrinseche della scrittura epistolare conferma la lettera come strumento duttile, adatto anche all’elaborazione del pensiero teorico. Lo studio dei testi e delle prassi editoriali, tuttavia, induce a problematizzare il concetto di “duttilità” della lettera di Antico Regime e a domandarsi quanto pesi sulla sua definizione il filtro dell’osservatore odierno. Da qui, la necessità di indagare il rapporto formale e contenutistico tra il genere-lettera e la prosa “trattatistica”, analizzandolo su diverse direttrici di ricerca: le questioni di retorica (in particolare legate alle variazioni del codice delle lettere discorsive rispetto al “grado zero” della comunicazione familiare e privata); il modo in cui singoli autori affrontano uno stesso tema passando dalla prosa epistolare a opere di altro genere; i problemi editoriali derivanti dalla scelta dello strumento epistolare in contesto precettistico; le prassi esegetiche adatte a tale tipologia testuale, e le nuove prospettive per riproporle oggi. I casi di studio qui raccolti, distribuiti su un arco cronologico che dall’epistolografia umanistica quattrocentesca giunge fino al pieno Cinquecento, rispondono tanto all’esigenza di tentare uno studio che non trascuri l’eredità dei grandi carteggi umanistici (qui indagati da Cristiano Amendola e di Chiara Azzolini); quanto a quella di analizzare il dialogo tra il genere-lettera e le tipologie di fonti e modelli direttamente sui testi (come nei contributi di Daniele Manfredi per Cavalcanti, di Roberta De Noto per Aretino, di Giorgia Gallucci per Caro, di Michela Fantacci per Giovio, di Isabelle Gigli Cervi per Beccadelli, di Nicolò Magnani per Ruscelli, e infine di Francesco Amendola per Bembo e Fracastoro). La varietà di argomenti e di generi “di contatto” offerta dai saggi consente così non solo di sondare le diverse declinazioni di tale dialogo, ma anche di presentare alcune prime prove pratiche di analisi ecdotiche in continua tensione tra alta specificità dei materiali e teoresi.

(2021). Oltre i «termini» della lettera. Pratiche di dissertazione nelle corrispondenze tra Quattro e Cinquecento [edited book - curatela]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/202745

Oltre i «termini» della lettera. Pratiche di dissertazione nelle corrispondenze tra Quattro e Cinquecento

Olivadese, Elisabetta
2021-01-01

Abstract

Nel Cinquecento la radicale consapevolezza della complessità e della varietà intrinseche della scrittura epistolare conferma la lettera come strumento duttile, adatto anche all’elaborazione del pensiero teorico. Lo studio dei testi e delle prassi editoriali, tuttavia, induce a problematizzare il concetto di “duttilità” della lettera di Antico Regime e a domandarsi quanto pesi sulla sua definizione il filtro dell’osservatore odierno. Da qui, la necessità di indagare il rapporto formale e contenutistico tra il genere-lettera e la prosa “trattatistica”, analizzandolo su diverse direttrici di ricerca: le questioni di retorica (in particolare legate alle variazioni del codice delle lettere discorsive rispetto al “grado zero” della comunicazione familiare e privata); il modo in cui singoli autori affrontano uno stesso tema passando dalla prosa epistolare a opere di altro genere; i problemi editoriali derivanti dalla scelta dello strumento epistolare in contesto precettistico; le prassi esegetiche adatte a tale tipologia testuale, e le nuove prospettive per riproporle oggi. I casi di studio qui raccolti, distribuiti su un arco cronologico che dall’epistolografia umanistica quattrocentesca giunge fino al pieno Cinquecento, rispondono tanto all’esigenza di tentare uno studio che non trascuri l’eredità dei grandi carteggi umanistici (qui indagati da Cristiano Amendola e di Chiara Azzolini); quanto a quella di analizzare il dialogo tra il genere-lettera e le tipologie di fonti e modelli direttamente sui testi (come nei contributi di Daniele Manfredi per Cavalcanti, di Roberta De Noto per Aretino, di Giorgia Gallucci per Caro, di Michela Fantacci per Giovio, di Isabelle Gigli Cervi per Beccadelli, di Nicolò Magnani per Ruscelli, e infine di Francesco Amendola per Bembo e Fracastoro). La varietà di argomenti e di generi “di contatto” offerta dai saggi consente così non solo di sondare le diverse declinazioni di tale dialogo, ma anche di presentare alcune prime prove pratiche di analisi ecdotiche in continua tensione tra alta specificità dei materiali e teoresi.
curatela (libro)
2021
Liguori, Marianna; Olivadese, Elisabetta
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