Unlocking the opposites, crossing the tracks, opening trajectories and recognizing, giving voice to you, new paths that already bear the footprints of others. Men and educational care are often considered as two concepts situated at the opposite poles of reflective lines that draw clear and impermeable boundaries; almost as if for a good Italian palate, pizza does not go with cappuccino. Even through the text in question, we aim to imagine new associations and give space to those who already live a supposed opposition and materialize the hypothetical contrast.

Scardinare gli opposti, incrociare i binari, aprire traiettorie e riconoscere, dandovi voce, cammini nuovi che già riportano orme di altrә. Uomini e cura educativa vengono considerati spesso come due concetti situati ai poli opposti di linee riflessive che tracciano confini netti e impermeabili; quasi come per un buon palato italiano, la pizza non si accompagna al cappuccino. Anche attraverso il testo in oggetto ci si propone di immaginare associazioni nuove e dare spazio a chi già vive una supposta contrapposizione e ne materializza l’ipotetico contrasto. Il testo si apre con la proposta di alcune note teoriche rispetto ai temi delle maschilità, lette e osservate in ottica gender sensitive, e della cura, quale specifica e comune esperienza della vita umana all’interno della quale anche gli uomini possono costruire possibilità d’azione. L’intento è quello di incrociare la letteratura esistente sul tema con gli elementi di ricerca raccolti in questo e altri lavori per dar vita a una feconda restituzione di quanto emerso nelle interviste e focus group condotti anche da autorә. Dopo aver tracciato alcune linee di riflessione sulla diade possibile maschi-cura, si procede ad analizzare un contesto – quello delle comunità educativa per minori – in cui l’azione di cura educativa è offerta a bambinә e ragazzә allontanatә dalla famiglia su disposizione dell’autorità giudiziaria. Lo spazio di intervento principale per unә professionista in comunità è lo svolgersi della quotidianità, dimensione all’interno della quale assume interesse una focalizzazione sul corpo, dell’educatorә come soggetto/strumento di cura e dell’ospite quale parte attiva nei processi di cura. La seconda parte lascia spazio alle parole dirette di uomini ingaggiati in professioni di cura che raccontano le esperienze della loro vita che li hanno aiutati a scegliere di intraprendere un lavoro a stretto contatto con lә più piccolә. Le storie, rivisitate e maneggiate artificialmente quale prodotto di sintesi, sono accompagnate da illustrazioni e disegni con lo scopo di moltiplicare i linguaggi ed esplorare nuovi codici attraverso cui proporre le narrazioni regalate dai soggetti incrociati nei nostri lavori di ricerca. Con lo stesso obiettivo, dopo le riflessioni conclusive, chiude il testo una postfazione poetica che restituisce con un linguaggio non logoico alcune suggestioni sulle metafore della cura; una chiusura che consente di tenere aperto e vivo il desiderio di proseguire a interrogarsi sui temi offerti nel testo.

(2025). Uomini (non) da bar. Un possibile già esiste . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/305008

Uomini (non) da bar. Un possibile già esiste

Ottaviano, Cristiana;
2025-01-01

Abstract

Unlocking the opposites, crossing the tracks, opening trajectories and recognizing, giving voice to you, new paths that already bear the footprints of others. Men and educational care are often considered as two concepts situated at the opposite poles of reflective lines that draw clear and impermeable boundaries; almost as if for a good Italian palate, pizza does not go with cappuccino. Even through the text in question, we aim to imagine new associations and give space to those who already live a supposed opposition and materialize the hypothetical contrast.
2025
Ottaviano, Cristiana; Schioppetti, Alberto
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