Giovan Battista Manso è stata una figura centrale all’interno del contesto culturale napoletano tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, noto alle cronache letterarie per essere stato amico e protettore dei due maggiori poeti italiani attivi in quegli anni, Torquato Tasso e Giovan Battista Marino, dei quali divenne biografo. La parabola del Manso è qui ripercorsa nella sua estensione e complessità, facendo luce sugli aspetti di maggiore interesse, dalle ampie relazioni intessute con scrittori di varia estrazione (oltre ai già nominati Tasso e Marino, Basile, Pignatelli, Beni, Galilei, Grillo, Loredano, Imperiale, Milton) al fondamentale ruolo svolto, in qualità di principe, nel sodalizio meridionale di primo Seicento più prestigioso e autorevole, l’Accademia degli Oziosi. Si è inteso poi vagliare capillarmente la sua attività letteraria, focalizzandosi tanto sulle opere più note e celebrate, come la "Vita di Torquato Tasso", quanto su quelle in ombra, i dodici dialoghi dell’"Erocallia", otto dei quali impreziositi dagli argomenti del Marino, e le "Poesie nomiche", silloge che impone una lettura del “canzoniere” in direzione etico-morale, deviando così dalle formule più consuete della lirica post-mariniana. Collateralmente all’indagine condotta sulla vita e sugli scritti del Manso, nelle tre sezioni di cui si compone il volume si è tracciato un percorso attraverso alcuni aspetti della letteratura napoletana della prima metà del secolo XVII, esaminando, in particolare, le tendenze della poesia lirica, i cui tanti interpreti rispondono a sollecitazioni eterogenee, e la ricezione dell’opera di Tasso (e del suo modello etico e intellettuale) negli ambienti accademici napoletani. In appendice al volume sono pubblicati documenti, soprattutto di carattere epistolare, relativi al Manso e alla sua cerchia di corrispondenti.

Giovan Battista Manso e la cultura letteraria a Napoli nel primo Seicento: Tasso, Marino, gli Oziosi

RIGA, Pietro Giulio
2015-01-01

Abstract

Giovan Battista Manso è stata una figura centrale all’interno del contesto culturale napoletano tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, noto alle cronache letterarie per essere stato amico e protettore dei due maggiori poeti italiani attivi in quegli anni, Torquato Tasso e Giovan Battista Marino, dei quali divenne biografo. La parabola del Manso è qui ripercorsa nella sua estensione e complessità, facendo luce sugli aspetti di maggiore interesse, dalle ampie relazioni intessute con scrittori di varia estrazione (oltre ai già nominati Tasso e Marino, Basile, Pignatelli, Beni, Galilei, Grillo, Loredano, Imperiale, Milton) al fondamentale ruolo svolto, in qualità di principe, nel sodalizio meridionale di primo Seicento più prestigioso e autorevole, l’Accademia degli Oziosi. Si è inteso poi vagliare capillarmente la sua attività letteraria, focalizzandosi tanto sulle opere più note e celebrate, come la "Vita di Torquato Tasso", quanto su quelle in ombra, i dodici dialoghi dell’"Erocallia", otto dei quali impreziositi dagli argomenti del Marino, e le "Poesie nomiche", silloge che impone una lettura del “canzoniere” in direzione etico-morale, deviando così dalle formule più consuete della lirica post-mariniana. Collateralmente all’indagine condotta sulla vita e sugli scritti del Manso, nelle tre sezioni di cui si compone il volume si è tracciato un percorso attraverso alcuni aspetti della letteratura napoletana della prima metà del secolo XVII, esaminando, in particolare, le tendenze della poesia lirica, i cui tanti interpreti rispondono a sollecitazioni eterogenee, e la ricezione dell’opera di Tasso (e del suo modello etico e intellettuale) negli ambienti accademici napoletani. In appendice al volume sono pubblicati documenti, soprattutto di carattere epistolare, relativi al Manso e alla sua cerchia di corrispondenti.
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2015
Riga, Pietro Giulio
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