I margini urbani si sono andati definendo per negazione, come luogo dell’assenza (di storia, di regole, di significato, di qualità, di identità) o come contesti della perdita dove la città smarrisce limiti, forma e coerenza dei propri tessuti. Eppure, la lettura geostorica ci restituisce una visione ben diversa. I sobborghi, luoghi della sperimentazione e dell’innovazione, trasudano positività e magnificenza. Fino al XIX secolo la visione del suburbio quale luogo ameno dalla marcata e specifica trama paesaggistica è costantemente sottolineato non solo nelle città europee (Ferlinghetti, 2021), ma anche per le frange statunitensi (Hayden, 2004). A partire dal Novecento tale interpretazione è stata sostituita da “sguardi esclusivamente critici sulle periferie” (Di Biagi, 2006) che hanno condizionato le narrazioni evocate per caratterizzare tali complessi ambiti. Dopo un richiamo geo-storico ai margini urbani di alcune città italiane il contributo si focalizzerà sulle potenzialità che nelle realtà italiane medio-piccole gli elementi identitari (storico-paesaggistici) e di qualità ambientale possono assumere nella pianificazione e nel governo della città prossima ventura, invertendo il classico approccio alle periferie. La perdita contemporanea di tali valori, spesso ancora diffusi, anche se frammentati e sommersi dall’alluvionamento dell’edificato, è dovuta più che a insensibilità, al venir meno della cultura dei luoghi (Turri, 2002) un tempo prerogativa degli sguardi più attenti. Verrà analizzato il caso delle frange urbane di Bergamo, che pur non esenti da problematicità, ha manifestato in ampi periodi del secondo novecento una particolare sensibilità alle fasce periferiche, sfociata in numerosi esiti positivi quali, ad esempio, l’istituzione del Parco Regionale dei Colli di Bergamo o la salvaguardia della corona periurbana collinare. Il contributo indagherà le cause sociali e politico-amministrative che hanno generato tali successi, verificherà il loro riflesso negli strumenti urbanistici, anche alla luce di tensioni territoriali, dovute alla pandemia, che stanno determinando nuove dinamiche foriere, oltre che di problematicità anche di nuove centralità per il margine. Si intenderà, infine, sottolineare l’importanza che i valori presenti nelle frange potranno assumere rispetto alle scelte da adottare per strutture insediative che in troppe occasioni sono state investite da atteggiamenti progettuali poco consapevoli della reale densità e complessità.
(2021). La centralità del margine, tra sguardi geo-storici, cultura dei luoghi e nuove prospettive di sviluppo per un progetto consapevole . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/203952
La centralità del margine, tra sguardi geo-storici, cultura dei luoghi e nuove prospettive di sviluppo per un progetto consapevole
Garda, Emanuele;Ferlinghetti, Renato
2021-01-01
Abstract
I margini urbani si sono andati definendo per negazione, come luogo dell’assenza (di storia, di regole, di significato, di qualità, di identità) o come contesti della perdita dove la città smarrisce limiti, forma e coerenza dei propri tessuti. Eppure, la lettura geostorica ci restituisce una visione ben diversa. I sobborghi, luoghi della sperimentazione e dell’innovazione, trasudano positività e magnificenza. Fino al XIX secolo la visione del suburbio quale luogo ameno dalla marcata e specifica trama paesaggistica è costantemente sottolineato non solo nelle città europee (Ferlinghetti, 2021), ma anche per le frange statunitensi (Hayden, 2004). A partire dal Novecento tale interpretazione è stata sostituita da “sguardi esclusivamente critici sulle periferie” (Di Biagi, 2006) che hanno condizionato le narrazioni evocate per caratterizzare tali complessi ambiti. Dopo un richiamo geo-storico ai margini urbani di alcune città italiane il contributo si focalizzerà sulle potenzialità che nelle realtà italiane medio-piccole gli elementi identitari (storico-paesaggistici) e di qualità ambientale possono assumere nella pianificazione e nel governo della città prossima ventura, invertendo il classico approccio alle periferie. La perdita contemporanea di tali valori, spesso ancora diffusi, anche se frammentati e sommersi dall’alluvionamento dell’edificato, è dovuta più che a insensibilità, al venir meno della cultura dei luoghi (Turri, 2002) un tempo prerogativa degli sguardi più attenti. Verrà analizzato il caso delle frange urbane di Bergamo, che pur non esenti da problematicità, ha manifestato in ampi periodi del secondo novecento una particolare sensibilità alle fasce periferiche, sfociata in numerosi esiti positivi quali, ad esempio, l’istituzione del Parco Regionale dei Colli di Bergamo o la salvaguardia della corona periurbana collinare. Il contributo indagherà le cause sociali e politico-amministrative che hanno generato tali successi, verificherà il loro riflesso negli strumenti urbanistici, anche alla luce di tensioni territoriali, dovute alla pandemia, che stanno determinando nuove dinamiche foriere, oltre che di problematicità anche di nuove centralità per il margine. Si intenderà, infine, sottolineare l’importanza che i valori presenti nelle frange potranno assumere rispetto alle scelte da adottare per strutture insediative che in troppe occasioni sono state investite da atteggiamenti progettuali poco consapevoli della reale densità e complessità.File | Dimensione del file | Formato | |
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