La questione salariale è in Italia al centro di parecchi sforzi di analisti, operatori e policy maker nel tentativo di trovare una soluzione migliore rispetto all’impianto contrattuale vigente. In questo saggio si analizzano le Linee Guida siglate nell’ottobre 2008 tra Confindustria da una parte e CISL e UIL dall’altra, e l’Accordo Quadro tra Associazioni Datoriali, Governo e CISL e UIL del 22 gennaio 2009, e si argomenta che l’impianto prefigurato - pur contenendo alcuni nuovi apprezzabili istituti, quali quello del tasso di inflazione atteso in sostituzione del tasso di inflazione programmato e quello dell’«elemento di garanzia retributiva» per i dipendenti non coperti dalla contrattazione decentrata - non contempla meccanismi di copertura contro i rischi di erosione del salario reale molto superiori a quelli esistenti. Ciò per effetto di una serie di clausole quali l’esclusione dal paniere dell’inflazione dell’indice dei prezzi dei beni energetici importati, il non automatico recupero del gap tra inflazione attesa e inflazione effettiva, la non chiarezza sul modo con cui il salario contrattato a livello decentrato possa essere messo al riparo dall’inflazione e infine la condizione secondo cui l’elemento di garanzia retributiva non scatterebbe in presenza di incentivi erogati unilateralmente dalle imprese. In particolare, questa condizione scoraggerebbe la diffusione della contrattazione decentrata (già di per sé poco presente), e il coinvolgimento del sindacato nella costruzione di obiettivi comuni e di un clima più cooperativo. Tutte queste condizioni sono state incorporate in un modello dinamico del salario, che è stato usato successivamente per simulare i risultati di una serie di scenari. Facendo ricorso ad un ampio spettro delle possibili evoluzioni alternative delle variabili e di alcuni parametri, i risultati indicano una variazione annuale del salario reale che oscilla tra 0 e -2%. Nel saggio si ragiona anche sull’idea che se la stabilità dei prezzi fosse elevata a bene pubblico, ossia a obiettivo condiviso dei tre soggetti della concertazione, la politica economica potrebbe svolgere un ruolo attivo e positivo nel processo di salvaguardia dei salari reali, riducendo la conflittualità tra le parti sociali. Si ragiona altresì attorno al fatto che la riproposizione sic et simpliciter della seconda parte dell’Accordo di luglio del 1993 relativa ai contenuti della contrattazione decentrata non appare convincente, alla luce dei risultati deludenti sul fronte della produttività e della competitività delle imprese italiane, e si avanza l’idea che ciò che servirebbe è un ‘Patto sociale per la produttività e la crescita’ che faccia premio sulla complementarità tra innovazione tecnologica, innovazione organizzativa e sviluppo delle competenze, ovverosia sulla triangolazione tra maggiori investimenti in ICT e maggiori investimenti intangibili nel capitale organizzativo e nello sviluppo delle competenze (cognitive, team-working e relazionali, oltre che tecniche) dei dipendenti in cambio di una moderata crescita del salario reale.
La riforma della contrattazione: una valutazione e soluzioni innovative. Un ruolo attivo per la politica economica
LEONI, Riccardo
2009-01-01
Abstract
La questione salariale è in Italia al centro di parecchi sforzi di analisti, operatori e policy maker nel tentativo di trovare una soluzione migliore rispetto all’impianto contrattuale vigente. In questo saggio si analizzano le Linee Guida siglate nell’ottobre 2008 tra Confindustria da una parte e CISL e UIL dall’altra, e l’Accordo Quadro tra Associazioni Datoriali, Governo e CISL e UIL del 22 gennaio 2009, e si argomenta che l’impianto prefigurato - pur contenendo alcuni nuovi apprezzabili istituti, quali quello del tasso di inflazione atteso in sostituzione del tasso di inflazione programmato e quello dell’«elemento di garanzia retributiva» per i dipendenti non coperti dalla contrattazione decentrata - non contempla meccanismi di copertura contro i rischi di erosione del salario reale molto superiori a quelli esistenti. Ciò per effetto di una serie di clausole quali l’esclusione dal paniere dell’inflazione dell’indice dei prezzi dei beni energetici importati, il non automatico recupero del gap tra inflazione attesa e inflazione effettiva, la non chiarezza sul modo con cui il salario contrattato a livello decentrato possa essere messo al riparo dall’inflazione e infine la condizione secondo cui l’elemento di garanzia retributiva non scatterebbe in presenza di incentivi erogati unilateralmente dalle imprese. In particolare, questa condizione scoraggerebbe la diffusione della contrattazione decentrata (già di per sé poco presente), e il coinvolgimento del sindacato nella costruzione di obiettivi comuni e di un clima più cooperativo. Tutte queste condizioni sono state incorporate in un modello dinamico del salario, che è stato usato successivamente per simulare i risultati di una serie di scenari. Facendo ricorso ad un ampio spettro delle possibili evoluzioni alternative delle variabili e di alcuni parametri, i risultati indicano una variazione annuale del salario reale che oscilla tra 0 e -2%. Nel saggio si ragiona anche sull’idea che se la stabilità dei prezzi fosse elevata a bene pubblico, ossia a obiettivo condiviso dei tre soggetti della concertazione, la politica economica potrebbe svolgere un ruolo attivo e positivo nel processo di salvaguardia dei salari reali, riducendo la conflittualità tra le parti sociali. Si ragiona altresì attorno al fatto che la riproposizione sic et simpliciter della seconda parte dell’Accordo di luglio del 1993 relativa ai contenuti della contrattazione decentrata non appare convincente, alla luce dei risultati deludenti sul fronte della produttività e della competitività delle imprese italiane, e si avanza l’idea che ciò che servirebbe è un ‘Patto sociale per la produttività e la crescita’ che faccia premio sulla complementarità tra innovazione tecnologica, innovazione organizzativa e sviluppo delle competenze, ovverosia sulla triangolazione tra maggiori investimenti in ICT e maggiori investimenti intangibili nel capitale organizzativo e nello sviluppo delle competenze (cognitive, team-working e relazionali, oltre che tecniche) dei dipendenti in cambio di una moderata crescita del salario reale.File | Dimensione del file | Formato | |
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