Questo libro traccia la vicenda dell’opera dei pupi a Catania tra Ottocento e Novecento. Ricompone documenti coevi e testimonianze di un tempo non lontano, quando la tradizione viene meno, negata da trasformazioni sociali che non ne consentono la continuità con il passato. Da questa tela prendono forma con maggiore rilievo le storie di tre famiglie, i Crimi, i Grasso e i Napoli, protagoniste indiscusse dell’opira catanese: l’indagine si spinge dentro i loro teatrini, si insinua nel mistero che lega artefici, pupi e spettatori. La voce nascosta di parlatori e parlatrici, come i recitanti si chiamano, guida il lettore dietro il fondale, nel fiorire di un’arte severa e ardita, fatta di lunghe intese di gesti e sguardi, che ogni sera fanno nuova e inedita la storia rappresentata. Già Verga aveva colto la suggestione di quest’arcano dare voce al legno, a cavalieri duellanti e dame che palpitano, e l’aveva posta al centro di un documento letterario qui profondamente riconsiderato. Davanti, tutta la scena del teatro vivo catanese, di cui nel pieno Ottocento i teatrini dei pupi sono un laboratorio, per la gran parte ricostruito nel corso del volume: l’opira e i pupari con il loro altalenare fra successi e disfatte, con il loro guardare all’Italia unificata, al melodramma, ai grandi attori, ai modelli internazionali, alla commedia, alla farsa, al varietà. Interlocutori intelligenti, aperti a sperimentare, e pronti a raccogliere, accanto alla predilezione sapiente del popolo minuto, l’interesse di aristocratici, studenti, intellettuali, di quanti vogliono godere occasionalmente della magnificenza plebea dell’opira e di quanti intendono misurarsi personalmente con la recitazione su una pubblica scena. Pupi e attori, dunque: il mondo instabile di questi ultimi, dilettanti e professionisti di ogni genere e rango, a volta a volta per i pupari polo d’attrazione, speranza imprenditoriale, cimento interpretativo. Uno di loro soltanto compirà il gran salto, quel Giovanni Grasso attore celebrato e incompreso che tanta parte ha in questo libro, in una lettura originale della sua clamorosa vicenda di ex parlatore. Anche nella trascrizione commentata della conversazione con Italia Napoli, parlatrice da quasi sessant’anni, la voce che porge la storia interiore e materiale della famiglia di pupari viene esaltata e catturata per servirsene come chiave d’apertura di percorsi che per decenni hanno intrecciato indissolubilmente vita e teatro. Tante e tanto sfaccettate vicende e questioni si riflettono nell’affascinante struttura del volume, sorta di scatola cinese la cui apertura rivela un complesso eppure rigorosamente ordinato insieme di nuove conoscenze e nuove interpretazioni, in una peculiare mimesi di scrittura e storia narrata.
(2008). Pupi e attori ovvero l’opera dei pupi a Catania. Storia e documenti . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/21994
Pupi e attori ovvero l’opera dei pupi a Catania. Storia e documenti
Majorana, Bernadette
2008-01-01
Abstract
Questo libro traccia la vicenda dell’opera dei pupi a Catania tra Ottocento e Novecento. Ricompone documenti coevi e testimonianze di un tempo non lontano, quando la tradizione viene meno, negata da trasformazioni sociali che non ne consentono la continuità con il passato. Da questa tela prendono forma con maggiore rilievo le storie di tre famiglie, i Crimi, i Grasso e i Napoli, protagoniste indiscusse dell’opira catanese: l’indagine si spinge dentro i loro teatrini, si insinua nel mistero che lega artefici, pupi e spettatori. La voce nascosta di parlatori e parlatrici, come i recitanti si chiamano, guida il lettore dietro il fondale, nel fiorire di un’arte severa e ardita, fatta di lunghe intese di gesti e sguardi, che ogni sera fanno nuova e inedita la storia rappresentata. Già Verga aveva colto la suggestione di quest’arcano dare voce al legno, a cavalieri duellanti e dame che palpitano, e l’aveva posta al centro di un documento letterario qui profondamente riconsiderato. Davanti, tutta la scena del teatro vivo catanese, di cui nel pieno Ottocento i teatrini dei pupi sono un laboratorio, per la gran parte ricostruito nel corso del volume: l’opira e i pupari con il loro altalenare fra successi e disfatte, con il loro guardare all’Italia unificata, al melodramma, ai grandi attori, ai modelli internazionali, alla commedia, alla farsa, al varietà. Interlocutori intelligenti, aperti a sperimentare, e pronti a raccogliere, accanto alla predilezione sapiente del popolo minuto, l’interesse di aristocratici, studenti, intellettuali, di quanti vogliono godere occasionalmente della magnificenza plebea dell’opira e di quanti intendono misurarsi personalmente con la recitazione su una pubblica scena. Pupi e attori, dunque: il mondo instabile di questi ultimi, dilettanti e professionisti di ogni genere e rango, a volta a volta per i pupari polo d’attrazione, speranza imprenditoriale, cimento interpretativo. Uno di loro soltanto compirà il gran salto, quel Giovanni Grasso attore celebrato e incompreso che tanta parte ha in questo libro, in una lettura originale della sua clamorosa vicenda di ex parlatore. Anche nella trascrizione commentata della conversazione con Italia Napoli, parlatrice da quasi sessant’anni, la voce che porge la storia interiore e materiale della famiglia di pupari viene esaltata e catturata per servirsene come chiave d’apertura di percorsi che per decenni hanno intrecciato indissolubilmente vita e teatro. Tante e tanto sfaccettate vicende e questioni si riflettono nell’affascinante struttura del volume, sorta di scatola cinese la cui apertura rivela un complesso eppure rigorosamente ordinato insieme di nuove conoscenze e nuove interpretazioni, in una peculiare mimesi di scrittura e storia narrata.File | Dimensione del file | Formato | |
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