Il saggio critico di Alberto Comparini, nato dall’impegnativa rielaborazione e dall’arricchimento della tesi di laurea in Lettere Moderne dell’autore stesso, mira a dissipare la nebbia dell’obscurisme che rischia di interdire la lettura e la comprensione di quello che, forse, è il textus poetico più complesso (e affascinante) del Novecento italiano: Iride, di Eugenio Montale. Attraverso un’analisi ermeneutica, attenta al significante non meno che al significato, il testo montaliano viene sviscerato (ma mai violentato) con straordinaria scaltrezza, assumendo una colorazione che mira a renderlo imprescindibile microtesto di partenza per la comprensione di quel macrotesto che è La bufera e altro. Attingendo all’intramontabile letteratura classica, adottando in parte un paradigma «vitanovesco» e muovendosi alla luce della filosofia otto-novecentesca, l’autore si propone di obiettivare le semie nascoste dietro versi «sognati» e poi «trascritti», provando, e riuscendo, a decifrare il mistero religioso, teologoico e teogonale, che domina Iride. Lo studio della lirica inoltre, in omaggio all’intentio lectoris e all’inarrestabile gioco di corrispondenze che da sempre e per sempre si produrrà tra textus e textus, si propone altresì di portare all’attenzione del fruitore l’insolita quanto solida liason tra Iride e Alcesti, l’eroina euripidea sacrificatasi per amore del marito Admeto: il fine dell’autore è quello di dimostrare la perfetta coincidenza tra il sacrificio della fanciulla del mito e quello Iride, illuminando ed accomunando i due gesti estremi alla calda luce dell’agàpe classico.

(2014). Iride. L'Alcesti di Montale . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/278152

Iride. L'Alcesti di Montale

Comparini, Alberto
2014-01-01

Abstract

Il saggio critico di Alberto Comparini, nato dall’impegnativa rielaborazione e dall’arricchimento della tesi di laurea in Lettere Moderne dell’autore stesso, mira a dissipare la nebbia dell’obscurisme che rischia di interdire la lettura e la comprensione di quello che, forse, è il textus poetico più complesso (e affascinante) del Novecento italiano: Iride, di Eugenio Montale. Attraverso un’analisi ermeneutica, attenta al significante non meno che al significato, il testo montaliano viene sviscerato (ma mai violentato) con straordinaria scaltrezza, assumendo una colorazione che mira a renderlo imprescindibile microtesto di partenza per la comprensione di quel macrotesto che è La bufera e altro. Attingendo all’intramontabile letteratura classica, adottando in parte un paradigma «vitanovesco» e muovendosi alla luce della filosofia otto-novecentesca, l’autore si propone di obiettivare le semie nascoste dietro versi «sognati» e poi «trascritti», provando, e riuscendo, a decifrare il mistero religioso, teologoico e teogonale, che domina Iride. Lo studio della lirica inoltre, in omaggio all’intentio lectoris e all’inarrestabile gioco di corrispondenze che da sempre e per sempre si produrrà tra textus e textus, si propone altresì di portare all’attenzione del fruitore l’insolita quanto solida liason tra Iride e Alcesti, l’eroina euripidea sacrificatasi per amore del marito Admeto: il fine dell’autore è quello di dimostrare la perfetta coincidenza tra il sacrificio della fanciulla del mito e quello Iride, illuminando ed accomunando i due gesti estremi alla calda luce dell’agàpe classico.
2014
Comparini, Alberto
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