Il libro rappresenta un contributo significativo al campo delle Scienze Motorie e Sportive, offrendo una prospettiva unica e rigorosa sul ruolo dell’allenatore e dell’atleta nel contesto sportivo contemporaneo. L’opera si distingue per la sua visione olistica dello sport, ponendo al centro non più l’attività, ma la persona, l’atleta. L’attenzione si sposta su chi pratica sport, sulle sue capacità espressive, sul corpo in performance. L’allenatore non è più addestratore, bensì un educatore, un facilitatore di apprendimento, colui che supporta l’atleta nel trovare la sua strada in un percorso eterogeneo e verso obiettivi, a volte sportivi, a volte trasposti nella vita quotidiana, tenendo conto delle personali esigenze e necessità dei singoli atleti e delle singole atlete in un’ottica di personalizzazione del progetto educativo. Il libro offre una riflessione profonda sul ruolo dell’allenamento come processo educativo e pedagogico, come opportunità di crescita della persona/atleta sia da un punto di vista fisico sia cognitivo, come opportunità di insegnamento per la persona/allenatore. Inoltre, l’autore propone un approccio pedagogico al movimento e all’apprendimento sportivo che valorizza la complessità e l’interdipendenza delle sue componenti. In particolare, l’opera si concentra sul rugby femminile, un contesto sportivo che negli ultimi anni ha visto una crescita di interesse e che richiede figure tecniche con conoscenze, abilità e competenze evolute in grado di identificare le esigenze e le necessità delle atlete. Il libro non si limita a trattare aspetti tecnici, ma si propone come strumento per la comprensione della relazione tra l’aspetto educativo-pedagogico e quello biologico-fisiologico in questo particolare panorama. Il rugby femminile e lo sport femminile, più in generale, non vanno intesi come una copia immutabile del corrispettivo maschile, bensì devono prevedere un metodo che muta e si adatta accogliendo le esigenze biopsicosociali delle partecipanti.
(2024). La persona, lo sport, l'allenamento. Riflessioni per un progetto educativo nel rugby femminile . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/271570
La persona, lo sport, l'allenamento. Riflessioni per un progetto educativo nel rugby femminile
Cudicio, Alessandro
2024-01-01
Abstract
Il libro rappresenta un contributo significativo al campo delle Scienze Motorie e Sportive, offrendo una prospettiva unica e rigorosa sul ruolo dell’allenatore e dell’atleta nel contesto sportivo contemporaneo. L’opera si distingue per la sua visione olistica dello sport, ponendo al centro non più l’attività, ma la persona, l’atleta. L’attenzione si sposta su chi pratica sport, sulle sue capacità espressive, sul corpo in performance. L’allenatore non è più addestratore, bensì un educatore, un facilitatore di apprendimento, colui che supporta l’atleta nel trovare la sua strada in un percorso eterogeneo e verso obiettivi, a volte sportivi, a volte trasposti nella vita quotidiana, tenendo conto delle personali esigenze e necessità dei singoli atleti e delle singole atlete in un’ottica di personalizzazione del progetto educativo. Il libro offre una riflessione profonda sul ruolo dell’allenamento come processo educativo e pedagogico, come opportunità di crescita della persona/atleta sia da un punto di vista fisico sia cognitivo, come opportunità di insegnamento per la persona/allenatore. Inoltre, l’autore propone un approccio pedagogico al movimento e all’apprendimento sportivo che valorizza la complessità e l’interdipendenza delle sue componenti. In particolare, l’opera si concentra sul rugby femminile, un contesto sportivo che negli ultimi anni ha visto una crescita di interesse e che richiede figure tecniche con conoscenze, abilità e competenze evolute in grado di identificare le esigenze e le necessità delle atlete. Il libro non si limita a trattare aspetti tecnici, ma si propone come strumento per la comprensione della relazione tra l’aspetto educativo-pedagogico e quello biologico-fisiologico in questo particolare panorama. Il rugby femminile e lo sport femminile, più in generale, non vanno intesi come una copia immutabile del corrispettivo maschile, bensì devono prevedere un metodo che muta e si adatta accogliendo le esigenze biopsicosociali delle partecipanti.File | Dimensione del file | Formato | |
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