Profili critici della libera circolazione delle merci nel territorio doganale dell’Unione Europea

The purpose of the research is the analysis and the interpretation of the notion of customs union taking into consideration the European Union framework, mainly with respect to the Treaties and to the customs code currently in force (Regulation 952/2013). The research question is based on the issue of the potential development of the EU customs union, focusing on the notion of customs territory and on the principle of free circulation of goods inside the customs union area. Concerning the methodology, attention is mainly paid to the principles and institutes of customs law and tax law. The topic of the research is examinable contemplating a multilevel legal approach: national, supranational and international. Also, the research allows to use a legal-economic approach, as well as concepts and principles belonging to other branches of law (EU law, international trade law and transport law). In addition, analytical instruments derived from international economics and international trade management have been applied; a multidisciplinary approach has been adopted in order to better comprehend commercial and free-trade agreements between the EU and third Countries. Concerning the structure of the work, the main customs law institutes are presented in the first two chapters (Part I). Specifically, the first chapter concentrates on the analysis of customs duties and on the criteria to classify customs duties. In Chapter 2 the sources of customs law and the issue of the customs obligation are examined. In the same chapter the two-stage mechanism of importing goods in the EU customs territory is explained (release for free circulation and release for consumption). Part II consists of Chapter 3 and Chapter 4. The issues of the third chapter are the stages of the European integration process, giving attention to the establishment of a customs union in 1968 and to the creation of a single market assuring the free circulation of goods. The last chapter considers the characteristics and the possible development of the EU customs territory, taking into account that the customs territory does not match with either the political territory or the fiscal territory. In line with the results of the research, it comes out that the customs union is required to become more stable and solid by revising the EU customs legislation and adopting instruments to allow better cooperation among the customs authorities of the Member States. In this respect, it is necessary to highlight at least two features. The first one deals with the setback for the European integration process in consequence of the exit of the United Kingdom from the European Union. From 1957 (when the Treaties of Rome were signed) to 2016, no Member State had ever considered the application of Article 50 TEU pertaining to the voluntary and unilateral withdrawal. Furthermore, bearing in mind both a customs perspective and socio-political analysis, the exit of the United Kingdom has created (or recreated) a complex scenario in Northern Ireland. The second aspect concerns the opportunity of fragmenting and parceling out the majority of the phases of the manufacturing process on a global scale. In fact, the production is no longer associated with a local and regional perspective (e.g. the industrial districts during the 1990s). Thus, the European lawmaker might be persuaded into adjusting and innovating the customs legislation in accordance with the constant evolution and changes of the manufacturing systems, of logistics and of the movement of goods.

L’obiettivo della ricerca è l’analisi e l’interpretazione della nozione di unione doganale nel contesto dell’Unione Europea, in relazione ai Trattati e al Codice doganale attualmente vigente (Regolamento 952/2013). La domanda di ricerca si struttura attorno alla questione dei possibili sviluppi dell’unione doganale nella UE con riferimento alla nozione di territorio doganale e al principio di libera circolazione delle merci all’interno dello spazio doganale unionale. In merito al profilo metodologico si prendono primariamente in esame i principi e gli istituti del diritto doganale e del diritto tributario; tuttavia, essendo la materia della ricerca votata alla sovrapposizione di più piani giuridici (nazionale, unionale e internazionale) e aperta alla possibilità di utilizzare un approccio giuridico-economico, sono stati sia ripresi concetti e principi di altre branche del diritto, quali il diritto dell’Unione Europea, il diritto del commercio internazionale e il diritto dei trasporti, sia utilizzati strumenti analitici dell’economia internazionale e dell’economia degli scambi internazionali. Mediante un approccio multidisciplinare si è cercato di comprendere in maniera più ampia gli accordi economico-commerciali e di libero scambio tra l’UE e i Paesi terzi. Circa la struttura dell’elaborato, nei primi due capitoli (Parte I) vengono introdotti i principali istituti del diritto doganale. Il primo capitolo è dedicato allo studio dei dazi doganali e ai possibili criteri di classificazione dei dazi. Il Capitolo 2 prende in esame le fonti del diritto doganale e il tema dell’obbligazione doganale. Nel capitolo viene inoltre esplicitato il meccanismo bifase che caratterizza le operazioni di importazione nel territorio doganale della UE (immissione in libera pratica ed immissione in consumo). La Parte II è composta dai Capitoli 3 e 4. Nel terzo capitolo vengono esaminate le fasi del processo di integrazione europea; in particolare, viene dato rilievo all’istituzione di un’unione doganale nel 1968 e alla creazione di un mercato unico in cui è garantita la libera circolazione delle merci. Il quarto e ultimo capitolo è dedicato alle caratteristiche e ai possibili sviluppi del territorio doganale dell’UE, sulla base di una considerazione fondamentale: il territorio doganale non coincide né con il territorio politico, né con quello fiscale. Dalla ricerca emerge la necessità di dover rendere l’unione doganale più solida mediante una revisione della normativa doganale dell’UE e l’adozione di strumenti con cui garantire una maggiore cooperazione tra le autorità doganali dei Paesi membri. A questo proposito, almeno due sono gli aspetti da considerare. Il primo è relativo alla battuta d’arresto subita dal processo di integrazione europea a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Dal 1957 (anno della firma dei Trattati di Roma) fino al 2016, nessun Paese membro aveva mai valutato di ricorrere al meccanismo di recesso volontario e unilaterale, attualmente previsto dall’Articolo 50 del TUE. Inoltre, l’uscita del Regno Unito ha creato (o ricreato) uno scenario piuttosto complesso in Irlanda del Nord, sia dal punto di vista doganale sia in ambito politico-sociale. Il secondo aspetto fa riferimento alla possibilità di frammentare e parcellizzare molte delle fasi dei processi produttivi su scala globale; la produzione infatti non è più riconducibile solo ad una prospettiva locale o regionale, come poteva avvenire nel corso degli anni novanta con i distretti industriali. È quindi plausibile che il legislatore europeo verrà spinto ad adeguare la normativa doganale ai costanti e continui cambiamenti dei sistemi produttivi, della logistica e della movimentazione delle merci.