Ancora oggi risulta complesso ascrivere il progetto della Kunstreligion abbracciata da Wackenroder e Tieck a una visione “cattolicheggiante” che Goethe, ispirandosi al titolo dell’opera scaturita dalla loro collaborazione, definì sprezzantemente “klosterbrudisieren” o, al contrario, a una vocazione laica, di stampo tardo-illuminista, che valorizza l’arte figurativa come medium di un rapporto immanente tra il mondo invisibile e quello umano della creazione. Alcune posizioni politiche dei due autori, che emergono in modo “soffuso” dal carteggio del 1792-1793 e dai Resoconti del viaggio in Franconia fanno propendere per questa seconda tesi, sebbene Wackenroder resti affascinato dalla liturgia cattolica e dalla contrizione mostrata dai credenti nel duomo della cattolicissima Bamberga. Per sciogliere questo dilemma si vuole suggerire che, da alcuni indizi emersi durante una lettura più ravvicinata delle opere dei due scrittori, l’attenzione per il Rinascimento non si sia circoscritta a una trasmissione di valori utili a sviluppare una particolare forma di estetica che distingue la Frühromantik di Berlino, modellata intorno all’arte figurativa di Raffaello e di Dürer, da quella di letterario-filosofica di Jena dei fratelli Schlegel, ma abbia favorito l’attenzione per il pensiero stoico emerso dall’umanesimo tardo cinquecentesco. Questa vede un faro luminoso nel pensiero di Justus Lipsius, noto autore del De constantia (1584), che propose di ripensare al rapporto tra “virtus” e “fortuna” per fronteggiare un momento calamitoso per l’Europa, travolta dalle tensioni tra cattolici spagnoli e protestanti dei Paesi Bassi. Di questa fase tragica della storia d’Occidente si può trovare un analogon nella cultura politica post-rivoluzionaria della fine del Settecento. Gerhard Sauder ha osservato che i principi della Stoa sono stati assorbiti nel pensiero etico del tardo Illuminismo in modo “abbreviato” e si sono mimetizzati nella discussione sulla Empfindsamkeit post-aristotelica. La mutazione della prospettiva classicista winckelmanniana riferita all’ apprezzamento per le virtù etiche dell’eroismo maschile (Laocoonte) avviene grazie alla descrizione artistica del soggetto pittorico sacro, che assume i tratti della compostezza contemplativa delle Madonne di Raffaello, in cui domina un’apatia presaga del sacrificio del figlio per la salvezza dell’umanità.
(2017). L'intreccio di Classicismo ed esperienza tardo-illuminista nella riflessione sull'arte di Wilhelm Heinrich Wackenroder e di Ludwig Tieck . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/106094
L'intreccio di Classicismo ed esperienza tardo-illuminista nella riflessione sull'arte di Wilhelm Heinrich Wackenroder e di Ludwig Tieck
AGAZZI, Elena
2017-01-01
Abstract
Ancora oggi risulta complesso ascrivere il progetto della Kunstreligion abbracciata da Wackenroder e Tieck a una visione “cattolicheggiante” che Goethe, ispirandosi al titolo dell’opera scaturita dalla loro collaborazione, definì sprezzantemente “klosterbrudisieren” o, al contrario, a una vocazione laica, di stampo tardo-illuminista, che valorizza l’arte figurativa come medium di un rapporto immanente tra il mondo invisibile e quello umano della creazione. Alcune posizioni politiche dei due autori, che emergono in modo “soffuso” dal carteggio del 1792-1793 e dai Resoconti del viaggio in Franconia fanno propendere per questa seconda tesi, sebbene Wackenroder resti affascinato dalla liturgia cattolica e dalla contrizione mostrata dai credenti nel duomo della cattolicissima Bamberga. Per sciogliere questo dilemma si vuole suggerire che, da alcuni indizi emersi durante una lettura più ravvicinata delle opere dei due scrittori, l’attenzione per il Rinascimento non si sia circoscritta a una trasmissione di valori utili a sviluppare una particolare forma di estetica che distingue la Frühromantik di Berlino, modellata intorno all’arte figurativa di Raffaello e di Dürer, da quella di letterario-filosofica di Jena dei fratelli Schlegel, ma abbia favorito l’attenzione per il pensiero stoico emerso dall’umanesimo tardo cinquecentesco. Questa vede un faro luminoso nel pensiero di Justus Lipsius, noto autore del De constantia (1584), che propose di ripensare al rapporto tra “virtus” e “fortuna” per fronteggiare un momento calamitoso per l’Europa, travolta dalle tensioni tra cattolici spagnoli e protestanti dei Paesi Bassi. Di questa fase tragica della storia d’Occidente si può trovare un analogon nella cultura politica post-rivoluzionaria della fine del Settecento. Gerhard Sauder ha osservato che i principi della Stoa sono stati assorbiti nel pensiero etico del tardo Illuminismo in modo “abbreviato” e si sono mimetizzati nella discussione sulla Empfindsamkeit post-aristotelica. La mutazione della prospettiva classicista winckelmanniana riferita all’ apprezzamento per le virtù etiche dell’eroismo maschile (Laocoonte) avviene grazie alla descrizione artistica del soggetto pittorico sacro, che assume i tratti della compostezza contemplativa delle Madonne di Raffaello, in cui domina un’apatia presaga del sacrificio del figlio per la salvezza dell’umanità.File | Dimensione del file | Formato | |
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