Puccini poeta viene pubblicato nell’anno che segna il centenario della morte di Giacomo Puccini, avvenuta a Bruxelles il 29 novembre del 1924. I centenari, sia quelli istituzionalizzati con atti amministrativi e risorse pubbliche, sia quelli che si nutrono del solo ricordo della ricorrenza, hanno il merito e il dovere di imporre un’approfondita riflessione sul lascito culturale del celebrato. Nel caso di Giacomo Puccini questo compito ha motivazioni ancora più profonde e nodi ancora avviluppati da sciogliere. Il profilo storicamente consolidatosi dopo la sua morte è oggi pervasivo e l’infaticabile lavoro di studiosi e ricercatori non ha ancora del tutto scalfito la superficialità di giudizi diffusi e persistenti. Nel 2018 la Fondazione Licia e Carlo Lodovico Ragghianti ha realizzato l’esposizione «Per sogni e per chimere». Giacomo Puccini e le arti visive. Le relazioni amicali e professionali tra Giacomo Puccini e i pittori sono state da tempo presentate e indagate. Il nucleo originario dei bohémien del lago e la sua successiva estensione a nuove partecipazioni occasionali o durature è stato oggetto di esposizioni, studi e documenti. Lo stesso coinvolgimento di alcuni di questi pittori nelle scelte artistiche degli allestimenti e nelle immaginazioni decorative delle abitazioni del Maestro è stato altrettanto investigato. I lavori di restauro del Villino Giacomo Puccini di Viareggio è probabile che accrescano di nuovi particolari questa inclinazione. La mostra del 2018 ha avuto l’originale merito di approfondire il rapporto tra Giacomo Puccini e le arti visive da una prospettiva criticamente nuova. La puntuale restituzione delle relazioni con galleristi e collezionisti, il documentato impegno personale per patrocinare i suoi apprezzati artisti, nonché le considerazioni critiche rivolte al loro lavoro, riferiscono la costante attenzione e l’espressione di un “gusto” e di un personale approccio estetico alle arti figurative, che trascende la cronaca delle amicizie e degli intrecci biografici. Nel corso del 2024 la stessa Fondazione Ragghianti ha organizzato la mostra «Qual occhio al mondo». Puccini fotografo. Il percorso espositivo era composto da novanta fotografie “scattate” dal Maestro e conservate presso l’Archivio Puccini della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini a Torre del Lago e in altri fondi. I soggetti fotografati rappresentano i luoghi abitati e vissuti da Giacomo Puccini – Abetone, Ansedonia, Chiatri e Torre del Lago – alternando scorci di paesaggi e momenti di vita familiare. Altri “scatti” accompagnano i viaggi in Egitto, a Parigi, a New York, come la passione per la fotografia segue il Maestro per un trentennio a partire dal 1894. Anche questa attività esprime un’attitudine che va oltre la tensione verso la modernità e la fascinazione suscitata dalla prodigiosa macchina, che sicuramente lo incuriosiva, e mostra la progressiva perizia nel suo uso e il perfezionamento della tecnica. La serie dei temi lascia quasi presagire in alcuni casi l’intento sequenziale del reportage e la coscienza del valore espressivo ed estetico del mezzo, che diventerà anche utile strumento di una suggestione e di un’indicazione scenografica. Il rapporto tra Giacomo Puccini e la parola è altrettanto intenso. «Scrivere musica per il teatro» – per citare l’imperativo creativo del Maestro – significa intrecciare la devozione che si deve a Euterpe con la venerazione di Calliope, Melpomene e di Polimnia e con la riverenza verso la ridente maschera di Talia. La combinazione tra musica, canto e poesia si manifesta nella ricercata corrispondenza tra la sillabazione e il ritmo contenuto nella frase con la composizione musicale e, ovviamente, viceversa. Da questo ordito scaturisce la poesia dagli aedi “omerici” ai trovatori medievali. Se, come si nota opportunamente nell’Introduzione, l’educazione ai classici latini, le filastrocche intonate con la sorella Ramelde e il ricordo natalizio di Carlo Paladini sono manifestazione di una precoce indole poetica, non si può disconoscere che l’imperativo artistico conduce il Maestro a un costante confronto creativo con i poeti.
(2024). Giacomo Puccini poeta . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/280589
Giacomo Puccini poeta
Bernardoni, Virgilio;
2024-01-01
Abstract
Puccini poeta viene pubblicato nell’anno che segna il centenario della morte di Giacomo Puccini, avvenuta a Bruxelles il 29 novembre del 1924. I centenari, sia quelli istituzionalizzati con atti amministrativi e risorse pubbliche, sia quelli che si nutrono del solo ricordo della ricorrenza, hanno il merito e il dovere di imporre un’approfondita riflessione sul lascito culturale del celebrato. Nel caso di Giacomo Puccini questo compito ha motivazioni ancora più profonde e nodi ancora avviluppati da sciogliere. Il profilo storicamente consolidatosi dopo la sua morte è oggi pervasivo e l’infaticabile lavoro di studiosi e ricercatori non ha ancora del tutto scalfito la superficialità di giudizi diffusi e persistenti. Nel 2018 la Fondazione Licia e Carlo Lodovico Ragghianti ha realizzato l’esposizione «Per sogni e per chimere». Giacomo Puccini e le arti visive. Le relazioni amicali e professionali tra Giacomo Puccini e i pittori sono state da tempo presentate e indagate. Il nucleo originario dei bohémien del lago e la sua successiva estensione a nuove partecipazioni occasionali o durature è stato oggetto di esposizioni, studi e documenti. Lo stesso coinvolgimento di alcuni di questi pittori nelle scelte artistiche degli allestimenti e nelle immaginazioni decorative delle abitazioni del Maestro è stato altrettanto investigato. I lavori di restauro del Villino Giacomo Puccini di Viareggio è probabile che accrescano di nuovi particolari questa inclinazione. La mostra del 2018 ha avuto l’originale merito di approfondire il rapporto tra Giacomo Puccini e le arti visive da una prospettiva criticamente nuova. La puntuale restituzione delle relazioni con galleristi e collezionisti, il documentato impegno personale per patrocinare i suoi apprezzati artisti, nonché le considerazioni critiche rivolte al loro lavoro, riferiscono la costante attenzione e l’espressione di un “gusto” e di un personale approccio estetico alle arti figurative, che trascende la cronaca delle amicizie e degli intrecci biografici. Nel corso del 2024 la stessa Fondazione Ragghianti ha organizzato la mostra «Qual occhio al mondo». Puccini fotografo. Il percorso espositivo era composto da novanta fotografie “scattate” dal Maestro e conservate presso l’Archivio Puccini della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini a Torre del Lago e in altri fondi. I soggetti fotografati rappresentano i luoghi abitati e vissuti da Giacomo Puccini – Abetone, Ansedonia, Chiatri e Torre del Lago – alternando scorci di paesaggi e momenti di vita familiare. Altri “scatti” accompagnano i viaggi in Egitto, a Parigi, a New York, come la passione per la fotografia segue il Maestro per un trentennio a partire dal 1894. Anche questa attività esprime un’attitudine che va oltre la tensione verso la modernità e la fascinazione suscitata dalla prodigiosa macchina, che sicuramente lo incuriosiva, e mostra la progressiva perizia nel suo uso e il perfezionamento della tecnica. La serie dei temi lascia quasi presagire in alcuni casi l’intento sequenziale del reportage e la coscienza del valore espressivo ed estetico del mezzo, che diventerà anche utile strumento di una suggestione e di un’indicazione scenografica. Il rapporto tra Giacomo Puccini e la parola è altrettanto intenso. «Scrivere musica per il teatro» – per citare l’imperativo creativo del Maestro – significa intrecciare la devozione che si deve a Euterpe con la venerazione di Calliope, Melpomene e di Polimnia e con la riverenza verso la ridente maschera di Talia. La combinazione tra musica, canto e poesia si manifesta nella ricercata corrispondenza tra la sillabazione e il ritmo contenuto nella frase con la composizione musicale e, ovviamente, viceversa. Da questo ordito scaturisce la poesia dagli aedi “omerici” ai trovatori medievali. Se, come si nota opportunamente nell’Introduzione, l’educazione ai classici latini, le filastrocche intonate con la sorella Ramelde e il ricordo natalizio di Carlo Paladini sono manifestazione di una precoce indole poetica, non si può disconoscere che l’imperativo artistico conduce il Maestro a un costante confronto creativo con i poeti.File | Dimensione del file | Formato | |
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