Sia in Francia che, più recentemente, in Italia, i migranti provenienti dall’Africa Occidentale si sono messi in luce per la loro capacità di sfruttare le reti sociali transnazionali e di riuscire, in certe circostanze, a ricoprire un ruolo inedito di “attore di sviluppo” capace di ri-costruire socialmente, quando non economicamente, il paese di provenienza (Daum 1993; Stocchiero 2003). Per esempio, in un mondo caratterizzato dalla ristrutturazione dell’economia globale, le rimesse dei residenti all’estero risultano essenziali per l’economia nazionale di molti paesi africani. Questi investimenti assumono spesso una forma “localizzata”, indirizzandosi ai contesti più significativi dal punto di vista dei migranti: famiglia allargata, villaggio, quartiere e organizzazione religiosa di riferimento. Il processo con il quale si connette il contesto di approdo con quello di origine può acquisire una fisionomia “translocale”, con il coinvolgimento dei migranti in micro-progetti di cooperazione concepiti in Europa per essere implementati nel loro paese di origine (Grillo e Riccio 2004). Tali progetti coinvolgono enti locali, associazioni, ONG in entrambi i contesti con l’intento di creare una forma di co-sviluppo (Tarozzi 1999; Stocchiero 2003; Ceschi e Stocchiero 2006). In questa sede, con l’obiettivo di esplorare le potenzialità di sviluppo di una cooperazione decentrata capace di valorizzare il protagonismo dei migranti, si prenderanno in considerazione alcune esperienze di senegalesi e di ghanesi in Emilia Romagna. Entrambe queste comunità mostrano una diversa ma egualmente marcata predisposizione a mantenere i contatti con il paese di provenienza. Ciononostante, questa tendenza non è sempre foriera di progetti di cooperazione che coinvolgono anche gli attori istituzionali o associativi italiani (Riccio 2005). Dopo un quadro quantitativo che ne delinei anche la distribuzione sul territorio regionale, esploreremo le esperienze lavorative ed associative di entrambe le comunità, i loro rapporti con i diversi contesti locali provinciali, fornendo alcune esemplificazioni della loro transnazionalità nella vita quotidiana e discutendo alcuni casi di co-sviluppo già avviati.
(2006). Rapporto Territoriale sui migranti ghanesi e senegalesi in Emilia Romagna . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/262013
Rapporto Territoriale sui migranti ghanesi e senegalesi in Emilia Romagna
Pizzolati, Micol
2006-01-01
Abstract
Sia in Francia che, più recentemente, in Italia, i migranti provenienti dall’Africa Occidentale si sono messi in luce per la loro capacità di sfruttare le reti sociali transnazionali e di riuscire, in certe circostanze, a ricoprire un ruolo inedito di “attore di sviluppo” capace di ri-costruire socialmente, quando non economicamente, il paese di provenienza (Daum 1993; Stocchiero 2003). Per esempio, in un mondo caratterizzato dalla ristrutturazione dell’economia globale, le rimesse dei residenti all’estero risultano essenziali per l’economia nazionale di molti paesi africani. Questi investimenti assumono spesso una forma “localizzata”, indirizzandosi ai contesti più significativi dal punto di vista dei migranti: famiglia allargata, villaggio, quartiere e organizzazione religiosa di riferimento. Il processo con il quale si connette il contesto di approdo con quello di origine può acquisire una fisionomia “translocale”, con il coinvolgimento dei migranti in micro-progetti di cooperazione concepiti in Europa per essere implementati nel loro paese di origine (Grillo e Riccio 2004). Tali progetti coinvolgono enti locali, associazioni, ONG in entrambi i contesti con l’intento di creare una forma di co-sviluppo (Tarozzi 1999; Stocchiero 2003; Ceschi e Stocchiero 2006). In questa sede, con l’obiettivo di esplorare le potenzialità di sviluppo di una cooperazione decentrata capace di valorizzare il protagonismo dei migranti, si prenderanno in considerazione alcune esperienze di senegalesi e di ghanesi in Emilia Romagna. Entrambe queste comunità mostrano una diversa ma egualmente marcata predisposizione a mantenere i contatti con il paese di provenienza. Ciononostante, questa tendenza non è sempre foriera di progetti di cooperazione che coinvolgono anche gli attori istituzionali o associativi italiani (Riccio 2005). Dopo un quadro quantitativo che ne delinei anche la distribuzione sul territorio regionale, esploreremo le esperienze lavorative ed associative di entrambe le comunità, i loro rapporti con i diversi contesti locali provinciali, fornendo alcune esemplificazioni della loro transnazionalità nella vita quotidiana e discutendo alcuni casi di co-sviluppo già avviati.File | Dimensione del file | Formato | |
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