Il riferimento a Thierry Paquot e a un’urbanistica “sensoriale, partecipativa, ecologica”, che caratterizza il ciclo di Iconemi 2013, apre alla complessità del proporre, nel tempo di progetti e politiche verso una smart city, le ragioni profonde di un progetto per la città e per l’urbano. Un progetto capace di collocarsi entro il paradigma di una resilienza che unisce alla sostenibilità delle trasformazioni urbane – nelle declinazioni sociale, ambientale ed economica – la capacità di coniugare spazio e tempo, luoghi e flussi urbani, di assumere le dimensioni del temporaneo e del reversibile quali categorie legittime nella scelta urbanistica; tale approccio va rivelandosi quale forma efficace in tempo di crisi (di risorse economiche e di idee) e sovente meglio adeguata al portato storico dei luoghi. Tre temi di particolare rilievo, a parere di chi scrive, che Paquot propone per un’urbanistica “volontaria”, cioè consapevole: (i) ripensare, anche sotto il profilo giuridico, nozioni come “privato, pubblico, individuale, collettivo attraverso degli studi comparati sugli usi dei territori urbani; (ii) elaborare progetti urbani che partano, prima di tutto, dalla condizione degli abitanti e dei luoghi, senza volere applicare, a qualsiasi costo, una ricetta già applicata altrove; (iii) nel processo decisionale bisogna dedicare un tempo incomprimibile alla parola scambiata, un approccio ecologico che non può che rivelarsi fecondo per la maieutica del progetto. Il fermento intorno alle politiche urbane e ai temi progettuali legati a smart city rappresenta un’occasione straordinaria per alimentare il dibattito intorno alla città, a quale città, per quali cittadini, per quale concetto di qualità urbana. Una città di amministratori, ricercatori e addetti ai lavori che elaborano idee e azioni per un rinnovamento urbano e una nuova governance (in chiave “smart”); cittadini che si misurano con una pervasiva presenza di strumenti tecnologici e applicazioni atte a programmare e controllare e il proprio stare nello spazio e nel tempo; comunità che si confrontano su prospettive di partecipazione attiva e, ancora, nuove forme di governance capaci di reinterpretare il rapporto tra cittadini, istituzioni e beni comuni.
Iconemi 2013: alla scoperta dei paesaggi bergamaschi
ADOBATI, Fulvio;
2014-01-01
Abstract
Il riferimento a Thierry Paquot e a un’urbanistica “sensoriale, partecipativa, ecologica”, che caratterizza il ciclo di Iconemi 2013, apre alla complessità del proporre, nel tempo di progetti e politiche verso una smart city, le ragioni profonde di un progetto per la città e per l’urbano. Un progetto capace di collocarsi entro il paradigma di una resilienza che unisce alla sostenibilità delle trasformazioni urbane – nelle declinazioni sociale, ambientale ed economica – la capacità di coniugare spazio e tempo, luoghi e flussi urbani, di assumere le dimensioni del temporaneo e del reversibile quali categorie legittime nella scelta urbanistica; tale approccio va rivelandosi quale forma efficace in tempo di crisi (di risorse economiche e di idee) e sovente meglio adeguata al portato storico dei luoghi. Tre temi di particolare rilievo, a parere di chi scrive, che Paquot propone per un’urbanistica “volontaria”, cioè consapevole: (i) ripensare, anche sotto il profilo giuridico, nozioni come “privato, pubblico, individuale, collettivo attraverso degli studi comparati sugli usi dei territori urbani; (ii) elaborare progetti urbani che partano, prima di tutto, dalla condizione degli abitanti e dei luoghi, senza volere applicare, a qualsiasi costo, una ricetta già applicata altrove; (iii) nel processo decisionale bisogna dedicare un tempo incomprimibile alla parola scambiata, un approccio ecologico che non può che rivelarsi fecondo per la maieutica del progetto. Il fermento intorno alle politiche urbane e ai temi progettuali legati a smart city rappresenta un’occasione straordinaria per alimentare il dibattito intorno alla città, a quale città, per quali cittadini, per quale concetto di qualità urbana. Una città di amministratori, ricercatori e addetti ai lavori che elaborano idee e azioni per un rinnovamento urbano e una nuova governance (in chiave “smart”); cittadini che si misurano con una pervasiva presenza di strumenti tecnologici e applicazioni atte a programmare e controllare e il proprio stare nello spazio e nel tempo; comunità che si confrontano su prospettive di partecipazione attiva e, ancora, nuove forme di governance capaci di reinterpretare il rapporto tra cittadini, istituzioni e beni comuni.File | Dimensione del file | Formato | |
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