Il prodotto rispecchia la riflessione sviluppata dall’Autore per definire la valutazione come strategia educativa e formativa nell’intero arco dei dodici anni dell’esercizio del diritto/dovere sociale e civile all’istruzione e formazione di qualità e per tutto l’arco della vita ai fini della maturazione delle competenze previste dai Profili educativi, culturali e professionali del Primo e del Secondo ciclo, per la scelta a conclusione del Primo ciclo e per l’orientamento professionale e lavorativo. Innanzi tutto, il prodotto scandaglia l’antinomia fra educazione e valutazione e mette in discussione l’enfasi posta sulla valutazione dei processi e dei risultati di maturazione delle persone e l’ossessione quantofrenica della valutazione di ‘profitto’. Ottica prestazionale e cottimistica con cui, al massimo, è possibile ‘verniciarsi di formule imparate’ (Platone, Lettera VII 340 d). Tuttavia, benché sia dimostrato come non possa esserci educazione se si è tiranneggiati dalla funzionalità e dall’efficienza, dal tempo e dalla concitazione dei risultati da raggiungere, oggi prevale la convinzione per cui senza valutazione, per di più numerica e in un processo proliferante che corre di volta in volta dalle istituzioni alle persone e viceversa, non ci sarebbe educazione di qualità assicurata a tutti e in grado di valorizzare ciascuno. Il problema pedagogico nasce quando l’educazione di ciascuno, quella della persona, è la riproposizione di quella di tutti, impersonale, identificata con processi di generalizzazione che producono solo uniformità, mentre per ogni scienza, ma soprattutto per la pedagogia, serve il ciascuno. Solo in un secondo tempo è possibile ragionare per e sul tutti: prima la persona, poi la società, prima viene l’educabilità di ciascuno che diventa educazione di ciascuno attraverso l’incontro con altri ciascuno e, solo dopo, vengono le istituzioni educative, che formalizzano queste relazioni e le strutturano per tutti. Infatti, ogni istituzione non è mai per il singolo, è, invece, sempre per quanto del ciascuno, decontestualizzato, è uguale all’altro. Ovviamente, si parla di un ‘prima’ e di un ‘dopo’ non in senso cronologico, ma logico, ontologico e deontologico, in modo coevolutivo secondo la dinamica del personale e dell’istituzionale. Altrimenti avremmo un impoverimento di tutti, privati del contributo creativo di ciascuno, e l’impoverimento di ciascuno, se l’educazione di ciascuno fosse ridotta all’educazione di tutti. Il prodotto individua, quindi, nella legge 53/2003, nel dlgs n.59/2004 e nel dlgs sul “Riordino dell’Istituto Nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione” elementi che fanno presupporre un ‘farsi carico’ delle problematiche precedentemente dicusse sia per la qualità complessiva degli apprendimenti, sia contro il rischio di logiche pesantemente selettive. Seguono l’analisi delle categorie pedagogiche di capacità/competenze, conoscenze/abilità per un governo dell’antinomia valutazione/educazione e la contestualizzazione del tema della valutazione nel passaggio da un sistema educativo burocratico e statalista, smantellato dalla legge 59/97, a un sistema poliarchico e sussidiario, mano a mano concretizzato dal Dpr. 275/99 (autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche) e dalle modifiche apportate al Titolo V della Costituzione (legge 3 del 18 ottobre 2001). Cambiamenti recepiti dalla riforma e dai suoi documenti: il Profilo e le Indicazioni nazionali, a partire dai principi costituzionali di sussidiarietà, solidarietà, equità e responsabilità, con esiti innovativi anche circa il sistema di valutazione interna (di singola scuola) ed esterna (nazionale). A questo punto della esposizione, il prodotto analizza la diffferenza fra standard di apprendimento (le competenze dei singoli allievi, compito delle scuole e dei docenti) e standard di prestazione del servizio, cioè i livelli essenziali delle prestazioni del servizio (dettati dalle Indicazioni e compito dello Stato), che le scuole pubbliche della Repubblica sono tenute in generale ad assicurare ai cittadini per mantenere l’unitarietà del sistema educativo nazionale di istruzione e di formazione, contro frammentazione e polarizzazione, e per consentire agli allievi di maturare in termini adatti alle loro età tutte le dimensioni tracciate nel Profilo. Nell’ultima parte, è approfondito il tema della valutazione interna o di istituto e della valutazione esterna o nazionale e sono analizzate le analogie e differenze fra valutazione interna ed esterna degli apprendimenti; infine è presentata una matrice per la certificazione delle competenze. Il prodotto si conclude con una riflessione sulla direzione del cambiamento in presenza della necessità, per il paese, di riforme coerenti e della esigenza di perfezionare e rendere sistematiche ed integrate la valutazione interna ed esterna degli apprendimenti e la valutazione di sistema.
Valutare tutti. Valutare ciascuno. Una prospettiva pedagogica
BERTAGNA, Giuseppe
2004-01-01
Abstract
Il prodotto rispecchia la riflessione sviluppata dall’Autore per definire la valutazione come strategia educativa e formativa nell’intero arco dei dodici anni dell’esercizio del diritto/dovere sociale e civile all’istruzione e formazione di qualità e per tutto l’arco della vita ai fini della maturazione delle competenze previste dai Profili educativi, culturali e professionali del Primo e del Secondo ciclo, per la scelta a conclusione del Primo ciclo e per l’orientamento professionale e lavorativo. Innanzi tutto, il prodotto scandaglia l’antinomia fra educazione e valutazione e mette in discussione l’enfasi posta sulla valutazione dei processi e dei risultati di maturazione delle persone e l’ossessione quantofrenica della valutazione di ‘profitto’. Ottica prestazionale e cottimistica con cui, al massimo, è possibile ‘verniciarsi di formule imparate’ (Platone, Lettera VII 340 d). Tuttavia, benché sia dimostrato come non possa esserci educazione se si è tiranneggiati dalla funzionalità e dall’efficienza, dal tempo e dalla concitazione dei risultati da raggiungere, oggi prevale la convinzione per cui senza valutazione, per di più numerica e in un processo proliferante che corre di volta in volta dalle istituzioni alle persone e viceversa, non ci sarebbe educazione di qualità assicurata a tutti e in grado di valorizzare ciascuno. Il problema pedagogico nasce quando l’educazione di ciascuno, quella della persona, è la riproposizione di quella di tutti, impersonale, identificata con processi di generalizzazione che producono solo uniformità, mentre per ogni scienza, ma soprattutto per la pedagogia, serve il ciascuno. Solo in un secondo tempo è possibile ragionare per e sul tutti: prima la persona, poi la società, prima viene l’educabilità di ciascuno che diventa educazione di ciascuno attraverso l’incontro con altri ciascuno e, solo dopo, vengono le istituzioni educative, che formalizzano queste relazioni e le strutturano per tutti. Infatti, ogni istituzione non è mai per il singolo, è, invece, sempre per quanto del ciascuno, decontestualizzato, è uguale all’altro. Ovviamente, si parla di un ‘prima’ e di un ‘dopo’ non in senso cronologico, ma logico, ontologico e deontologico, in modo coevolutivo secondo la dinamica del personale e dell’istituzionale. Altrimenti avremmo un impoverimento di tutti, privati del contributo creativo di ciascuno, e l’impoverimento di ciascuno, se l’educazione di ciascuno fosse ridotta all’educazione di tutti. Il prodotto individua, quindi, nella legge 53/2003, nel dlgs n.59/2004 e nel dlgs sul “Riordino dell’Istituto Nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione” elementi che fanno presupporre un ‘farsi carico’ delle problematiche precedentemente dicusse sia per la qualità complessiva degli apprendimenti, sia contro il rischio di logiche pesantemente selettive. Seguono l’analisi delle categorie pedagogiche di capacità/competenze, conoscenze/abilità per un governo dell’antinomia valutazione/educazione e la contestualizzazione del tema della valutazione nel passaggio da un sistema educativo burocratico e statalista, smantellato dalla legge 59/97, a un sistema poliarchico e sussidiario, mano a mano concretizzato dal Dpr. 275/99 (autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche) e dalle modifiche apportate al Titolo V della Costituzione (legge 3 del 18 ottobre 2001). Cambiamenti recepiti dalla riforma e dai suoi documenti: il Profilo e le Indicazioni nazionali, a partire dai principi costituzionali di sussidiarietà, solidarietà, equità e responsabilità, con esiti innovativi anche circa il sistema di valutazione interna (di singola scuola) ed esterna (nazionale). A questo punto della esposizione, il prodotto analizza la diffferenza fra standard di apprendimento (le competenze dei singoli allievi, compito delle scuole e dei docenti) e standard di prestazione del servizio, cioè i livelli essenziali delle prestazioni del servizio (dettati dalle Indicazioni e compito dello Stato), che le scuole pubbliche della Repubblica sono tenute in generale ad assicurare ai cittadini per mantenere l’unitarietà del sistema educativo nazionale di istruzione e di formazione, contro frammentazione e polarizzazione, e per consentire agli allievi di maturare in termini adatti alle loro età tutte le dimensioni tracciate nel Profilo. Nell’ultima parte, è approfondito il tema della valutazione interna o di istituto e della valutazione esterna o nazionale e sono analizzate le analogie e differenze fra valutazione interna ed esterna degli apprendimenti; infine è presentata una matrice per la certificazione delle competenze. Il prodotto si conclude con una riflessione sulla direzione del cambiamento in presenza della necessità, per il paese, di riforme coerenti e della esigenza di perfezionare e rendere sistematiche ed integrate la valutazione interna ed esterna degli apprendimenti e la valutazione di sistema.Pubblicazioni consigliate
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