Cosa succede quando ai vertici di una stato patriarcale come l'Inghilterra della seconda metà del Cinquecento, c'è una donna? E se questa donna, il capo dello stato (paradosso perfino linguistico), rifiuta, contrariamente a quanto conduct books, omelie e la consuetudine prescrivono, il proprio "destino" femminile, che prevede matrimonio ed eredi legittimi, e rimane, nonostante i ripetuti amanti, simbolicamente "Virqin", anzi, per eccellenza, "Virgin Oueen", intessendo intorno alla sua figura una fitta rete di immagini e riferimenti mitici e incarnando, perfino nei discorsi e nel vestire, la sovversione e l'anomalia al cuore del potere? Succede che si apre, dell'immaginario del tempo, - ossessionato da ordine e gerarchia, alto e basso, impurità e femminilità da fuggire e riconosce come soggetto solo quello maschile, - una frattura fertile quanto insanabile, dando origine a uno dei periodi di maggiore trasformazione ed espansione per l'Europa moderna, di straordinaria produzione artistica, in cui il teatro di Londra, centrale e liminale quanto la regina (con il suo doppio statuto, o doppio corpo, politic e natural, maschile e femminile), raggiunge la massima espressione, con Shakespeare e gli autori suoi contemporanei. Il volume vuole rintracciare una "mappa" culturale in cui ritràtti della regina, suoi scritti e discorsi, emblemi, carte geografiche, rappresentazioni delle nuove terre e analisi di capolavori teatrali si intrecciano a discorsi storici e culturali (riguardanti ad esempio lo censura del tempo, l'abbigliamento, il giardino), nel tentativo di restituire, di un'epoca che ha portato alla fondazione dello stato-nazione inglese, alcune suggestioni, visive, mentali, creative, testuali.
(2009). I corpi di Elisabetta: sessualità, potere e poetica della cultura al tempo di Shakespeare . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/248556
I corpi di Elisabetta: sessualità, potere e poetica della cultura al tempo di Shakespeare
Mucci, Clara
2009-01-01
Abstract
Cosa succede quando ai vertici di una stato patriarcale come l'Inghilterra della seconda metà del Cinquecento, c'è una donna? E se questa donna, il capo dello stato (paradosso perfino linguistico), rifiuta, contrariamente a quanto conduct books, omelie e la consuetudine prescrivono, il proprio "destino" femminile, che prevede matrimonio ed eredi legittimi, e rimane, nonostante i ripetuti amanti, simbolicamente "Virqin", anzi, per eccellenza, "Virgin Oueen", intessendo intorno alla sua figura una fitta rete di immagini e riferimenti mitici e incarnando, perfino nei discorsi e nel vestire, la sovversione e l'anomalia al cuore del potere? Succede che si apre, dell'immaginario del tempo, - ossessionato da ordine e gerarchia, alto e basso, impurità e femminilità da fuggire e riconosce come soggetto solo quello maschile, - una frattura fertile quanto insanabile, dando origine a uno dei periodi di maggiore trasformazione ed espansione per l'Europa moderna, di straordinaria produzione artistica, in cui il teatro di Londra, centrale e liminale quanto la regina (con il suo doppio statuto, o doppio corpo, politic e natural, maschile e femminile), raggiunge la massima espressione, con Shakespeare e gli autori suoi contemporanei. Il volume vuole rintracciare una "mappa" culturale in cui ritràtti della regina, suoi scritti e discorsi, emblemi, carte geografiche, rappresentazioni delle nuove terre e analisi di capolavori teatrali si intrecciano a discorsi storici e culturali (riguardanti ad esempio lo censura del tempo, l'abbigliamento, il giardino), nel tentativo di restituire, di un'epoca che ha portato alla fondazione dello stato-nazione inglese, alcune suggestioni, visive, mentali, creative, testuali.File | Dimensione del file | Formato | |
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