L’opera si rivolge agli studiosi di pedagogia e a tutti coloro che, a vario titolo, si interessano di educazione e di integrazione della diversità culturale. Affronta questa problematica non come una branca o una segmento della pedagogia generale, ma come vera e propria pedagogia primaria che si fa, ex se, interculturale perché risponde alle esigenze e alle domande di quanti ‘vivono insieme’ nella nostra società multietnica e multiculturale. Il compito prioritario della pedagogia e dell’educazione è individuato sia nella ricomposizione di mezzi e fini, fatti e valori, funzioni e senso, sia nella necessità di riappropriarsi dei concetti (universali) di responsabilità, cura, educazione e formazione. L’ancoraggio teorico del lavoro, a partire da una visione antropologica complessa (filosofica), si fonda su tre principi: la persona, posta al centro della riflessione interculturale; la dialettica fra il valore universale della dignità umana e la ricerca della pace; la convivenza civile intesa come ipotesi di ‘vita con sé e con l’altro da sé’, più articolata, per esempio, rispetto al solo concetto di cittadinanza (diritti e doveri) e più adatta a realizzare un’integrazione veramente umana. Impostazione che richiede come scelta imprescindibile per l’Occidente e per l’Europa quella di non smarrire la propria identità, presupposto per riconoscere e arricchire quella altrui. Non il ‘crogiuolo’ delle culture, ma l’incontro e lo scambio delle persone e delle loro appartenenze culturali. A tal fine, l’opera procede a uno scrutinio del maggior numero possibile delle posizioni e forme di integrazione interculturale, cercando di suscitare la riflessione su ciò che c’è e su ciò che manca in ciascuna, per una continua revisione e contaminazione delle posizioni proposte. L’idea di fondo è che, per evitare pericolosi autogol in una materia esplosiva, occorra un impegno attivo, scevro da radicalismi e accompagnato da costanti analisi. I primi quattro capitoli riguardano l'evoluzione dei termini ospite, straniero, nemico, la rilettura del concetto di Europa, l’anteriorità del concetto di persona rispetto a quello di cultura, gli scenari creati dai fenomeni della globalizzazione in relazione alla/alle identità e alle reciproche appartenenze. L'ultimo capitolo, restando aperto alla discussione critica, trae alcune conclusioni dalle considerazioni teoriche dei primi quattro e offre strumenti per la riflessione sia rispetto a ciò che, oggi, caratterizza gli studi e le azioni di integrazione interculturale, sia rispetto alle prospettive di soluzione dei problemi ancora irrisolti in Italia, in Europa e nel mondo circa il flusso dei popoli e le sue conseguenze pedagogiche, educative, sociali e politiche.

L'ospite pedagogico. Analisi di pedagogia interculturale

CANNAROZZO, Gregoria
2007-01-01

Abstract

L’opera si rivolge agli studiosi di pedagogia e a tutti coloro che, a vario titolo, si interessano di educazione e di integrazione della diversità culturale. Affronta questa problematica non come una branca o una segmento della pedagogia generale, ma come vera e propria pedagogia primaria che si fa, ex se, interculturale perché risponde alle esigenze e alle domande di quanti ‘vivono insieme’ nella nostra società multietnica e multiculturale. Il compito prioritario della pedagogia e dell’educazione è individuato sia nella ricomposizione di mezzi e fini, fatti e valori, funzioni e senso, sia nella necessità di riappropriarsi dei concetti (universali) di responsabilità, cura, educazione e formazione. L’ancoraggio teorico del lavoro, a partire da una visione antropologica complessa (filosofica), si fonda su tre principi: la persona, posta al centro della riflessione interculturale; la dialettica fra il valore universale della dignità umana e la ricerca della pace; la convivenza civile intesa come ipotesi di ‘vita con sé e con l’altro da sé’, più articolata, per esempio, rispetto al solo concetto di cittadinanza (diritti e doveri) e più adatta a realizzare un’integrazione veramente umana. Impostazione che richiede come scelta imprescindibile per l’Occidente e per l’Europa quella di non smarrire la propria identità, presupposto per riconoscere e arricchire quella altrui. Non il ‘crogiuolo’ delle culture, ma l’incontro e lo scambio delle persone e delle loro appartenenze culturali. A tal fine, l’opera procede a uno scrutinio del maggior numero possibile delle posizioni e forme di integrazione interculturale, cercando di suscitare la riflessione su ciò che c’è e su ciò che manca in ciascuna, per una continua revisione e contaminazione delle posizioni proposte. L’idea di fondo è che, per evitare pericolosi autogol in una materia esplosiva, occorra un impegno attivo, scevro da radicalismi e accompagnato da costanti analisi. I primi quattro capitoli riguardano l'evoluzione dei termini ospite, straniero, nemico, la rilettura del concetto di Europa, l’anteriorità del concetto di persona rispetto a quello di cultura, gli scenari creati dai fenomeni della globalizzazione in relazione alla/alle identità e alle reciproche appartenenze. L'ultimo capitolo, restando aperto alla discussione critica, trae alcune conclusioni dalle considerazioni teoriche dei primi quattro e offre strumenti per la riflessione sia rispetto a ciò che, oggi, caratterizza gli studi e le azioni di integrazione interculturale, sia rispetto alle prospettive di soluzione dei problemi ancora irrisolti in Italia, in Europa e nel mondo circa il flusso dei popoli e le sue conseguenze pedagogiche, educative, sociali e politiche.
book - libro
2007
Cannarozzo, Gregoria
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