Una guida alle genealogie del racconto contemporaneo sarebbe simile alla cartina idrografica di un continente: la rete di fiumi, canali e torrenti, con i travasi di affluenti e le biforcazioni, tra percorsi che si risolvono in spazi vastissimi o nel giro di pochi chilometri, sarebbe una buona metafora di quanto gli autori di racconti si muovano nello spazio della finzione allacciando, connettendo, biforcando o inaugurando percorsi. La vitalità del genere, con le sue declinazioni, la sua diffusione, la sua storia (se è possibile scriverne una), è un campo d’indagine che merita lo sforzo della critica per averne una migliore definizione e una visione nitida. Il racconto è un genere che si presta a una conoscenza atomistica, basata su pochi autori canonici, vissuta come una vacanza o un’evasione rispetto ai generi ‘maggiori’. L’atteggiamento scientifico presuppone, invece, uno studio articolato secondo categorie storiche, geografiche, linguistiche e narrative. Lo scopo è giungere a una comprensione del genere come flusso di testi che condividono non solo aspetti formali ma anche un orizzonte storico ed estetico. Ogni racconto, si suppone, è debitore di una tradizione o di un filone: è perciò necessario arrivare a vedere cosa c’è dietro un racconto, a quale contesto fa riferimento, quali contributi apporta, o meglio – per non ridurre il testo a un sistema di entrate e uscite – cercare di vedere da quale alchimia di spunti e intuizioni si forma. La necessità di ricostruire il contesto ha ispirato la Giornata di studi che abbiamo intitolato Genealogie del racconto contemporaneo, tenutasi all’Università di Bergamo nell’aprile del 2016 e presieduta dalla Professoressa Nunzia Palmieri, in continuità con la Giornata di studi precedente, Racconto italiano contemporaneo: percorsi, forme e letture, del febbraio 2015 .
Genealogie del racconto
RACCIS, Giacomo;
2017-03-01
Abstract
Una guida alle genealogie del racconto contemporaneo sarebbe simile alla cartina idrografica di un continente: la rete di fiumi, canali e torrenti, con i travasi di affluenti e le biforcazioni, tra percorsi che si risolvono in spazi vastissimi o nel giro di pochi chilometri, sarebbe una buona metafora di quanto gli autori di racconti si muovano nello spazio della finzione allacciando, connettendo, biforcando o inaugurando percorsi. La vitalità del genere, con le sue declinazioni, la sua diffusione, la sua storia (se è possibile scriverne una), è un campo d’indagine che merita lo sforzo della critica per averne una migliore definizione e una visione nitida. Il racconto è un genere che si presta a una conoscenza atomistica, basata su pochi autori canonici, vissuta come una vacanza o un’evasione rispetto ai generi ‘maggiori’. L’atteggiamento scientifico presuppone, invece, uno studio articolato secondo categorie storiche, geografiche, linguistiche e narrative. Lo scopo è giungere a una comprensione del genere come flusso di testi che condividono non solo aspetti formali ma anche un orizzonte storico ed estetico. Ogni racconto, si suppone, è debitore di una tradizione o di un filone: è perciò necessario arrivare a vedere cosa c’è dietro un racconto, a quale contesto fa riferimento, quali contributi apporta, o meglio – per non ridurre il testo a un sistema di entrate e uscite – cercare di vedere da quale alchimia di spunti e intuizioni si forma. La necessità di ricostruire il contesto ha ispirato la Giornata di studi che abbiamo intitolato Genealogie del racconto contemporaneo, tenutasi all’Università di Bergamo nell’aprile del 2016 e presieduta dalla Professoressa Nunzia Palmieri, in continuità con la Giornata di studi precedente, Racconto italiano contemporaneo: percorsi, forme e letture, del febbraio 2015 .File | Dimensione del file | Formato | |
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