Lo scopo del lavoro è stato quello di esaminare il potere di “regolazione dell’offerta”, previsto nell’ambito dell’organizzazione comune dei mercati agricoli (OCM) dall’art. 166 bis e seguenti del Reg. (UE) n. 1308/2013, e affidato, sostanzialmente, alle organizzazioni dei produttori agricoli e ai consorzi di tutela dei prodotti DOP e IGP. In particolare, l’obiettivo della ricerca – dopo aver ricostruito il quadro normativo – è stato quello di verificare se tale potere possa, eventualmente, essere ricondotto ad istituti proprî del diritto pubblico dell’economia. Lo studio, quindi, ha riscontrato che, al di là della locuzione eurounitaria, si verte in una fattispecie di programmazione della produzione agroalimentare, molto simile, nel contenuto, a quella prevista nella seconda metà del XX secolo nell’ambito dei regimi di qualità dei prodotti e ritenuta, tuttavia, dall’AGCM e dalla giurisprudenza incompatibile con il quadro ordinamentale italiano così come ridisegnato dalla l. n. 287/1990. L’introduzione del potere di pianificazione ad opera del diritto dell’Unione tra le misure di politica agricola, oltre a dare una nuova (e radicalmente diversa) legittimazione normativa all’istituto in un sistema multilivello, richiede una riconsiderazione complessiva dello strumento in chiave regolamentare dei mercati e (ri)propone questioni storiche e interrogativi inediti. Il lavoro – dopo aver esaminato l’esempio francese – ha indagato, quindi, la compatibilità delle disposizioni di contenuto programmatorie con i principî in tema di governo dell’economia, sia con riferimento all’aspetto organizzativo o istituzionale, che – essenzialmente – con riguardo ai limiti costituzionali alla programmazione.
(2024). La «regolazione dell'offerta» dei prodotti dop e igp e la programmazione della produzione agroalimentare . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/286029
La «regolazione dell'offerta» dei prodotti dop e igp e la programmazione della produzione agroalimentare
Comi, Emanuele
2024-01-01
Abstract
Lo scopo del lavoro è stato quello di esaminare il potere di “regolazione dell’offerta”, previsto nell’ambito dell’organizzazione comune dei mercati agricoli (OCM) dall’art. 166 bis e seguenti del Reg. (UE) n. 1308/2013, e affidato, sostanzialmente, alle organizzazioni dei produttori agricoli e ai consorzi di tutela dei prodotti DOP e IGP. In particolare, l’obiettivo della ricerca – dopo aver ricostruito il quadro normativo – è stato quello di verificare se tale potere possa, eventualmente, essere ricondotto ad istituti proprî del diritto pubblico dell’economia. Lo studio, quindi, ha riscontrato che, al di là della locuzione eurounitaria, si verte in una fattispecie di programmazione della produzione agroalimentare, molto simile, nel contenuto, a quella prevista nella seconda metà del XX secolo nell’ambito dei regimi di qualità dei prodotti e ritenuta, tuttavia, dall’AGCM e dalla giurisprudenza incompatibile con il quadro ordinamentale italiano così come ridisegnato dalla l. n. 287/1990. L’introduzione del potere di pianificazione ad opera del diritto dell’Unione tra le misure di politica agricola, oltre a dare una nuova (e radicalmente diversa) legittimazione normativa all’istituto in un sistema multilivello, richiede una riconsiderazione complessiva dello strumento in chiave regolamentare dei mercati e (ri)propone questioni storiche e interrogativi inediti. Il lavoro – dopo aver esaminato l’esempio francese – ha indagato, quindi, la compatibilità delle disposizioni di contenuto programmatorie con i principî in tema di governo dell’economia, sia con riferimento all’aspetto organizzativo o istituzionale, che – essenzialmente – con riguardo ai limiti costituzionali alla programmazione.File | Dimensione del file | Formato | |
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