Costruzioni identitarie nell'opera di Miyazaki Hayao, tra postumanesimo, ecocritica e nostalgia

This thesis focuses on the identity constructions of the characters in Miyazaki Hayao’s works, from the more rigid and static ones, based on a proprietary and dichotomous viewpoint, to the more flexible and dynamic ones, linked to a deconstructive and post-humanist horizon, which are articulated around a complex and changing conception of time and memory. The first part analyses the topic using some concepts of contemporary posthumanism and ecocriticism as an interpretative tool, in particular Donna Haraway’s sympoiesis, Karen Barad’s intra-action and networks and actants in Bruno Latour’s Actor-Network Theory. The thesis starts from the rigidity of some characters, who conceive of humanity, technology and nature as dichotomous poles, and passes through the mediating and deconstructive action of others, who try to overcome these divisions. In the end comes to a reflection on complex and relational identities, understood as shifting networks of biological data, personal decisions, conscious and unconscious desires, relationships and hybridisations. The second part analyses the role in identity constructions of various types of nostalgia, from those linked to the present as described by Fredric Jameson, to those directed towards the future as indicated by Fabio Cleto and Paolo Jedlowski, to those for the past as identified by Svetlana Boym. It is thus shown how nostalgia is not limited to melancholic, reactionary, elegiac or escapist uses, generating rigid and static identities, but how it is also a useful resource for flexible and complex identities to find a balance between solidity and openness to change. In fact, it can also be a springboard towards the redemption of the past, as understood by Walter Benjamin, in a dynamic conception of memory and complex conception of time, deriving above all from the studies of Paul Ricœur and Gilles Deleuze.

La tesi pone al centro le costruzioni identitarie dei personaggi delle opere di Miyazaki Hayao, da quelle più rigide e statiche, basate su un’ottica proprietaria e dicotomica, a quelle più flessibili e dinamiche, legate a un orizzonte decostruttivo e postumanista, che si articolano attorno a una concezione complessa e mutevole del tempo e della memoria. La prima parte analizza il tema utilizzando come strumento interpretativo alcuni concetti del postumanesimo e dell’ecocritica contemporanei, in particolare quelli di simpoiesi di Donna Haraway, di intra-action di Karen Barad e di rete e attanti della Actor-Network Theory di Bruno Latour. Partendo dalla rigidità di alcuni personaggi, che concepiscono umanità, tecnologia e natura come poli dicotomici, passando attraverso l’azione mediatrice e decostruttiva di altri, che provano a superare queste divisioni, l’analisi arriva a riflettere sulle identità complesse e relazionali, intese come reti mutevoli di dati biologici, decisioni personali, desideri consci e inconsci, relazioni e ibridazioni. La seconda parte analizza il ruolo nelle costruzioni identitarie di varie tipologie di nostalgia, da quelle legate al presente descritte da Fredric Jameson, a quelle che si rivolgono al futuro indicate da Fabio Cleto e Paolo Jedlowski, fino a quelle per il passato identificate da Svetlana Boym. Si mostra così come la nostalgia non si limiti a usi melanconici, reazionari, elegiaci o escapisti, generando identità rigide e statiche, ma come essa sia una risorsa utile anche alle identità flessibili e complesse per trovare un punto di equilibrio tra solidità e apertura al cambiamento. Essa, infatti, può anche essere una spinta verso la redenzione del passato, per come intesa da Walter Benjamin, in una concezione dinamica della memoria e complessa del tempo, derivante soprattutto dagli studi di Paul Ricœur e Gilles Deleuze.